1 Giugno 2020 - 16.57

Essere mamma ai tempi del Coronavirus: una bancaria con 4 figli

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di Natascha Baratto

Abbandonati a se stessi durante la pandemia, con aiuti a volte impossibili da utilizzare, sono stati i genitori. Mentre le aziende richiedevano presenza, online o fisica, i figli erano a casa, con compiti da eseguire, video-lezioni da seguire e bisogni da soddisfare. I nonni, per coloro che li hanno, non potevano essere molto d’aiuto in quanto soggetti deboli per il virus e gli aiuti statali, congedo e bonus baby-sitting, si sono a volte rivelati impossibili da utilizzare.

Maria Rosaria Bonanni, detta Mary, è bancaria e ha quattro figli: Francesco, 13 anni, Cecilia, 10 anni, Nicolò, 8 anni, e Sofia, 7 anni.

Come sei riuscita a conciliare lavoro e figli?

“Dal 23 febbraio i miei figli sono stati con la baby sitter, per tutelare i nonni. Il 5 marzo, visto che la mia banca doveva ancora fare le pratiche per lo smart-working ho preso cinque giorni di congedo. Poi ho iniziato a lavorare da casa. Avendo il giardino sono riuscita a conciliare il tutto: mentre io lavoravo i figli piccoli correvano e giocavano, mentre i grandi seguivano le video-lezioni. Dal 27 aprile io sono rientrata al lavoro e mio marito è in cassa integrazione metà giornata: le tre ore che servono perché io rientri vengono coperte nuovamente dalla baby sitter”.

Ti sono serviti gli aiuti dati dallo Stato?

“Sono veramente arrabbiata su questo punto. Avendo beneficiato dei 5 giorni di congedo, non ho potuto accedere al bonus baby-sitting, nemmeno alla seconda rata. Ho chiesto più volte di rinunciare a quei giorni per accedere, ma non è possibile. Se volessi potrei accedere nuovamente al congedo, ma la banca come reagirebbe a una scelta di questo tipo? Non posso permettermi di chiedere ulteriore comprensione. Non ho potuto accedere nemmeno ai buoni spesa perché il Comune di Vicenza ha messo come limite i mille euro in conto a fine marzo e io a quella data avevo appena avuto l’accredito dello stipendio. Ho scritto una lettera al presidente Zaia, sperando che qualcosa si muovesse, ma sono rimasta senza risposte”.

Avevate tutti gli strumenti utili per far seguire la didattica a distanza ai tuoi figli?

“I computer sono stati un incubo: io avevo il computer del lavoro, mio marito invece usava il computer di casa per lavorare. Quindi abbiamo chiesto ad amici in prestito un computer per Francesco, che ogni giorno seguiva video-lezioni e faceva i compiti online. Da venti giorni la scuola c’ha dato un computer in comodato d’uso gratuito, così siamo riusciti a gestire un po’ di più. Ammetto però che Cecilia, che doveva seguire due ore alla settimana facoltative, spesso non ha partecipato perché non c’era un computer a disposizione. E poi, essendo senza scanner, ho dovuto fare le foto dei compiti, trasformarle in pdf, caricarle sul registro e scrivere le note sullo svolgimento. Quarantacinque minuti al giorno, ogni giorno, le ho impiegate per inviare i compiti: un incubo, in cui mi sono ritrovata ad essere insegnante dei miei quattro figli”.

Qual è stata la reazione dei tuoi figli all’isolamento forzato?

“La fortuna è stata che loro sono molto legati e si vogliono bene. Si sono aiutati molto: Cecilia si metteva a fianco di Sofia per aiutarla nei compiti quando io dovevo lavorare e poi giocavano insieme. Sofia però, la più piccola, ha avuto delle regressioni, sembra tornata alla materna. Di notte andava a dormire nei letti dei fratelli e io la trovavo da una parte o dall’altra”.

La tua difficoltà maggiore qual è stata?

“Il carico mentale: da una parte il lavoro che è aumentato, a causa delle sospensione dei mutui, degli anticipi di cassa integrazione, dei finanziamenti per le imprese e i liberi professionisti, dall’altra il dover aiutare i figli con la scuola, assisterli nei compiti e tutto il lavoro conseguente nel spedirgli agli insegnanti. Sono devastata”.

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