8 Aprile 2021 - 10.05

EDITORIALE – E se a morire di Covid fossero anche i giovani?

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di Umberto Baldo

Qualche giorno fa mi è ricapitato sotto gli occhi un messaggio Facebook postato nel novembre scorso dal Consigliere Comunale di maggioranza di Pavia Niccolò Fraschini, che ora tutti abbiamo dimenticato, ma che allora sollevò forti reazioni.
Cosa diceva quel messaggio?
“Ormai questo piagnisteo sulle vittime penso che abbia stufato tanti italiani. Sono nove mesi che non pensiamo ad altro, per salvare poche migliaia di vecchietti stiamo rovinando sul lungo termine la vita di un sacco di giovani. È il solito conflitto generazionale, tra garantiti e non. Tutta questa vicenda ha dimostrato ancora una volta che l’Italia dà la precedenza sempre e solo agli anziani. Adesso è tempo di cambiare il passo, di sacrifici ne abbiamo già fatti fin troppi, abbiamo già fatto due tentativi, direi che Conte e i suoi sgherri hanno la coscienza pulita: adesso si può riaprire e poi, ripeto, viva Darwin!“.
Già il contenuto parlava da solo, e mi riferisco in particolare al “piagnisteo sulle vittime”, ma è quel “viva Darwin” finale che a mio avviso era agghiacciante.
Per chi non se lo ricordasse infatti, Charles Darwin è stato un grandissimo scienziato e biologo noto per aver formulato la teoria dell’evoluzione delle specie animali e vegetali per “selezione naturale”.
Non so se il Consigliere Fraschini se ne rendesse veramente conto, ma inneggiare a Darwin a proposito del Covid, considerato che il virus provoca più morti fra anziani e deboli, poteva avere un solo significato, e cioè che il virus in fondo non faceva che compiere quella “selezione” che sta alla base dell’evoluzione anche della specie umana, e quindi “nessun problema”.
Per completezza di cronaca, bisogna dire che dopo il polverone mediatico suscitato dal suo messaggio, il Consigliere Fraschini è tornato sui social per difendersi, postando questa precisazione: “Hanno frainteso e strumentalizzato le mie parole, estrapolandole dal contesto in cui erano state espresse. Da parte mia c’è la più totale vicinanza agli anziani che stanno soffrendo per via del Covid: ho genitori 70enni e nella mia famiglia abbiamo avuto 4 morti, quindi non sono certo insensibile a questo tema. Tutelare gli anziani è doveroso, ma questo non può avvenire sempre a spese dei più giovani, che sono ogni giorno penalizzati dai lockdown e che adesso vedono a rischio il loro futuro”.
Io il “contesto” cui accenna Fraschini non lo conosco, per cui prendo atto della sua smentita, oserei definirla retromarcia, e mi limito a constatare che prima di postare qualunque cosa sui social varrebbe la pena di pensarci tre volte.
A dire la verità Fraschini non è l’unico ad essere incappato in una gaffe sul tema “Covid ed anziani”. Capitò anche al Presidente della Regione Liguria Giovanni Toti sollevare una bufera mediatica quando, sempre l’anno scorso, disse che l’Italia non poteva permettersi un nuovo lockdown, aggiungendo che gli anziani sono “persone per lo più in pensione, non indispensabili allo sforzo produttivo del Paese…..”. Inutile dire che anche Toti si vide costretto a scusarsi.
Si sono spesi fiumi di parole per discettare sulla presunta frattura generazionale fra nonni e nipoti, provocata dal virus di Wuhan.
Ma dopo un anno di pandemia, in cui abbiamo vissuto tutti un’esperienza a dir poco allucinante, il post di Fraschetti mi ha suggerito una domanda.
Se fra i 100 e passa mila decessi avvenuti in Italia, a morire non fossero stati quasi esclusivamente i vecchi, se fossero morti anche migliaia di bambini, di adolescenti, di ventenni e di trentenni, cosa sarebbe successo?
Non è un’ipotesi di scuola, perchè la “spagnola” a suo tempo infierì molto più sui giovani che sugli anziani!
Se i camion militari di Bergamo invece che le bare di ottantenni avessero trasportato anche feretri di ragazzi e ragazze, i divieti e le regole da rispettare sarebbero state sentiti ancora come un “peso da sopportare”, una limitazione alle giuste aspirazioni di vita dei giovani?
Non sono un sociologo, ma sono pronto a scommettere che, se si fosse concretizzata quella deprecata ipotesi, saremmo in una situazione completamente diversa.
Sicuramente non avremmo associazioni di genitori in piazza a chiedere con veemenza il ritorno dei loro ragazzi nelle aule delle scuole!
Sicuramente le mamme ed i papà non avrebbero assecondato la voglia di evadere e divertirsi degli adolescenti durante l’estate, e le discoteche in Sardegna non avrebbero registrato il tutto esaurito.
Sicuramente ci sarebbe meno voglia di “tutto aperto”, di andare per bar e ristoranti, o per negozi e centri commerciali.
Sicuramente non si chiederebbe a gran voce il ritorno dei tifosi sugli spalti degli stadi, né la ripresa dei grandi eventi musicali.
Sicuramente chi anche solo accennasse ad abbassarsi o togliersi la mascherina in vicinanza di bambini, verrebbe aggredito da genitrici infuriate come le mitologiche Erinni.
Sicuramente sarebbero gli stessi genitori ad affiancare le forze dell’ordine nel disperdere eventuali gruppi di giovani “assembrati” per l’aperitivo.
Sicuramente il sentiment “No vax” sarebbe meno diffuso, e ci sarebbe meno acquiescenza verso i sanitari che rifiutano il vaccino.
Intendiamoci, va bene che sia andata così! Che i giovani, che rappresentano il futuro di una società, siano stati sostanzialmente risparmiati dal Covid, e dalle sue conseguenze.
Ma ciò non può indurre in alcun modo a minimizzare la portata del virus!
Nessuno può pensare che se questa malattia uccide persone che hanno mediamente più di 70 anni, in qualche modo la nostra società sia meno toccata, quasi come se gli anziani fossero al margine del consorzio sociale.
Nessuno può pensare che sia in qualche modo accettabile sacrificare i vecchi sull’altare della crisi economica, dando vita ad una indifferenza nei confronti della morte degli anziani che diventerebbe una sorta di eugenetica introiettata.
Nessuno può pensare che siano gli anziani a rubare il futuro dei giovani!
Io credo che ognuno di noi, indipendentemente dall’età anagrafica, debba porsi la domanda: e se in quella corsia, in quel letto di terapia intensiva ci fossi io, come vorrei che si comportassero gli altri?
Ecco perchè sulle problematiche della pandemia vanno comunque responsabilizzati anche i giovani, che fino ad ora sono stati quasi immuni dal Covid non per merito, ma semplicemente per insondabili fattori naturali.
Non c’entra niente Darwin in tutto questo! Perchè senza il Covid moltissimi di quegli anziani che se ne sono andati sarebbero ancora qui con noi.
Credo, per finire, non vada mai dimenticata la lezione di Virgilio, che quando nell’Eneide ci narra la fuga da Troia di Enea, ci racconta che il principe troiano scappa con il padre Anchise, cieco e paralizzato, sulle spalle, ed il figlio Ascanio per mano. Una splendida immagine di solidarietà generazionale di un grande poeta di 2.000 anni fa, che per quanto mi riguarda è ancora attuale.
Umberto Baldo

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