15 Giugno 2017 - 9.50

EDITORIALE – Vicenza, la cacca Usa, l’ira funesta di Bulgarini e quelle scuse mai arrivate

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di Stefano Diceopoli

Lo so, quando la natura chiama non sempre è facile trattenersi. Posso capire che nella notte fra venerdì e sabato scorsi, il “soldato Ryan”, eroico militare di uno dei più potenti eserciti del mondo sia stato vinto dallo stimolo e non abbia saputo trattenersi, abbia cercato un bar aperto dopo le undici di sera e si sia trovato più isolato che nelle sabbie dell’Iraq o negli altipiani dell’Afghanistan. Posso anche capire che abbia cercato un posto nascosto e un po’ isolato. Ma insomma, andare a lasciare il suo ricordo marrone dentro la Loggia del Capitaniato, quello lo capisco un po’ meno. Avrà pur visto che sopra la sua testa sventolavano non una, ma ben tre bandiere, avrà capito che quello era un edificio pubblico. Tant’è, l’ha fatta e non contento si è accanito sui modellini di nave messi in mostra dai Marinai d’Italia, aggiungendo sfregio a offesa.
Apriti cielo! Lesa maestà, i marinai indignati, la municipalità colpita nei suoi simboli più sacri, la solita difficile convivenza con questi ragazzotti cresciuti ad hamburger e birra nella desolazione dell’Ohio che hanno visto nell’ingresso nell’esercito una valida alternativa ai 20 mila dollari che può costare una buona università dopo il diploma. Per giorni il sindaco Achille Variati e il suo vice, Bulgarini, hanno sollecitato e aspettato un cenno dai vertici americani in Italia. Niente. E ieri mattina Jacopo Bulgarini ha ritrovato la sua vis polemica e si è affidato a Facebook per lanciare un paio di strali di quelli giusti. “Dite semplicemente Sorry” era il messaggio del vicesindaco.
In serata, con soddisfazione, sono state diffuse le lettere del Console Generale degli Stati Uniti in Italia e quella del comandante della guarnigione Usa a Vicenza. Bene? Insomma… Quella famosa parolina magica, quel semplice Sorry, non si legge da nessuna parte. Il console Philip T. Reeker mostra “costernazione” per un atto che ha colpito simboli cari alla comunità vicentina, assicura cooperazione, è “ben consapevole” del rammarico e si lancia in un pistolotto sulla Grande Guerra, citando un novantanovesimo anniversario della fine della guerra anziché su un centenario che tutti stanno festeggiando. Scuse? Non direi…
Beh, allora ci avrà pensato il colonnello Steven Marks, comandante della guarnigione Usag Italia, direte voi. E invece no: “L’incidente è deplorevole”, certo, “tutto ciò che danneggia Vicenza, danneggia anche noi”, i vertici dell’esercito condannano “comportamenti distruttivi e irresponsabili”, “abbiamo piena fiducia nel sistema giudiziario italiano”. Scuse? Non direi.
A questo punto l’incidente è risolto, tutti avanti come se nulla fosse, fino alla prossima. Senza dimenticare che di tanto in tanto questi nostri ospiti danno di matto, si ubriacano alla grande e in passato abbiamo visto come possano essere violenti. Certo non si può fare di tutta l’erba un fascio, il soldato Gray, condannato per più episodi di violenza sessuale è sicuramente un caso isolato e non sarebbe giusto generalizzare. Ma il caso più recente ha mostrato qualcosa di diverso: chiedere scusa, davvero, può essere molto Hard, molto difficile.

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