23 Giugno 2020 - 11.41

Fase 3, lo smart working gonfia di 130milioni di euro la spesa domestica

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“Lo smart working ci ha salvato. O meglio ha salvato molte imprese, nonché una miriade di realtà di vicinato dell’agroalimentare, punto di riferimento e di socializzazione per i cittadini. È un dato di fatto che il settore food, nel periodo di chiusura “totale” abbia visto impennare le richieste, anche per effetto dell’aumento significativo di persone costrette a casa. Provetti cuochi o meno, quasi tutti si sono cimentati in sperimentazioni culinarie, contribuendo ad incrementare i consumi”. Con queste parole il presidente provinciale di Coldiretti Vicenza, Martino Cerantola, commenta i dati resi noti oggi da Coldiretti, da cui emerge che lo smart working gonfia di 10 miliardi di euro la spesa alimentare domestica degli italiani nel 2020, per effetto del maggior tempo fra le mura di casa anche per i timori ancora diffusi sulla sicurezza dei pasti in bar, ristoranti e pizzerie. Il dato è frutto di un’analisi della Coldiretti che, sulla base dei dati Ismea, evidenzia un aumento del 6% del valore dei consumi domestici durante l’anno, in controtendenza con l’andamento generale di tutti gli indicatori economici. Una quantità che, secondo le stime di Coldiretti Vicenza, nel territorio potrebbe attestarsi attorno ai 130milioni di euro in più per la spesa domestica agroalimentare.

“Un trend in crescita nel corso dell’anno – sottolinea Cerantola – dopo che il lockdown ha profondamente modificato le abitudini di spesa delle famiglie, sia per quanto riguarda i canali di approvvigionamento con il graduale spostamenti verso botteghe e piccoli negozi, sia per quanto concerne i cibi da acquistare per colazioni e pranzi a casa, anziché al bar o al ristorante”.

I consumi sono mutati in modo significativo. “Lo smart working – aggiunge il direttore di Coldiretti Vicenza, Cesare Magalini – ha spostato fra le mura domestiche tutti gli intervalli del tradizionale orario di lavoro, con la necessità di organizzarsi a casa, magari anche per gli aperitivi di fine giornata. Infatti, si registra un +14% degli acquisti al dettaglio di latte UHT +29% per le mozzarelle, +14% pasta, +18% riso, +18% prosciutto crudo, +16% salame, +14% frutta fresca, +21% salse e passate di pomodoro, +23% uova, nei primi cinque mesi dell’anno. Con la fine delle limitazioni agli spostamenti l’effetto “scorta” legato ai timori ingiustificati sugli approvvigionamenti si è progressivamente affievolito, ma è rimasta la spinta sugli acquisti domestici che segnala nuove abitudini di spesa e di vita”.

Una situazione che sta rivoluzionando anche gli equilibri all’interno delle filiere produttive con i consumi alimentari fuori casa in bar, ristoranti e pizzerie dove la spesa registra nel 2020 un drammatico crollo per un valore di 34 miliardi di euro. Una drastica riduzione dell’attività che pesa sulla vendita di molti prodotti agroalimentari, dal vino alla birra, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura ma anche su salumi e formaggi di alta qualità che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco.

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