17 Settembre 2017 - 18.33

EDITORIALE- Vaccini, tra delirio e ragione: ecco perché servono!

di Marco Osti

C’è stato un tempo in cui certe malattie uccidevano o lasciavano malformazioni permanenti e si sarebbe dato ogni bene a disposizione per poter non far ammalare i propri figli.
Il tema vaccini e la legge sulla loro obbligatorietà stanno evidenziando una situazione, che sarebbe incomprensibile ai genitori che hanno vissuto in quelle epoche.
Una procedura di tutela sanitaria collettiva, che mira a salvaguardare in primo luogo la salute dei bimbi e soprattutto quelli fra loro più esposti di fronte a determinate malattie, più deboli e indifesi, dovrebbe vedere genitori accoglierla con entusiasmo, con intima riconoscenza per le donne e gli uomini che li hanno scoperti e nel tempo sviluppati, con la gioia di vivere in un periodo storico in cui esistono e di essere in una parte del mondo dove sono alla portata di tutta la popolazione.
Invece oggi, in Italia, uno tra i Paesi più progrediti del mondo, verso la fine del secondo decennio del secondo millennio, siamo nella paradossale situazione che, per far vaccinare i propri figli, la popolazione adulta debba essere obbligata.
Perché molto si sta discutendo sul tema dell’obbligo, ascoltando le proteste di chi rivendica la libertà di scelta, mentre poco si considera che, se per ragioni di salute pubblica, si deve ricorrere a una legge significa che, evidentemente, la libertà finora consentita è stata usata senza la dovuta assunzione di responsabilità verso una questione che non riguarda solo i propri figli, ma anche quelli degli altri, in particolare quelli affetti da specifiche patologie per cui non possono essere vaccinati.
Ovvio che questa situazione non è da attribuire a tutti i genitori, ma quelli che rifiutano di far vaccinari i propri bimbi sono diventati una minoranza comunque in grado di impedire il raggiungimento dei livelli complessivi di copertura vaccinale, che assicurano rispetto al riemergere di determinate malattie.
A sostenerlo è la medicina ufficiale, secondo la quale i vaccini sono tra le prime e fondamentali scoperte che hanno consentito il radicale abbattimento della mortalità infantile e la scomparsa di patologie, che, anche quando non mortali, possono produrre effetti pesantemente invalidanti.
Già questa affermazione è però sufficiente agli antivaccinisti per sostenere tesi contrarie.
Ma il punto sta proprio in questa reazione, che di fatto contesta quanto afferma la medicina ufficiale, quella che si studia nelle Università e su cui i giovani medici fanno il loro tirocinio, quella fatta di protocolli testati e approvati, processi diagnostici, convenzioni, tecniche operatorie, prove scientifiche riconosciute a livello mondiale, quella applicata in tutti gli studi medici, i presidi sanitari e gli ospedali del mondo.
Dai più grandi policlinici di una grande città al più piccolo pronto soccorso o ambulatorio aperto in qualche sperduto posto in zona di guerra.
I vaccini, come somministrarli, con quale scansione temporale, a quali fasce di popolazione, secondo quali specifici dosaggi sono una parte, anche piccola, sebbene molto importante, di quella che è la dottrina medica ufficiale.
Ci sono alcune variabili nell’applicazione da Paese a Paese, e certamente un antivaccinista può snocciolare casi di altri Stati che fanno cose diverse dall’Italia, ma tutte si richiamano a quanto previsto e riconosciuto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come corretto e da applicare.
Contestarne l’efficacia e la necessità, in ultima analisi, comporta quindi la messa in discussione di tutto ciò che ogni giorno viene riconosciuto come medicina ufficiale, di cui non ci si dovrebbe fidare, come allora, quindi, non dovremmo fidarci della scienza o della fisica ufficiale, come di qualsiasi disciplina esistente.
Coerenza vorrebbe che chi contesta i vaccini, se colpito da qualsiasi malattia non andasse da un medico, non prendesse alcuna medicina, non facesse esami diagnostici, non entrasse in un ospedale.
E purtroppo qualcuno lo fa davvero, ma sarebbe giusto che tale scelta non la imponesse ad altri, soprattutto ai più deboli e indifesi, proprio come i bimbi, che diventano vittime, anche fino alle estreme conseguenze, innocenti, inconsapevoli e perlopiù senza voce.
Il bimbo morto per otite questa estate non sapeva tutto ciò, ma avesse avuto cognizioni e possibilità di parola probabilmente avrebbe chiesto, anzi preteso, un antibiotico, dicendo a chiunque diffida della medicina ufficiale di provare a fare sulla sua pelle l’esperimento di non seguirne i precetti.
Per chi contesta i vaccini in realtà proprio ciò che dovrebbe essere un elemento di affidabilità, come l’essere universalmente riconosciuto corretto e da perseguire, diventa motivo, se non prova inconfutabile, della sua inaffidabilità, secondo l’idea che tutto è governato da un grande e pervasivo sistema di sfruttamento economico delle persone e dei popoli.
Alla base di questa logica c’è quindi la convinzione di avere smascherato l’inganno, di saperne più della massa incapace di comprendere.
Un’auto esaltazione che sfocia nell’arroganza di chi si ritiene portatore della verità assoluta e non conosce il dubbio.
Una convinzione che si affianca a una logica più ampia, per cui in quest’epoca così progredita si crede e si pretende, oltre l’eliminazione del dubbio, di vivere in condizioni di zero rischio.
I vaccini non lo sono, quindi per i loro detrattori sono potenzialmente pericolosi e non vanno somministrati ai bimbi:
L’uomo con il progresso punta a ridurre sempre più le percentuali di rischio, ma queste non potranno mai annullarsi.
E la medicina lavora proprio su logiche statistiche e su quelle calibra il suo sviluppo, misura i propri successi, determina le proprie pratiche e decide i protocolli.
Nei bugiardini dei vaccini, come in quelli di migliaia di medicine, ci sono controindicazioni e sono elencate possibili conseguenze gravi. Ma l’incidenza statistica di queste, quando riconosciute vere, e non bufale come quella sull’autismo, sono estremamente rare e, quindi, con una incidenza statistica infinitesimale rispetto ai milioni di vaccini somministrati ogni anno.
Mentre le statistiche sulla possibilità di contrarre malattie mortali o invalidanti senza il vaccino sono molto più alte.
Un genitore che non sottopone ai vaccini i propri figli, sostenendo di volerlo tutelare da un rischio, dal punto di vista statistico, riconosciuto dalla medicina ufficiale, lo espone però a un rischio più alto.
La verità è che il rischio zero non esiste per nessuna condizione e situazione della vita umana, anche la più semplice e quotidiana.
È normale e da rispettare la volontà di una madre e di un padre di tutelare i propri figli, ma c’è rischio insito minimo anche nel prendere un aereo, quando si attraversa la strada o si mangia la prima fragola o si viene punti per la prima volta da un’ape.
Ma per questo non si rimane chiusi in casa, non si rinuncia a viaggiare, a mangiare frutta e non si smette, semplicemente, di vivere.
Nella storia dell’umanità le conquiste scientifiche e mediche, accompagnate nel tempo da quelle sanitarie e tecnologiche, hanno consentito di allungare le aspettative di vita e in quest’ambito è stato determinante lo sviluppo delle terapie e dell’efficacia dei medicinali.
Ma il rischio zero non è mai stato e mai sarà raggiunto, perché siamo esseri umani e non divini.
Basta accettarlo.

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
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