5 Maggio 2020 - 10.04

Essere mamma ai tempi del coronavirus: Elisa Marchetti

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A chiudere in primis per il Coronavirus sono state le scuole, di qualsiasi livello. Dal nido all’Università, tutte le aule hanno spento la luce, lasciando ai genitori i fanciulli. Quelli più grandi e autonomi si sono ritrovati con molto tempo a disposizione e la possibilità di studiare da casa, quelli più piccoli invece sono diventati di “gestione” solamente genitoriale. Mamme e papà che lavorano, che si affidavano alla scuola, ai nonni, ad altri genitori, ora si ritrovano a dover gestire il lavoro e i bambini. Sebbene per molte aziende lo smart – work sia diventata la modalità per evitare i contagi e agevolare i genitori, le difficoltà che insorgono nello stare davanti un computer e nel contempo gestire figli di diverse età sono molte. A raccontarlo sono molte mamme vicentine, che hanno uno o più figli, che lavorano a casa o scappano in studio quando riescono. Come si può gestire il tutto?

Elisa Marchetti è contract specialist all’interno della Caserma Ederle, in smart-work dal 12 marzo mentre il suo compagno si reca sempre al lavoro. Suo figlio, Giovanni, ha 5 anni e mezzo ed è, o era, all’ultimo anno della scuola dell’infanzia.

Qual è la difficoltà maggiore di questa quarantena?

“Dover gestire Giovanni a casa tutto il giorno, da sola, mentre devo lavorare”

Che cosa fai fare a tuo figlio mentre tu lavori?

“Soprattutto gioco libero. All’inizio si occupava con qualche lavoretto suggerito dalle maestre della scuola, ma ora non ne ha voglia e preferisce giocare con le sue cose”.

C’è qualcosa che manca a Giovanni in questo periodo? Come lo vedi?

“Lo vedo sereno, dorme e mangia tranquillamente. Ma si nota la mancanza di socialità, di esperienza che solo la scuola può dare. Aveva una classe bellissima, che a settembre verrà separata dall’inizio delle elementari: purtroppo non saranno tutti nella stessa scuola e quindi non avranno più modo di vivere l’esperienza insieme, anche di preparazione”.

A te come mamma cosa preoccupa?

“Giovanni finisce la scuola dell’infanzia senza finirla. Non concluderà un ciclo che secondo me è essenziale nella crescita. Si sta abituando a questa nuova condizione: all’inizio chiedeva dei compagni, ora non più. E non so come farò in estate: il mio obiettivo è fare smart-work fino a fine giugno. Per fortuna sta funzionando bene e i capi ne son felici, ma se poi non ci saranno i centri estivi dovrò rassegnarmi a chiedere aiuto ai nonni e coadiuvarli con una baby sitter”

C’è qualcosa che secondo te lo Stato poteva fare per aiutare le mamme?

“Voglio sperare che abbiano dato tutto ciò che potevano dare, ma io sono fortunata, non posso lamentarmi”.

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