22 Agosto 2018 - 14.45

EDITORIALE- Strade allo Stato? Zaia, sarebbe un disastro e per la Lega un controsenso

Nel convulso dibattito scatenatosi dopo la tragedia di Genova, tra le varie polemiche è emersa con sempre maggiore forza quella sulla privatizzazione, avvenuta nel corso degli anni Novanta, di aziende e gestioni che in passato erano state pubbliche.
Non mancano, in questo scenario, le derive populistiche e giustizialiste, che trovano ampio spazio in particolare sui social network, dove in molti scrivono epiteti di ogni tipo contro la classe politica che gestì le cessioni ai privati, additano personaggi del calibro di Ciampi, Draghi, Prodi, Andreatta e D’Alema come traditori dello Stato, perché avrebbero svenduto il Paese, e ne chiedono la carcerazione o addirittura la condanna a morte senza processo.
Un clima che certamente trova fondamento nel dolore e nell’angoscia che il dramma di Genova ha provocato in tutto il Paese, ma anche nelle affermazioni e prese di posizione di esponenti del Governo e della maggioranza, che, già nelle prime ore dopo la caduta del ponte Morandi, senza alcun approfondimento e con indagini ancora da avviare, hanno trovato il colpevole e deciso di revocare la concessione della gestione delle Autostrade alla società di proprietà della famiglia Benetton.
È un clima pericoloso quello che si respira in un Paese dove il Governo, a partire dal suo Primo Ministro, seppur uomo di legge, dice che non si possono attendere i tempi della giustizia per fare giustizia, perché la storia ha insegnato che da queste basi si rischia di porre in discussione capisaldi fondamentali della vita democratica e lo Stato di Diritto, quale base indispensabile della sua esistenza.
Del resto su molte questioni che riguardano la vita del Paese il Governo si ritiene depositario di verità assolute e propone ricette che di fatto smentiscono tutte le scelte effettuate in passato, sulla base di voler produrre un radicale cambiamento.
Tutto ciò però si traduce in una serie di NO, che possono riportare a tempi che non erano stati superati a caso.
L’idea di uscire dall’euro, mai realmente espressa, ma nemmeno nettamente smentita, ripropone lo scenario in cui lo Stato può spendere senza vincoli e può battere moneta, come oggi vorrebbe l’ideologia sovranista tanto diffusa, ma allo stesso riporterebbe allo scenario di svalutazione della moneta e di crescita dell’inflazione e del debito pubblico.
Tutte le condizioni sulla cui condanna la Lega Nord costruì la sua ascesa, contribuendo in modo determinante al crollo della prima Repubblica e oggi la Lega vorrebbe invece riproporre.
Ma l’annuncio di voler procedere con altri NO è anche sui vaccini, sulla Tav, sulla Tap, sul Jobs Act e sulla Legge Fornero, dando a tutti l’illusione che si possa andare in pensione prima.
Queste soluzioni di fatto non produrrebbero un cambiamento, ma il ritorno a un passato che oggi sembra fosse idilliaco, ma per molti aspetti era fallimentare e venne infatti sostituito da un cambiamento radicale dello scenario politico, con l’ingresso di Berlusconi in politica, l’introduzione del bipolarismo e a molto altro.
La mancanza di memoria di come e perché si arrivò a certe scelte si manifesta in modo palese anche sulla questione della nazionalizzazione e a dirlo è un esponente di notevole rilievo della Lega, come Luca Zaia.
“La statalizzazione delle autostrade – dice il Governatore del Veneto – con le regole che abbiamo oggi, sarebbe un suicidio, un bagno di sangue. E d’altra parte perché si sia privatizzato, ce lo ricordiamo tutti: le società pubbliche erano diventate un ricettacolo di malaffare ed erano economicamente un colabrodo. Se si vuol tornare a quei tempi lì si deve essere chiari con i cittadini: si torna all’epoca in cui si pensava un ponte e per farlo ci volevano vent’anni”.
Zaia peraltro sostiene che la proposta avanzata dal ministro dei Trasporti Danilo Toninelli e sostenuta dal Movimento Cinque Stelle e da una parte della Lega per Zaia “non può funzionare perché l’efficienza del pubblico è lontana da quella del privato, a ben vedere anche per questo sono nati i project financing”, inoltre “la burocrazia del pubblico – aggiunge – non consente la rapidità di azione del privato e sul piano politico è chiaro che l’azione di un comitato che si batte contro una Grande Opera viene subìto in maniera diversa dal pubblico rispetto al privato”.
In ultimo Zaia dichiara che è utopico pensare di trovare manager disponibili a gestire le autostrade per il pubblico con i tetti imposti agli stipendi dei nostri dirigenti.
Come già accaduto con la dichiarazione degli imprenditori veneti contrari al Decreto Dignità, questa presa di posizione di Zaia dimostra che esistono molte distanze tra le visioni di una parte consistente della Lega e del Movimento 5 Stelle, anche di carattere prospettico e su quali progetti si vogliono realizzare per il Paese.
Per ora tutte restano sommerse in una ridda di proclami e annunci, ma quando si dovranno assumere decisioni concrete, queste incrinature potranno diventare fratture enormi e la Lega, a cominciare da Salvini, dovrà scegliere se intende procedere sulla strada di un sovranismo chiuso in se stesso o se riprendere la strada di apertura al mondo e favorevole al progresso, che da sempre caratterizza il centro destra italiano.

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
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