18 Novembre 2020 - 9.37

Emergenza Covid, meglio un Natale di festa o un Natale in sicurezza?

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Trovo surreale che nella situazione in cui si trova il nostro Paese, con una realtà quotidiana fatta di immagini di pazienti attaccati ai respiratori nelle barelle in attesa di un letto, di colonne di ambulanze ferme davanti ai pronto soccorso, di malati di covid abbandonati e trovati morti nei bagni, di una sanità sull’orlo del collasso con decessi in crescita esponenziale, si trovi il tempo, ma io dico anche il coraggio, di mettersi a discutere di come si potrà passare il Natale. Io credo si tratti di una questione non solo di etica, ma anche e semplicemente di “decenza”.Ma come si fa in questi frangenti aprire una discussione pubblica su domande del tipo: Come si potrà fare il pranzo di Natale ed il cenone di Capodanno? In quanti potremo essere? Dovremo essere solo fra noi di famiglia oppure potremo invitare anche parenti e amici? Ed i nonni potranno essere della partita? Ci saranno i regali? E se sì potremo andare nei Centri commerciali nel periodo prima delle Feste a comperare l’Iphone 12, la borsetta o il capo griffato, la playstation, lo champagne?Vi sembra fantascienza? Lo credevo anch’io, ma provate a navigare un po’ in Rete, e troverete che al problema si sono “applicati” un po’ tutti, dalle grandi testate giornalistiche a quasi tutti i media.Viste queste ansie degli italiani, qualcuno dalle stanze del potere fa trapelare che, se la curva dei contagi dovesse calare, si potrebbe pensare a qualche allentamento delle prescrizioni per consentire di “santificare” la festa, in senso ovviamente consumistico.E che si cerchi il messaggio rassicurante lo prova la risposta da parte del premier Conte alla lettera di un bambino di 5 anni in cui il frugolo spiegava di essere preoccupato per Babbo Natale, per cui gli chiedeva se si può fare una autocertificazione speciale per consentirgli di consegnare i doni a tutti i bambini del mondo.A stupire non è il contenuto della risposta del premier, peraltro ben studiata, ma il fatto stesso che abbia sentito il bisogno di rispondere sul “tema Natale”, nel mentre stava emanando provvedimenti sempre più restrittivi per fermare il contagio. Un’ iniziativa, come accennato, che si inserisce in pieno nel tentativo di parte della politica di mandare un messaggio rassicurante agli italiani, del tipo “Se sarete bravi a rispettare le ultime limitazioni, vedrete che a Natale vi premieremo consentendovi di trovarvi attorno ad un tavolo, magari senza coprifuoco”.Tutto questo mette a nudo un Paese che non ha ancora ben messo a fuoco la tragedia che sta vivendo, e che preferisce cercare di rimuoverla pensando al panettone ed al pandoro. Un Paese che non ha ancora ben chiaro che il Covid-19 rappresenta un evento epocale da cui non si può tornare indietro. Un evento che segna inesorabilmente un “prima” ed un “dopo”, e nell’epoca post Covid sarà necessario rivedere molti schemi e paradigmi che hanno finora funzionato assicurando benessere e pace sociale.In tutto questo non c’entra il Natale?Certo che c’entra, ma non nell’accezione in cui lo abbiamo vissuto fino ad ora.In altre parole c’è il rischio che i prossimi Natale e Capodanno siano vissuti come un momento “catartico”, “liberatorio”, dopo la stretta che ci viene adesso imposta.Un momento in cui lasciarsi andare ai consumi, alle frequentazioni, alle feste. Un po’ quello che è successo a maggio dopo i mesi di lockdown, in cui tutta l’attenzione si è spostata sul mare, sulle ferie estive, sulle discoteche, sul Ferragosto, e che ha portato ad una recrudescenza del virus, malgrado gli allarmi di tanti virologi, ovviamente inascoltati. In altre parole sarebbe ben triste se per un cenone o una sciata, a gennaio ci trovassimo ad affrontare una terza ondata, con nuove chiusure e limitazioni.Io penso che questa ansia di divertimento costi quel che costi sia il segnale di una certa decadenza di un popolo.In fondo la storia romana ci mostra un simile processo. Finchè funzionò la “virtus” repubblicana, fatta essenzialmente di frugalità, Roma fu in grado di espandersi e creare un impero, che però finì per degenerare nella rilassatezza dei costumi, nel “panem et circenses”, nell’edonismo più sfrenato, e arrivò così alla fine.Questa decadenza non è solo degli italiani, ma coinvolge un po’ tutto l’Occidente. Sono passati 75 anni dalla fine dell’ultima grande guerra combattuta in Europa, ed è venuta meno la generazione che ha visto le devastazioni, i lutti, la fame.Quella generazione che seppe uscire dalla miseria grazie ad un grande spirito di sacrificio, alle rinunce, accompagnate però da una grande fiducia nel domani.Poi è arrivato il consumismo, che ha imposto i suoi valori, il suo modello di vita, che io non condanno né combatto, perchè ha portato anche un benessere diffuso. Rilevo solo che ha fatto dimenticare alla gente la vera essenza della vita, che non può essere ridotta al mero divertimento e ai beni materiali.Non sono un cultore di ideologie comuniste o pauperiste, e sono anzi convinto che quando è possibile non abbia alcun senso rinunciare ai piaceri ed alle gioie della vita.Ma appunto quando è possibile, e questo non è quel momento.Questo è il momento in cui una società adulta e matura prende coscienza che la pandemia esige responsabilità, individuale e collettiva, e quindi comportamenti adeguati alla situazione.Fra questi sicuramente c’è la rinuncia per un certo periodo di tempo al proprio livello di piacere e soddisfazione edonistica. Lo sanno bene le persone più avanti nell’età, per le quali non è facile accettare l’idea di essere costretti a vivere le ultime stagioni della propria esistenza in un clima angosciante come quello di questi giorni, rinunciando anche a rapporti umani fondamentali come quelli con figli e nipoti. Oltre a tutto un giovane ha la ragionevole certezza di avere molti altri Natale davanti a sè; un anziano no. Quindi anche se le prossime festività dovessero essere meno festose del solito, con minori occasioni di incontro, con meno brindisi, meno tavolate, meno festeggiamenti sotto l’albero, meno tombole, basta farsene una ragione.Nella consapevolezza che passare un Natale 2020 più sobrio e più intimo, può essere utile per porre le basi per un Natale 2021 da vivere con la solita convivialità, e con l’intensità e l’allegria che tutti auspichiamo.

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