7 Aprile 2018 - 13.03

EDITORIALE- NO GOLDIN, NO PARTY E VICENZA SI SVUOTA

Verrà un giorno di sole, come tanti altri. Andremo in piazza dei Signori e ci siederemo al tavolino di un bar chiedendo uno spritz e mangeremo anche le patatine. Il calore della primavera scioglierà il freddo dell’inverno appena passato e abbassando gli occhiali da sole su pupille stanche ci guarderemo intorno. Verrà un giorno di pioggia e stretti nei nostri impermeabili cercheremo rifugio sotto le volte della Basilica Palladiana e scuotendo gli ombrelli cercheremo un posto ad un tavolino del bar Borsa, magari ancora con le coperte sulle sedie per coprire le gambe e alzando gli occhiali da sole sulla fronte ci guarderemo in giro.
Verrà un giorno di questo tipo e lo scoramento ci prenderà quando vedremo di essere soli, unici in una piazza enorme e vuota, senza scolaresche rumorose attorno a insegnanti stanchi eppure decisi a fare di quelle torme di ragazzi degli adulti che amano l’arte. Niente coda che parte da quello che era il Salone degli Zavatteri per fare il giro dell’intera e sconnessa pianta della Basilica, niente turisti che arrivano in gruppi, niente accenti e dialetti di ogni parte d’Italia, niente stranieri, nemmeno gli artisti di strada che suonavano per due spicci. Niente e nessuno, ristoranti vuoti, paninerie deserte, alberghi buoni solo per farci campi profughi per richiedenti asilo di ogni colore e di qualsiasi provenienza. Verrà un giorno nel quale dentro la Basilica non ci sarà nulla, e allora ci sentiremo di nuovo quella città provinciale, infilata nel profondo NordEst che non ha proprio nulla di buono. Non grande come Verona, non piena di studenti come Padova, nemmeno terra di prosecco come Treviso. Non eccezionale come Venezia e non abbastanza attraente per essere vista da sola: “Sì magari ci facciamo un salto – direbbero i viaggiatori accorti – dopo essere stati a vedere l’Arena e prima di fare un giro a Rialto”.
Verrà un giorno nel quale cercheremo di ricordare quando e perché abbiamo sbagliato e ci tornerà in mente che il momento è questo, che la scelta da fare è la prossima e che se qualcuno vuole il nostro voto deve prendere almeno un impegno: non svuotare la città, non farci precipitare nell’oblio, non credere che le mostre in Basilica possano essere fatte da chiunque e che l’allegra macchina da guerra di Linea d’Ombra sia un elemento trascurabile. Non si tratta solo di allestire una mostra con capolavori in grado di far muovere le masse, si tratta di trovare il metodo per raggiungerle, quelle masse. Informarle, incuriosirle, fare in modo che si mettano in macchina e vengano a vedere una mostra. L’ultima volta lo hanno fatto in oltre 400 mila, nell’arco di sei anni, per le logge della Basilica sono passati in due milioni. Sono numeri pazzeschi, ma ancora più grave faranno sembrare la loro assenza.
Ora ci sono candidati sindaci che non apprezzano il movimento turistico generato dalle grandi mostre? No, ma. Ecco tutti hanno un ma da mettere dopo. Ma non serve che ad organizzarle sia sempre Marco Goldin, ma bisogna valorizzare la pittura veneta e vicentina, ma bisogna che il comune ci guadagni… Ma se lo ha fatto Variati allora bisogna fare il contrario, ma se il progetto è stato di Bulgarini allora bisogna bruciarlo. Quanto sappiamo farci del male da soli, non potete capire quanto.
Andiamo per ordine: non serve che ad organizzare grandi mostre sia sempre Marco Goldin. Esatto, non serve. Ma ne ha già organizzate quattro, sono state tutte un successo, il suo pubblico comincia ad identificare la Basilica Palladiana con il luogo dove Goldin riesce a portare i capolavori che racimola in giro per i migliori musei del mondo. Altri gruppi e altre società fanno lo stesso lavoro in Italia, ma se già abbiamo provato in questo modo serve cambiare? Si può fare, certo, e vi assicuro che Goldin non mi ha sul suo libro paga, anzi. Cambiamo una cosa che funziona per una che potrebbe funzionare… se fosse la vostra azienda lo fareste? Io no.
Bisogna valorizzare di più la pittura vicentina e veneta: non scherziamo, dai. Per valorizzare la pittura vicentina e veneta ci sono i musei e la pinacoteca di palazzo Chiericati è perfetta per questo compito e oggi è anche bellissima. Provate a pensare ai manifesti pubblicitari: “Manierismo e teatralità barocca in Maffei e Carpioni”. Io andrei anche a vederla una mostra del genere, ma io sono un caso patologico. La gente normale parte da casa e si infila in una mostra d’arte se si pronunciano alcuni nomi magici: Monet, Manet, Van Gogh, Picasso, Andy Warhol e pochi altri. Allora si può, in alcuni casi, mettere insieme un buon numero di Manet e poi infilarci anche uno sconosciuto come Andrew Wyeth, ottenendo l’effetto pedagogico di far scoprire al grande pubblico un pittore meraviglioso, ma se non ci metti prima i pittori calamita, l’effetto svanisce.
E’ necessario che il comune ci guadagni. Si potrebbe anche spuntare un guadagno diretto, ma alla fine è questo quello che serve? Non è meglio fare in modo che Vicenza sia vissuta, conosciuta, partecipata, desiderata? Non è meglio avere ristoranti e alberghi pieni e colonne di gente in attesa di entrare in Basilica piuttosto che il vuoto pneumatico?
E’ vero e va riconosciuto che Achille Variati ha colto al volo il progetto di portare a Vicenza le mostre di Marco Goldin, anche condividendole con Verona, anche se nessuno aveva ben capito che in precedenza c’era stata una mostra con i capolavori del Louvre che dovevano arrivare a Verona e che era finita in un nulla di fatto e che forse quello scivolone non era da attribuire a Goldin che in qualche modo andava ricompensato. Fatto sta che le mostre sono arrivate, la Basilica è in grado di ospitare quadri che arrivano da qualsiasi museo e rispetta standard di sicurezza e di conservazione delle opere altissimi. Variati ha usato questo successo per garantirsi la rielezione del 2013? Certo che si, ma non è stato il solo a trarne vantaggio. Cosa possa succedere senza mostre lo abbiamo visto molto bene quando il fido scudiero Jacopo Bulgarini d’Elci aveva cominciato a pronunciare tanti di questi “si, ma…” Aveva detto niente quarta mostra, basta con Goldin, non se ne può più. E poi ha dovuto rimangiarsi tutto, quando ha capito che magari c’era una nuova elezione da scalare. Aver detto prima no e poi si, a mio giudizio, gli è costato un bel pezzo delle primarie che ha perso, ma alla fine la città si merita di essere vissuta e non abbandonata.
Questo infine è un avviso a tutti i candidati sindaco: si vota il 10 giugno e con il ballottaggio si arriva al 24. E’ già tardi. Anche volendo saltare una stagione, come è giusto che sia dopo una mostra da 400 mila visitatori, significa che la prossima grande mostra deve aprire nell’autunno del 2019. Per organizzarla, in genere, servono almeno 12-14 mesi. Insomma, cari candidati, segnatevi in agenda questo appunto per il 25 giugno: “organizza subito una grande mostra.” Se dovesse servirvi il numero per chiamare Goldin, o di qualcuno di simile, ve lo do io.

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
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