9 Agosto 2017 - 16.02

EDITORIALE- Profughi, perché anche Variati ora non ne può più

Le prossime elezioni, ormai lo abbiamo capito tutti, si vincono o si perdono sul tema dell’immigrazione. Lo ha capito molto bene e non da oggi Matteo Salvini, che da tempo batte sulla questione con la costanza e la forza di un martello pneumatico. Lo ha capito molto bene il governo di Paolo Gentiloni e il suo ministro Marco Minniti, che sta correndo a chiudere la stalla, anche se dei buoi non c’è più traccia, nemmeno nella polvere alzata dagli zoccoli.
Insomma cosa sta succedendo? Minniti invita le Organizzazioni non governative a siglare un decalogo che le impegna a smettere di andare alla ricerca di profughi in mare, anche di quelli che non sono affatto in pericolo di naufragio. Il premier Gentiloni manda le navi della marina militare nelle acque territoriali libiche per cercare di mettere un limite alle partenze e quindi agli sbarchi, incurante adesso dei rapporti internazionali che potrebbero incrinarsi e di trattare solo con uno dei due governi che hanno l’aspirazione di comandare sulla sponda opposta del Mediterraneo.
E sul piano locale come la mettiamo? Il cambio di rotta è evidente. Il sindaco di Codigoro, eletta nelle liste del Pd, sigla una ordinanza con la quale minaccia di alzare le tasse per quei proprietari di immobili che dovessero stringere accordi con le cooperative che si occupano di accogliere i richiedenti asilo. Tanto che Salvini, tutto contento, le chiede cosa ci faccia ancora nel Pd e le propone di iscriversi subito al Carroccio.
Ma il cambio di aria, nel vento, lo ha sentito fra i primi anche Achille Variati che, dopo anni di accoglienza e solidarietà, adesso ha cominciato a dire che no, la misura è colma, quando è troppo è troppo, che la città non è più disposta ad accogliere nessuno e che la situazione di Campo Marzo non va sottovalutata. Dopo anni di scontri con il centro-destra, gestiti tutto sommato in sordina, adesso è Achille a battere i pugni sul delicato tavolo in cristallo della prefettura e a pretendere, dall’ancor più delicato prefetto Guidato, di far arrivare l’esercito anche a Vicenza.
Con il risultato evidente che il centro-destra cittadino è rimasto spiazzato: “Ma come, dicono ora, sono anni che chiediamo esercito, più polizia, maggiore controllo del territorio e ci rispondono con degli sberleffi e adesso, a pochi mesi dalle elezioni ci rubano il mestiere?”

Insomma sta succedendo quello che accadeva con Tangentopoli, quando i socialisti rubavano, i democristiani rubavano, i comunisti rubavano e i ladri, poveretti, non sapevano davvero più cosa fare.

E’ impossibile sottrarsi alla sensazione del tutti uguali, tutti che la pensano allo stesso modo, al pensiero unico e indifferenziato, alle voci fuori dal coro che sono state zittite o hanno imparato che se sei l’unico ad avere una opinione diversa, forse sei tu che stai sbagliando.

La domanda che sorge spontanea è la seguente: se tutti hanno le stesse idee e gli stessi programmi, come faremo a decidere per chi votare? In base al colore degli occhi?

Viene in soccorso – tanto per cambiare – il pensiero degli antichi. Avete mai sentito parlare di Xenia? E’ il termine greco che definisce i doveri di chi offre ospitalità e di chi la riceve. E’ anche la tradizione secondo la quale l’ospitalità è un obbligo, un dovere e un piacere. Chi riceve in casa lo straniero deve offrirgli da bere e da mangiare, la possibilità di lavare il suo corpo, abiti puliti. E fa domande solo se l’ospite, che deve essere umile e riconoscente, glielo consente. Un modo di pensare che affonda le radici nella credenza che gli dei potessero in ogni momento assumere sembianze umane e bussare alla porta. E se un dio bussa, è meglio essere ospitali. Eppure il riferimento religioso sembra una sovrastruttura aggiunta ad una tradizione insita nel mondo antico. Oggi sei tu ad ospitare, domani potresti essere costretto a chiedere ospitalità. Ieri eravamo noi a lasciare il paesello per andare nelle miniere di Marcinelle, ad Ellis Island fuori dalle strade di New York e non andavamo solo a lavorare. Del resto la mafia negli States chi l’ha portata? Oggi ci siamo dimenticati tutti di tutto, noi come i francesi, noi come i tedeschi e gli austriaci. E se di mezzo ci sono elezioni da vincere o perdere, la memoria si annulla. Ovvio che, nella logica della accoglienza, devono anche esservi regole e soprattutto il rispetto della legge e del credo religioso. Chi sbaglia è fuori.
Senza appello.

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
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