6 Febbraio 2017 - 12.07

EDITORIALE – Cosa nasconde la retorica di Salvini e dei suoi alleati

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“Gente che ieri ricordava il Giorno della Memoria, l’Olocausto e la Shoa è la stessa gente che spalanca le porte all’invasione islamica clandestina, che quel disastro ha comportato”.
Questa frase è stata detta da Matteo Salvini durante un comizio tenuto a Roma nel corso della manifestazione “Il popolo al governo – Italia Sovrana”, cui ha partecipato quella parte di destra italiana che si riconosce in Trump e Marine Le Pen e nel leaderismo forte di Vladimir Putin.
È avvenuto sabato 28 gennaio, in coincidenza con il periodo di celebrazione della Giornata della Memoria.
Secondo il leader della Lega ci sarebbe quindi un nesso tra l’eccidio degli ebrei in Europa da parte dei nazisti e il fenomeno dell’immigrazione.
Il salto logico appare arduo, anche perché Salvini non lo esplica, non è in un contraddittorio in cui qualcuno può chiedergli conto di quanto sta affermando.
È su un palco e parla a un pubblico di sostenitori, che infatti accolgono la frase con applausi scroscianti e urla di sostegno.
È solo una battuta potrà dire qualcuno, parole in libertà durante un comizio, per avere il consenso della folla.
Forse, ma un concetto di questo genere, pronunciato quando molte persone stanno di nuovo lasciandosi affascinare dall’idea dell’uomo forte al comando e da politiche di impronta nazionalistica, non può passare senza essere sviluppato, per comprendere cosa intenda davvero il leader della Lega.
Proviamo a farlo.
Secondo un’analisi strettamente logica della sua affermazione, Salvini sostiene che l’invasione clandestina, in particolare quella islamica, ha prodotto il disastro dell’Olocausto.
Stando a questo aspetto dovremmo quindi solo invitare colui che si presenta come prossimo candidato alla presidenza del Consiglio e a rappresentare l’Italia nel mondo, ad aprire un libro di storia e provare ad applicarsi nello studio, magari con maggiore dedizione di quanta ne dedica alla sua attività di parlamentare europeo.
Fosse così significherebbe che Salvini ignora che la Shoah, la soluzione finale del popolo ebraico, fu ideata, programmata e applicata dai nazisti tedeschi, che non avevano alcuna influenza islamica né, tanto meno, erano costituiti da orde di immigrati clandestini.
Crediamo che molte volte il capopopolo leghista abbia dimostrato la sua impreparazione, ma non pensiamo possa arrivare a questo punto, quindi la questione è probabilmente molto più seria.
Salvini con quella affermazione manda una serie di messaggi.
Il primo sostiene che la colpa dell’Olocausto non fu, o perlomeno non fu solo, di Hitler, dei nazisti che lui guidò nella sua avventura fanatica razzista e prevaricatrice, con la complicità diretta e indiretta dei fascisti europei, che istituirono leggi razziali contro ebrei e minoranza etniche.
No, per Salvini la responsabilità “è dell’invasione islamica clandestina, che quel disastro ha comportato”.
Con una frase si è quindi iscritto alle tante categorie dei negazionisti o giustificazionisti su quanto avvenne agli ebrei in Europa negli anni bui del nazifascismo.
Sono tante le specie in cui militano questi individui, tra cui ovviamente gli estremisti, per i quali l’Olocausto è una invenzione della propaganda sionista nel mondo, poi quelli per i quali ci furono i campi di concentramento, ma non lo sterminio di massa programmato di bambini, donne e uomini, fino a quelli per i quali gli ebrei, arricchitisi in una Germania impoverita dalla prima guerra mondiale e dalle sanzioni successive, un po’, in fondo, se la sono cercata.
Anche quest’ultimo concetto appare emergere dalla frase del nostro prode leghista, che ormai ha abbandonata la Padania come idea alternativa all’Italia e si rivolge agli italiani come fossero da sempre il suo primario interesse.
Perché nella sua dichiarazione Salvini dice che quelli che piangono per l’Olocausto sono gli stessi che aprono le porte all’immigrazione islamica clandestina, cosa su cui si potrebbe comunque opinare, facendo anche opportuni distinguo, ma il messaggio implicito appare un altro e deve essere valutato insieme alle affermazioni con cui sostiene la proposta di Trump di impedire l’arrivo negli Usa di stranieri provenienti da alcuni Paesi musulmani.
Una proposta che dal palco fa sua, dicendo che se dovesse vincere le elezioni in Italia farebbe lo stesso.
Quindi il messaggio a chi oggi apre le porte all’immigrazione appare questo: noi vi stiamo dicendo che siamo contrari e se vinceremo faremo politiche opposte, ma se questo non dovesse bastare, se poi a queste persone dovesse succedere qualcosa, ricordando ad esempio quanto accaduto agli ebrei, sarà vostra responsabilità. E, ovviamente, degli immigrati stessi, che sono avvisati e quindi se la stanno andando a cercare.
Qualcuno leggendo questo articolo obietterà che sono tutte opinioni formulate sul nulla e su una semplice frase.
A costoro va fatto osservare che quella frase contiene tutta la retorica e l’aggressività delle destre fasciste e naziste che presero il potere in Europa, che sono facilmente riscontrabili ascoltando i comizi di Mussolini e Hitler, prima e dopo che presero il potere.
Le cavalca anche Giorgia Meloni nel suo intervento dallo stesso palco:
“Le frontiere per noi sono sacre – dice acclamata dalla folla – ci riprendiamo questa nazione, perché questa nazione i nostri padri l’hanno costruita con il sacrificio e non la regaliamo”.
Anche a lei sarebbe da chiedere a quali padri si riferisce, perché quelli della nazione sono persone come Garibaldi, Cavour, Giolitti e Mazzini, quelli dell’attuale stato italiano gli antifascisti che si opposero a Mussolini e poi scrissero la nostra Costituzione.
Nessuno di questi pensava o teorizzava quello che afferma lei, predicato invece da altri personaggi, che non sono padri della nostra nazione e tantomeno della nostra Repubblica.
La retorica però è la stessa di quella di Salvini, con identiche parole d’ordine.
Nazionalismo, difesa delle frontiere, avversione verso gli stranieri e politiche comunitarie, con autarchia di governo ed economica, da cui conseguenti logiche protezionistiche.
Le stesse parole di riferimento della destra fascista da sempre, a cui sembrano essersi iscritti altri presenti al comizio, tra cui politici di Forza Italia, come La Russa, che torna del resto da dove è venuto, Santanché, Brunetta e uno che appariva moderato come l’ex ministro Mario Mauro, di Scelta Civica, ed ex ministro della Difesa del Governo Letta.
Con buona pace della speranza che in Italia si sviluppasse un centro destra autorevole, moderno ed europeista, vale la pena cominciare a pensare che il nostro Paese sta rischiando di ritornare al buio della ragione e della democrazia, che già sperimentò un secolo fa.

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