24 Maggio 2017 - 9.29

EDITORIALE – Buttiamo via Vicenza: lo strano caso dei parlamentari vicentini che nessuno conosce!

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In una recente intervista, il presidente dell’Unione delle Province Italiane, Achille Variati, ha detto che l’ultima speranza per gli enti di secondo livello, stretti fra necessità di prendersi cura di strade e scuole e mancanza di fondi, sono i parlamentari. Spetta a loro, secondo Variati, darsi da fare perché il Governo si decida a lasciare sul territorio i denari che servono.
Se i parlamentari sono l’ultima speranza e noi dovessimo giudicare l’intero Parlamento partendo dall’esperienza vicentina, allora una sola potrebbe essere la conclusione. Sbarriamo le strade, chiudiamo le scuole e buttiamo le chiavi della Provincia. Inutile nutrire false speranze.

Ma perché direte voi? Ve lo spiego subito, non prima di avervi invitati a fare con me un piccolo esperimento sociale: uscite in strada, fermate dieci persone e chiedete loro di dirvi quanti sono i parlamentari vicentini e come si chiamano. Se avete davvero coraggio chiedete anche di che partito siano. Avete dubbi sul risultato? Io no, l’ho fatto e l’esperienza è stata esilarante. I parlamentari sono un oggetto sconosciuto e per fortuna non volano, altrimenti potremmo chiamarli degli UFO.
Potrò anche essere nostalgico ma quando a Vicenza c’era Mariano Rumor, in questa città si esercitava del potere, certo, ma si difendeva anche il territorio. Qualcuno mi ha raccontato che un giorno, direttamente da Roma, arrivarono a Vicenza i due più alti amministratori delle allora Ferrovie dello Stato. Volevano ottenere da Mariano Rumor il via libera alla cancellazione del treno che, partendo da Vicenza alle sette di sera portava i viaggiatori direttamente a Parigi, con arrivo alla Gare de Lyon alle sette del mattino. Rumor li ascoltò con un tale interesse che i due “travet” delle Ferrovie pensarono di aver avuto successo nella loro missione vicentina. Fu solo una illusione e di breve durata: dopo aver ascoltato, Rumor si alzò e mise alla porta i due visitatori, invitandoli a non provare mai più a presentarsi a Vicenza per chiedere di togliere qualcosa alla sua città, il suo territorio, il suo collegio, la sua base elettorale. Certo, era stato Ministro e Presidente del Consiglio, quello che esercitava era un potere reale, ma era un potere che riusciva anche a far ricadere sul territorio dei benefici importanti.
E adesso torniamo a noi: i nostri parlamentari. Credo che qualcuno possa ricordare che fra gli eletti alla camera alle ultime elezioni c’era Alessandra Moretti. Con le sue comparsate televisive, le uscite spesso fuori contesto, la sua irrefrenabile natura di “gaffeuse”, le uscite sulla necessità di andare dall’estetista e di essere “lady-like”, la nostra Ale si è guadagnata una certa notorietà. Peccato che sia anche l’unica di una nutrita schiera a non essere più parlamentare. Nel frattempo si è guadagnata uno scranno a Bruxelles e ha perso miseramente la corsa per la Regione del Veneto. Ha detto di essere malata e si è fatta fotografare ad un matrimonio holliwoodiano in India, perdendo anche il posto da capogruppo del Pd in Regione. Qualcuno è in grado di dire che abbia portato un qualche beneficio al territorio? Non credo.
E’ tanto attiva sul fronte dello sport, si è battuta perché Vicenza diventasse città europea dello sport, esprime dolore per la retrocessione del “Lane”. E’ Daniela Sbrollini, che sembra immune dalla consapevolezza che questa storia della città europea dello sport non porta a Vicenza un solo centesimo.
Nessun sindaco che abbia avuto bisogno di andare a Roma per chiedere lumi o per farsi spiegare qualcosa in un ministero ha mai trovato l’assistenza di un parlamentare, almeno non che si sappia. Ma questo non dovrebbe essere uno dei compiti primari di chi va a Roma? E loro ci vanno. Se li chiami il lunedì mattina, puoi sentire il rumore delle ruote del trolley che saltano sul porfido delle strade Romane. Se li risenti il venerdì devi chiamarli almeno dieci volte solo per dire “Buongiorno”. Eh si, loro sono in un Frecciarossa di Trenitalia, dentro e fuori dalle gallerie. Stanno tornado a casa, a mani vuote.
Dovrebbero conoscere ogni ufficio nei ministeri importanti, avere amici negli uffici, portare gli amministratori locali più vicini alle stanze del potere. Ma voi ve lo vedete il buon Crimì fare una cosa del genere? E’ già tanto se il nostro giovane medico ha presentato un paio di righe guardacaso proprio per stabilire alcune fondamentali regole relative alla professione di medici e specializzandi.
E cosa dire del povero Dino Secco, rimasto sulla porta del parlamento fino ad un paio di mesi fa e già finito alla berlina sui giornali nazionali per il fatto di vivere in una stamberga romana con lo scopo di tesaurizzare lo stipendio romano?
Ma voi lo sapete che fra gli eletti c’era anche Pierantonio Zanettin, ora membro laico del Consiglio Superiore della Magistratura? Ma anche voi, leghisti, lo sapevate di avere un parlamentare che si chiama Filippo Busin? E se lo sapete, vi spiacerebbe mandare una foto in redazione? Io non saprei nemmeno che faccia abbia.
Volete un ultimo esperimento sociale? Provate a pensare se anche a Vicenza qualche gruppo di interesse dovesse proporre il movimento di pensiero che è tipico degli Stati Uniti. In alcuni casi, e per risolvere problemi specifici, i cittadini vengono invitati a scrivere ai loro parlamentari affinché si impegnino a risolverli. Se dovesse capitare a noi, a chi dovremmo scrivere? A “Chi l’ha visto?”

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