27 Aprile 2017 - 9.00

EDITORIALE- La farsa delle primarie PD da Renzi a Bulgarini: e i 5 Stelle se la ridono

E va bene, confesso. Ieri sera mi ero preparato per bene: telecomando ben saldo in mano per rintuzzare gli attacchi di moglie e figli, laptop sulle ginocchia per prendere appunti e controllare il flusso degli hashtag su Twitter e i commenti su Facebook e occhi puntati sul confronto televisivo di Sky fra i candidati alle primarie del Pd. E poi? Poi confesso che non ho retto. Dopo dieci minuti di banalità assolute ho deciso che questo pezzo potevo scriverlo anche senza imporre ai miei cari la sofferenza di un’ora e mezza di dibattito. Ho mollato il telecomando e mi sono arreso.
Mai come in questo caso le primarie del Pd assomigliano ad una commedia, sempre che non si scada addirittura nella farsa. E gli italiani lo hanno capito benissimo. Facciamo un rapido riepilogo: Renzi investe tutta la sua autorevolezza politica nel referendum del 4 dicembre. Una parte del suo partito non lo segue, anzi lo avversa in maniera netta, anche su argomenti che il partito e i singoli avevano già votato in Parlamento. In altre formazioni politiche – leggi Movimento 5 Stelle – questo sarebbe stato sufficiente a cacciare i frondisti, e invece nel Pd si può essere dello stesso partito e fare campagna per il Si e per il No allo stesso tempo. Mistero!
Come è andata a finire lo sappiamo tutti. A quel punto in un partito serio chi avesse minato il successo della linea del partito sarebbe stato gentilmente messo alla porta. Nel Pd no, si mette alla porta il segretario e si va alle primarie. E’ evidente che un segretario portato alla sconfitta dai suoi, alle prossime elezioni e avendone la facoltà, non avrebbe candidato nessuno degli avversari interni. E allora vai di scissione e di primarie. Ora si scontrano Matteo Renzi, il governatore della Puglia Michele Emiliano e il ministro della giustizia di un governo Renzi, Andrea Orlando. Secondo voi come va a finire? Nel modo più scontato del mondo, vince Renzi e si ritorna alla casella di partenza. Il vero fatto politico è che pare che la vicenda non interessi a nessuno, tranne forse ad una parte degli iscritti del Pd. La spinta democratica per l’evento-primarie si è spento per un motivo molto semplice: se chiami i cittadini a scegliere fra due visioni politiche, fra due programmi, fra due utopie, allora ti seguono. Se li utilizzi per definire i confini di una guerra interna, la gente lo capisce e ti lascia a cuocere nel tuo brodo.
Va bene, mi direte, ma le primarie di domenica 30 aprile servono anche per eleggere il segretario del Pd Veneto. Ah benon! vi rispondo. Si tratta di scegliere fra Alessandro Bisato e Andrea Tonella, due assoluti sconosciuti che hanno già cominciato ad avere idee diverse in relazione al referendum sull’autonomia del Veneto e che rappresentano poco più che se stessi. E quando saranno eletti, cambierà qualcosa? Voi ve li vedete i redattori di un talk politico di livello nazionale chiamare Alessando Bisato o Andrea Tonella per spiegare cosa pensa il pd Veneto? Ma dai, non lo faranno mai, continueranno semplicemente a chiamare Alessandra Moretti, che con i suoi occhi azzurro cielo può andare in giro a raccontare che i bambini di Roma muoiono morsi dai topi, poi dire che ha sbagliato, poi denunciare tutti quelli che la deridono e poi tornare in televisione a dirne un’altra. E sia chiaro che le offese sul web sono da condannare e che Alessandra ha tutta la mia stima e solidarietà.
Ma almeno, diciamocelo, rimangono le primarie per scegliere il candidato sindaco di Vicenza! Ecco, guardate, li siamo davvero alla farsa. C’è un comitato che sta lavorando da gennaio, avete capito bene, da gennaio, per decidere come si dovranno fare queste primarie. L’ultima che hanno partorito sono le primarie all’americana, per quartieri. E se gli statunitensi guardano con preoccupazione agli “swinging States” e aspettano con ansia il voto in Ohio, noi cosa dovremo fare? Aspettare con ansia il voto dei Ferrovieri e guardare preoccupati alle scelte delle Carmelitane Scalze del seggio numero uno? Ma siamo impazziti? Ma vogliamo tornare sulla terra? I candidati che si profilano all’orizzonte sono il volenteroso Otello Dalla Rosa, che pur di estrazione Pd è partito per tempo e si è creato un suo movimento politico, l’unico che finora sia stato dato per partente del partito è Antonio Dalla Pozza ma sullo sfondo rimane sempre la figura di Jacopo Bulgarini d’Elci, il figlio prediletto di Achille Variati, mai stato del Pd, obbligato a questo punto a creare a sua volta un soggetto politico se vorrà correre alle primarie. E noi stiamo qui a pensare se fare le primarie nei quartieri? Non sarebbe meglio pensare ad un candidato che abbia almeno una chance di vincere?
Già, perché mentre tutti sono distratti e guardano dall’altra parte, il Movimento 5 Stelle se la ride. I più accorti conoscitori della politica cittadina sanno benissimo che per cercare di batterli, i partiti tradizionali hanno una sola possibilità: una forma di grande coalizione, dichiarata o anche solo intessuta dietro le quinte, che metta insieme gli opposti. Centro-destra – sempre alla ricerca di un candidato spendibile – e centro-sinistra uniti per battere i grillini.

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