16 Giugno 2016 - 10.05

EDITORIALE – No vaccini, quando l’intolleranza diventa ottusità

vaccini

Nulla può fare cambiare idea a chi è contro i vaccini, neanche la scienza

di Marco Osti

Non c’è sentenza di un Tribunale, dichiarazione ufficiale del Ministero della Salute o presa di posizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che possa fare cambiare parere a chi pensa che i vaccini, soprattutto quelli per i bambini, non servano e siano pericolosi.
Quando si è portati a credere a un’idea, nella convinzione che qualsiasi obiezione contraria, anche quella dichiarata dalla comunità scientifica internazionale più accreditata, sia al servizio delle multinazionali farmaceutiche, di interessi economici globali, invasivi e disinteressati alla salute pubblica, non esiste ragione o prova che possa convincere sulla loro veridicità.
Saranno sempre e comunque considerate manipolate e false.
Una delle tesi più sostenute dagli antivaccinisti è quella che vi sia una correlazione tra i vaccini, in particolare il trivalente contro morbillo, parotite e rosolia, e l’autismo.
Posto che la magistratura non è un organismo che può determinare una verità scientifica, una sentenza del Tribunale di Rimini del 2012 diede grande slancio alle tesi di chi si batte contro le vaccinazioni infantili quando condannò il Ministero della Salute a risarcire la famiglia di un bambino sottoposto al vaccino, accettando in quel caso una correlazione con l’insorgere dell’autismo.
Il giudizio non sosteneva, perché non poteva farlo, in quanto non di sua competenza, che i vaccini producono autismo, ma disse che in quel caso era avvenuto, dando così modo agli antivaccinisti di portarlo come bandiera delle loro posizioni.
Era una sentenza di primo grado che fu ribaltata in appello, ma gli antivaccinisti hanno contestato il secondo giudizio, ritenendolo un asservimento del Tribunale agli interessi economici delle industrie del farmaco.
Allo stesso tempo, mentre ricordavano ovunque il primo giudizio, ora si premurano di sottolineare che il secondo grado non è definitivo, che esiste ancora il passaggio in Cassazione e la possibilità di ricorrere alla Corte Europea per i Diritti dell’Uomo.
La magistratura, quindi, a loro avviso, è libera, indipendente e illuminata se sostiene le loro tesi, mentre non è credibile in caso contrario, come il meccanismo della giustizia deve seguire i suoi iter per esprimere una verità, che invece è sancita quando un giudizio conferma le loro teorie.
Va anche detto che la tesi della correlazione del vaccino con l’autismo, alla base della sentenza di primo grado, fu sostenuta per la prima volta nel 1998 dal medico britannico Andrew Wakefield sulla rivista Lancet, che dopo anni di studi e verifiche ritrattò le conclusioni del dottore, peraltro nel frattempo radiato dall’albo britannico (il Royal College of Physicans).
Anche alla luce di queste vicende gli stessi antivaccinisti oggi non richiamano più necessariamente Wakefield come riferimento, ma insistono nel condannare l’obbligo per le vaccinazioni e soprattutto quella trivalente, che è stata al centro di un’altra vicenda giudiziaria per il ricorso presso il Tribunale di Trani, in provincia di Bari, del padre di due bimbi con disturbi neurologici.
In questi giorni è giunta la decisione della Procura di archiviare l’inchiesta, dopo che un pool di consulenti ha escluso una relazione tra la somministrazione del vaccino trivalente e l’autismo.
Anche questa vicenda non intacca però l’azione degli antivaccinisti che, della relazione degli esperti, richiamano passaggi in cui si ritiene siano necessari accertamenti sanitari ed esami preventivi sui bambini prima di somministrare i vaccini, sebbene queste prassi siano escluse e dichiarate non necessarie dai Protocolli dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e i responsabili nazionali della Sanità li ritengano inutili e invasivi per bimbi piccoli.

