11 Luglio 2017 - 15.31

EDITORIALE – Ale Moretti ed il nuovo “asse” nel Pd (da stiro)

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di Stefano Diceopoli

Ho riflettuto a lungo dopo aver visto la fotografia di Alessandra Moretti, chiedendomi se abbia fatto più male che bene la sua pubblicazione. Ho letto tutti i commenti, compresi quelli che suggerivano di abbassare l’asse da stiro per evitare dolorose conseguenze, quelli che esprimevano semplice e normale apprezzamento e per finire quelli che attaccavano duramente l’esponente regionale del Pd.  Una prima linea di ragionamento va tracciata. Alessandra Moretti non è certo la prima donna ad essere impegnata in politica, anzi è l’ultima esponente di un percorso che – pensando solo alla Repubblica post-bellica – passa attraverso figure come quella di Nilde Iotti, di Tina Merlin, Tina Anselmi, per arrivare a Emma Bonino o a Maria Elena Boschi. Di nessuna ho trovato foto davanti alla lavatrice o con il panno per spolverare in mano. Le figure politiche di donne uscite dalla resistenza non hanno mai cercato di spendere nell’agone pubblico il loro ruolo familiare: i valori di combattenti, di resistenti, di persone capaci di agire sul palcoscenico politico venivano ritenuti più importanti. Per loro era il modo necessario per uscire dallo stereotipo della donna confinata ai doveri domestici e di cura parentale, un vero e proprio affrancamento. Una foto all’asse da stiro sarebbe stata controproducente, anziché utile. Anche venendo più vicino a noi, temporalmente, Emma Bonino ha fatto tesoro della sua esperienza di lotta politica per ottenere alcuni diritti fondamentali della donna, dal divorzio all’aborto, e poi ha speso la moneta della credibilità conquistata in Europa con il ruolo di Commissario. Nulla di casalingo, nulla che affianchi la donna a una visione stantia. Si dirà che molto di quello che ho descritto risale ad un periodo storico nel quale la comunicazione aveva regole e strumenti diversi da quelli attuali, eppure nello stesso panorama contemporaneo non si vedono foto come quella della nostra Ale. Moretti è stata un caso nazionale con le sue dichiarazioni di cura personale, qualcosa come “vado dall’estetista ogni settimana” per stimolare l’identificazione lady-like del suo elettorato. E’ scivolata su una foto appena qualche mese fa. Ai colleghi di partito aveva raccontato di essere malata, poi ha preso un aereo ed è andata in India al matrimonio di un imprenditore locale-amico, che ha pagato il conto per parecchi ospiti, molti dei quali scelti fra il panel dei politici locali di centro-sinistra. E non ha resistito all’impulso di pubblicare una foto che ha finito per sbertucciarla e costringerla a mollare il ruolo di capogruppo del Pd in Regione. “Ho riflettuto spesso, e a fondo, sopra questo problema: è maggiore il bene o il male che hanno arrecato a uomini e società la ricchezza di parola e l’altissimo impegno profuso nell’eloquenza?” La domanda, non a caso molto simile a quella che apre questo pezzo, è di Cicerone ed è contenuta nella prima delle sue opere di retorica, L’Invenzione, scritta quando era poco più che ventenne. E come risponde Cicerone? “…Constato che non piccola è la parte di rovina procurata dagli uomini più bravi a usare le parole (disertissimi hominem)”. Insomma la retorica, da un lato, ha provocato gravi disastri ma dall’altro Cicerone ne individua uno di positivo: “…la fondazione di tante città, le fine di innumerevoli guerre, la nascita di solidissime alleanze e i sacri vincoli di amicizia si devono all’uso non solo della ragione, ma anche e soprattutto al buon uso della parola (eloquentia)”. La parola è quindi a doppio taglio: in mano a disertissimi homines è una sciagura per lo Stato, quando invece sono gli eloquentes, i saggi a parlare, allora c’è la salvezza dello Stato. La conclusione? All’alba della Repubblica i boni oratori, provvisti di eloquentia coniugata a sapientia, hanno fatto grande Roma, ma nella notte dell’Impero prevalgono gli agitatori popolari, i demagoghi, i disertissimi homines, i bravi comunicatori provvisti di eloquentia ma privi di sapientia. La parola, nell’era della comunicazione digitale, diventa l’immagine e all’immagine possono essere applicate le stesse regole, la stessa doppia valenza. Usale bene e con sapienza e ti possono dare molto, usale male o falle usare da bravi comunicatori privi di sapienza e saranno un disastro. E allora torniamo alla foto della nostra Ale: ma ti puoi mettere a stirare con il vestitino a pois? Ma ti pare che sia credibile la messa in piega perfetta? Ma ti pare che a qualcuno debba fregare qualcosa se tu sei una madre single con due bambini e stai stirando? Cosa ci vuoi dire con questa immagine? Che pur essendo un politico, continui a fare i lavori tipici della donna di casa, della brava casalinga. E per quale motivo dovrebbe essere interessante? Politici di ogni sponda hanno passato decenni, consumato boschi interi trasformati in carta di giornale, per dire che la loro vita privata dovrebbe rimanere privata, che ciò che importa ai cittadini deve essere la loro azione pubblica e politica e non la loro vita privata. Ovviamente lo facevano ogni volta che i giornalisti li beccavano con le mani nella marmellata di qualche marachella privata, ma ciò non toglie che adesso sbandierare una vita privata purchessia, per farle assumere un valore politico è inutile e peraltro controproducente. Vogliamo tornare a fare del ruolo casalingo un valore da spendere pubblicamente? Desideriamo allora che il giudizio sia espresso in termini di adesione a valori precedenti il percorso di liberazione femminile? Ale, cambia addetto stampa anche tu. Sempre che qualcuno ti abbia consigliato di mettere quella foto. Se ti capita di andare a stirare in una comunità di recupero per tossicodipendenti come forma di servizio civile, se ti capita di andare a lavare i panni per i migranti a Cona, allora fatti fotografare e metti la foto su tutti i social, magari con una ricetta politica che possa cercare di risolvere il problema immigrazione (quello che altrimenti farà perdere al centro-sinistra tutte le prossime elezioni fino al 2091). Ecco, in quel caso la foto ha un valore e può salvare, altrimenti è solo distruttiva.

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