21 Febbraio 2019 - 10.31

EDITORIALE – La mafia in Veneto, vera piaga sociale da combattere

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di Stefano Diceopoli

Qualche giorno fa vi abbiamo proposto un editoriale sulla vicenda del teatro comunale negato dal Sindaco di Oderzo, Maria Scardellato, ad una manifestazione di don Ciotti.

Ricorderete che le argomentazioni addotte dal primo cittadino per giustificare il divieto erano basate sul timore che don Ciotti parlasse di immigrazione, esprimendo magari giudizi morali sulla scelta del ministro Salvini di chiudere i porti.

E’ evidente che per il Sindaco Scardellato, esponente della Lega, il principale problema del Veneto è l’immigrazione clandestina; altrimenti non si capirebbe la sua decisione, che giustamente ha sollevato le proteste delle Associazioni della Stampa.

Sarebbe stato interessante vedere la faccia della Signora Scardellato nel momento in cui ha appreso la notizia della “retata” in quel di Eraclea, un comune del veneziano distante da Oderzo solo 32 chilometri.

Perché l’operazione della Magistratura veneziana, in raccordo con la Direzione Nazionale Antimafia ha messo a segno “la più importante operazione contro la Camorra a Nord Est”, precise parole del Procuratore capo Bruno Cherchi.

Qui non stiamo parlando di qualche mafiosetto mandato improvvidamente al “soggiorno obbligato” in Veneto dalla natia Campania, Calabria, Sicilia, come avvenne per il figlio di Totò Reina a Padova.

No, qui stiamo parlando di 82 arresti, di cui 50 solo nel veneziano.

E scorrendo i cognomi tipicamente veneti dei fermati, si scopre che tutti i settori della nostra società hanno ceduto alle lusinghe della camorra; imprenditori, professionisti direttori di banca, politici, e finanche un poliziotto.

Si va dall’imprenditore di Caorle che aiutava i clan a riciclare denaro sporco, al direttore di banca che apriva le porte della sua filiale ai malavitosi, dal poliziotto che faceva le soffiate in cambio di qualche favore, al sindaco che viene accusato di aver cercato l’aiuto dei boss per vincere le elezioni.

Un panorama che i veneti di solito vedono nei servizi dei telegiornali quando si parla di Casal di Principe, di Acerra, di Afragola.

Non certo di una ridente località balneare del litorale veneziano, nota per le sue spiagge a misura di famiglie.

Un quadro desolante, non trova Sindaco Scardellato!

Forse don Ciotti ha ragione quando parla della penetrazione delle mafie come del più grande problema del nostro Paese.

Forse valeva la pena di ascoltare chi come lui predica da anni di “stare attenti” perché nessun territorio è al sicuro dalle brame delle società criminali.

Sicuramente l’immigrazione clandestina è un problema, e noi di tviweb non lo abbiamo mai nascosto o sottovalutato, ma di fronte allo “spaccato” della nostra società messo a nudo dall’inchiesta della Magistratura, ci sembra che la società veneta nel suo complesso dovrebbe accendere tutti i riflettori, per capire come e perché certe infiltrazioni siano possibili in un territorio che fino a qualche decennio fa si riteneva immune.

E’ vero che c’era stato il fenomeno della “mala del Brenta”, che negli anni aveva stretto legami anche con le “onorate società” del sud Italia, ma gli “anticorpi” in quel caso avevano funzionato, e Maniero e compari finirono giustamente associati alle patrie galere.

E tocca soprattutto alla politica nazionale e “veneta” cercare di porre un argine al fenomeno. Non si può delegare sempre tutto alla Magistratura, che può intervenire solo quando la “frittata” è stata fatta.

Eraclea è solo la punta dell’iceberg!

Non si può pensare che si tratti di un caso isolato!

E’ tutto il Veneto in pericolo!

Perché da sempre è noto che le mafie vanno dove ci sono i soldi e gli affari.

E sicuramente il Veneto, con il suo benessere diffuso, con la sua rete capillare di piccole e medie imprese, con le sue eccellenze, rappresenta un territorio di elezione per mafia, camorra e n’drangheta; un territorio ideale per riciclare denaro sporco ed investire capitali illeciti.

E sbaglieremmo a credere, come qualcuno finora ha sostenuto, che i veneti hanno gli “anticorpi” per resistere alle lusinghe ed agli attacchi delle mafie.

Il fatto che per le nostre strade non si spari e non si uccida, come avviene in altre Regioni interessate dal fenomeno criminale, non vuol dire che la società veneta sia sana.

Anzi è vero il contrario!

Le mafie hanno capito che i metodi utilizzati in altri ambiti sarebbero controproducenti nelle nostre zone.

Non servono pistole e kalashnikov per mettere in atto estorsioni, usura, minacce. Serve la mafia che non si vede. Quella in guanti bianchi, che si serve di professionisti insospettabili per penetrare come un virus nell’economia, a partire dall’edilizia e dalla ristorazione; che utilizza ogni mezzo per riuscire a prendere il controllo delle nostre aziende, per spremerle come un limone e farle infine fallire in danno ai creditori.

E soprattutto, e questa costituisce la vera novità che esce degli arresti di Eraclea, comincia a trovare “orecchie interessate” anche nel mondo della politica. Il “voto di scambio” non è un fenomeno veneto, ma il Sindaco di Eraclea è accusato proprio di questo, e non è escluso che Eraclea si aggiunga alla lunga lista dei Comuni sciolti per infiltrazione mafiosa.

Non ci resta al momento che tirare un sospiro di sollievo, perché nel veneziano “lo Stato ha vinto”, come ha detto il generale della Finanza Alessandro Barbera.
Ma questo non può essere una giustificazione per abbassare la guardia.

A quanto ne sappiamo, in Veneto potrebbero esserci dieci, cento, mille Eraclea.

E non si può mettere un finanziere, un carabiniere od un poliziotto in ogni azienda!

Bisogna che i veneti, gente operosa ed onesta, ritrovino le motivazioni e soprattutto i valori che hanno reso grande la nostra Regione; il lavoro, l’impegno personale, la solidarietà, la moralità.

Senza questa palingenesi non sarà facile fermare l’attacco delle mafie.

E forse don Ciotti qualche consiglio al riguardo può darcelo.

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