Potremmo anche evidenziare che da quando i vaccini sono stati diffusi in modo massiccio sono scomparse malattie come il morbillo, la pertosse, la poliomelite, che hanno causato conseguenze gravi, invalidanti e mortali a intere generazioni.
Ma anche queste dichiarazioni, basate su dati e statistiche sostenuti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e da tutta la comunità scientifica, troverebbero obiezioni da chi è contro i vaccini.
Potremmo sostenere che le case farmaceutiche in realtà vincono sempre, perché se non vendessero i vaccini venderebbero le cure delle malattie che gli stessi contrastano, come per qualcuno ad esempio sono le mandanti di un’operazione tesa a fare ammalare le persone attraverso le cosiddette “scie chimiche”.
Per quanto scrivo nel migliore dei casi posso essere additato di ignorare i volumi degli affari che si fanno con i vaccini, che sarebbero molti più di quelli ottenuti con i farmaci contro le malattie, nel peggiore sono anch’io al servizio di quelle multinazionali del farmaco che tutto controllano e determinano.
In questa vicenda conta molto la paura.
Tutti noi abbiamo il terrore che possa succedere qualcosa di male e pericoloso ai nostri bambini, pertanto l’incertezza del sopravvenire di malattie gravi si scontra con il terrore che una cura preventiva possa essere inutile e addirittura dannosa.
In un’epoca in cui casi di rosolia, morbillo, parotite, poliomelite erano diffusi la possibilità di fare il vaccino è diventata una benedizione, perché i malati c’erano, le mamme e i papà vedevano i loro figli soffrire e addirittura morire.
Oggi questo non avviene da tempo, quindi si è portati a pensare che se non ci sono le malattie non serve curarle, ma ciò non significa che siano scomparse e non possano tornare.
Immaginiamo una malattia esistente e grave come il cancro.
Immaginiamo se fosse disponibile e fruibile per tutta la popolazione un vaccino che copre per oltre il 95 per cento di possibilità di ammalarsi di cancro se non saremmo tutti disposti a ricorrervi.
Lo faremmo perché oggi i malati di cancro ci sono e purtroppo ancora oggi muoiono.
Ma immaginiamo se, fra cento o duecento anni, il cancro fosse sparito come malattia cosa diremmo noi ai nostri conoscenti, amici e parenti che vivranno dopo di noi se qualcuno pensasse che il vaccino non serve o è addirittura dannoso.
Ricorderemmo loro cosa significava quando qualcuno si ammalava e moriva di cancro, come se qualche nostro parente, peraltro non così lontano, basta una nonna o una bisnonna, ci dicesse della sua amica morta per rosolia o del fratello di un suo cugino colpito da poliomelite.
Con la differenza peraltro che il cancro non è trasmissibile, pertanto chi dovesse decidere di non vaccinarsi metterebbe a rischio solo se stesso, mentre rifiutare il vaccino oggi espone i bimbi in attesa di completare il ciclo di vaccinazioni, soprattutto il primo, che termina dopo circa un anno di vita.
Anche in questo caso se qualcuno di questi si ammalasse e addirittura morisse gli antivaccinisti, anche quelli che sono pronti a credere a casi mai provati di correlazione tra vaccino e autismo, negherebbero qualsiasi correlazione, come del resto avvenuto per un recente caso di pertosse che ha causato il decesso di un bimbo.
Ma la paura riguarda anche il fatto che con i vaccini non è scomparso il rischio di complicazioni, come per qualsiasi medicinale.
In un’epoca come la nostra, iper tecnologica e scientifica, oltre a dare per scontato che certe malattie non vi siano più, si rifiuta anche l’idea di non vivere in una condizione di rischio zero nell’assunzione di un farmaco, come del resto di un cibo o di una bevanda.
Ma il rischio zero non esiste e non potrà mai esistere.
Non esiste quando diamo ai nostri bimbi il primo antibiotico, non esiste quando mangiamo la prima fragola della nostra vita, non esiste quando siamo punti da un’ape.
La tecnologia, la scienza, la medicina si basano inevitabilmente nella valutazione costi e benefici sui dati statistici e cercano di ridurre sempre più il rischio per approssimarlo a zero, sapendo che zero non sarà mai raggiunto.
I vaccini sono medicinali e anche loro, aldilà di quello che non trova alcun riscontro scientifico come la questione dell’autismo, non hanno rischio zero, ma allo stesso tempo garantiscono una copertura da malattie, che, sotto il profilo statistico, non lascia dubbi sulla loro efficacia e sul vantaggio nel togliere un rischio con altissima percentuale per assumersene uno con bassissima percentuale.
Poi c’è la paura, che fa vedere quel singolo caso negativo, come unico riferimento, e non fa considerare, anche perché non si vedono e non fanno notizia, i milioni di bambini vaccinati e cresciuti sani e senza problemi.
Certo poi se nelle statistiche e nei dati scientifici non si crede perché sono manipolati, allora non c’è nulla che possa fare cambiare parere a chi pensa che i vaccini, soprattutto quelli per i bambini, non servano e siano pericolosi.

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
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