19 Aprile 2018 - 9.41

EDITORIALE – Ed alla fine vince Rucco (con l’incognita Forza Italia)

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di Stefano Diceopoli

Ha avuto ragione lui. Onore al merito.
Un sabato mattina di novembre ha convocato una conferenza stampa dentro un albergo di Vicenza Ovest, non ha annunciato nulla in anticipo, non lo ha detto nemmeno a tutti i suoi amici. Si è presentato con i capi delle sue liste civiche, quelle si messe in piedi dai suoi amici, e ha detto: “Sapete cosa c’è? Noi partiamo con la campagna elettorale e io mi candido a fare il sindaco”. Il protagonista ovviamente è Francesco Rucco e oggi più che mai bisogna riconoscere che la sua è stata la scelta più intelligente, più accorta, più adeguata alla situazione politica del centrodestra vicentino.
La corsa alle candidature, infatti, non era cominciata a novembre. C’erano già stati i primi “tavoli” del centrodestra, riunioni con i partiti e con le civiche, liste e raggruppamenti. E Francesco ha avuto il merito di capire che quella era una strada che non portava da nessuna parte. Certo in città l’amicizia con il segretario Matteo Celebron lo avrebbe favorito, ma per un lungo periodo pare che fra struttura cittadina e quella provinciale del Carroccio ci sia stato quello che si dice un dialogo fra sordi. I partiti hanno continuato a predicare unità e ricerca dell’unità, ma in realtà si sono infilati in un tunnel centrifugo che ha avuto la sua conclusione proprio in questa settimana.
E allora lui, Rucco, ha presentato la sua squadra ed è andato avanti per conto suo. Ha presentato un programma in nove punti, si è trovato una bella sede elettorale in centro, e si è imposto nella mente dei vicentini come il vero e unico candidato del centrodestra in città. Ovviamente in questo è stato aiutato dai partiti, un aiuto involontario, ovvio, tutto legato al terribile trattamento che è stato riservato ad un galantuomo con Fabio Mantovani, avvocato che era stato individuato per rappresentare i partiti, in virtù di un accordo fra Lega e Forza Italia, il più classico degli accordi spartitori sull’asse Treviso Vicenza.
Francesco è rimasto lì, tranquillo, ha aspettato che Elena Donazzan giocasse la sua roulette russa, ha aspettato che l’assessore regionale forzista tentasse di guadagnarsi un posto in Parlamento e che il partito la lasciasse a casa, ha temporeggiato nel momento in cui Elena chiedeva di essere messa in campo a Vicenza al posto di Mantovani, ha guardato dalla finestra fino a quando il povero Mantovani è stato costretto a rinunciare, con classe.
Alla fine sono stati i partiti, Lega e Noi per l’Italia, a dover ammettere che l’unico candidato in grado di andare al ballottaggio contro Otello Dalla Rosa è proprio lui, Francesco. Poco importa a questo punto che lui sia partito in anticipo, facendo di testa sua, che lui sia sfuggito alla logica delle spartizioni e degli accordi, il candidato che la gente riconosce davvero è lui.
Ora Forza Italia dice che Francesco non è moderato e liberale, dice che lui è espressione di una destra politica addirittura estrema e che mai e poi mai potrà convergere sul suo nome. E’ una dichiarazione di principio che vale oggi ma potrebbe non valere domani e che porta gli azzurri su una strada davvero pericolosa. C’è da chiedersi: Matteo Tosetto, candidato dal partito, vuole davvero andare alle elezioni e fare in modo che la conta dei voti porti a dare ai berlusconiani un ruolo assolutamente marginale? Se dalle urne dovesse uscire un risultato minuscolo, il ruolo subalterno di Forza Italia sarebbe sancito e il percorso verso un partito che confluisce e si confonde con la Lega sarebbe quasi irrinunciabile. Meglio forse convergere su Francesco e salire sul carro del vincitore prima di essere annullati.
Francesco, ancora una volta, sta alla finestra. Gongola e si gode un sostegno che rintuzza e forse annulla il rischio 5 Stelle. Adesso Francesco può farcela. Sicuramente oggi i pronostici lo vedono sicuro al ballottaggio. Per quello che riguarda la vittoria finale, invece, bisogna stare attenti. Attenti che i moderati azzurri, come a parti invertite è già successo in passato, non facciano il salto di campo e, al secondo turno, non vadano a mettere la croce su Otello. Così, solo per spregio.

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