2 Marzo 2017 - 10.47

EDITORIALE – Rom rinchiuse e sbeffeggiate: scoppia la gazzarra in un Paese malato

​di Marco Osti

La vicenda delle due donne rom colte a rubare nello spazio riservato alla merce deteriorata da alcuni dipendenti, che le hanno ingabbiate, sbeffeggiate con risa mentre urlano per la paura, filmate ed esposte al pubblico tramite un video postato sui social è diventato l’ennesimo caso di polemica pro e contro immigrati.
Gli argomenti degli opposti schieramenti sono più o meno gli stessi di altre situazioni analoghe.
Chi si è scagliato contro i lavoratori, con critiche pesanti per il comportamento improprio e considerato inumano e la richiesta di licenziamento immediato da parte dell’azienda, che, investita dalla questione, ha stigmatizzato il loro operato e ha dichiarato che interverrà secondo le prassi previste.
Altri hanno invece attaccato con consueti epiteti volgari e a sfondo razzista le due donne, indicandole come ladre che avrebbero meritato molto di più della pubblica gogna, a cominciare dall’espulsione dall’Italia, fino alle percosse, la fustigazione e, perché no, la morte. Come se non ci fosse un codice penale che già prevede pene per ogni tipo di furto.
Ovviamente nel dibattito sono intervenuti personaggi di varia fama, tra cui non poteva mancare Salvini, che subito si è schierato con i lavoratori, cui ha offerto tutela legale contro eventuali provvedimenti disciplinari dell’azienda, al quale ha risposto ripetutamente Saviano,contestando il leader della Lega e le sue posizioni anti immigrati.
In tutto ciò il merito della questione è, come inevitabile, sparito sullo sfondo della diatriba, che si è trasformata in una gazzarra da tifosi, in cui si confondono torti, ragioni, obiezioni ragionevoli e provocazioni.
Ma dove e quando abbiamo perso in modo così miserevole il senso della ragione e la capacità di analizzare le questioni con i dovuti distinguo?
Quando ci siamo trasformati in un’accozzaglia di gente urlante, incapace di sviluppare un qualsiasi approfondimento?
La vicenda del resto è banale e sarebbe potuta essere gestita in modo ovvio e semplice.
Alcuni lavoratori trovano degli intrusi nella propria azienda, riescono a impedire che effettuino il furto e li bloccano per evitare che fuggano.
Ora, in un mondo normale, questi solerti dipendenti chiamano le forze dell’ordine e poi probabilmente ricevono un encomio.
Invece ciò non avviene, perché in base a chissà quale diritto auto determinatosi la prima cosa che pensano di fare è di filmare il loro intervento e diffondere il video.
È ovvio che un’azienda esposta al pubblico in tal modo dal proprio personale ne prenda le distanze e intenda procedere di conseguenza.
Secondo un politico come Salvini questo atteggiamento però è sbagliato ed è curioso da parte di chi si erige a difensore delle imprese e non ha mosso un dito per i provvedimenti di legge che rendono più facile oggi licenziare i dipendenti.
Va ricordato che ad esempio il Jobs Act prevede che non serva proporzionalità tra la mancanza del lavoratore e il provvedimento che l’azienda può indirizzargli, quindi è plausibile anche il licenziamento per motivi che prima sarebbero stati oggetto di provvedimento disciplinare minimale.
Una legge pressapochista e populista, che rischia di essere deleteria per i lavoratori, che oggi Salvini difende, come domani probabilmente invece difenderà il primo imprenditore che se ne avvarrà per licenziare un qualsiasi dipendente di origine straniera.
Allo stesso tempo non si comprende perché, secondo quelli che sono definiti buonisti, i dipendenti avrebbero dovuto lasciare stare le due donne.
Stavano compiendo un reato e andavano trattenute.
Ora le due donne e i lavoratori sono invece sullo sfondo di una diatriba che li ha usati, strumentalizzati e presto li dimenticherà, lasciando solo lo sconforto dell’ennesima occasione perduta per sviluppare un dibattito pubblico con la ragionevolezza che deve contraddistinguere un Paese evoluto e uno Stato di diritto, che rappresenta, in primo luogo una conquista di civiltà.
Ecco cosa esce lesa da questa storia.
La civiltà che è alla base della nostra storia e oggi viene offesa nella sua dignità da tanta approssimazione.
Ognuno di noi dovrebbe indignarsi per lo scempio di certe prese di posizione faziose, di un campo o dell’altro, invece preferisce fare la scelta più semplice e limitarsi a fare il tifo.
Ma questa strada porta solo al degrado e alla decadenza.
Non è questo il mondo ereditato dai padri e che meritano i nostri figli.

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