7 Marzo 2019 - 10.02

EDITORIALE – Buon 8 marzo Donne, senza retorica

Con il decorrere del tempo c’è sempre il rischio che certe ricorrenze assumano sempre più una valenza “rutinaria e commerciale”, perdendo così il ricordo delle motivazioni “vere” che le hanno ispirate. Può essere il caso della Festa della donna, festeggiata l’8 marzo di ogni anno, che rischia di diventare sempre più la “festa delle mimose” e delle “cene fra donne”.
Quando nasce la Festa delle donne?
Va subito sgombrato il campo da leggende e falsi storici, tipo quello che fa riferimento ad un episodio drammatico accaduto nel 1857 negli Stati Uniti, quando alcune operaie, chiuse in fabbrica dal padrone perché non partecipassero a uno sciopero, persero la vita a causa di un incendio. Oppure ad un presunto analogo episodio che sarebbe avvenuto a New York l’8 marzo del 1911, quando nel rogo di una fabbrica di camicie persero la vita 134 donne. Sembra però che la fabbrica fosse inesistente, e che un drammatico rogo avvenne effettivamente, ma in febbraio.
In realtà la prima idea di una giornata internazionale della donna nacque nel febbraio del 1909 negli Stati Uniti, su iniziativa del Partito socialista americano. L’anno seguente, nel 1910, la proposta venne raccolta da Clara Zetkin a Copenaghen, durante la Conferenza internazionale delle donne socialiste. I documenti del congresso non chiariscono bene le motivazioni che suggerirono la scelta di quella data, l’8 marzo, tanto è vero che, fino al 1921, a seconda degli Stati la festa veniva celebrata in date diverse.
Fu solo in occasione della seconda conferenza delle donne comuniste (Mosca, 1921), che venne proposta e approvata un’unica data per le celebrazioni, in ricordo della manifestazione dell’ 8 marzo 1917 a San Pietroburgo, quando le donne della città marciarono per la fine della prima guerra mondiale, contribuendo così ad innescare la rivolta che portò alla fine del regime zarista.
In Italia la prima “Giornata della donna” si tenne nel 1922, ma il 12 marzo, non l’8.
Va comunque ricordato che l’ufficializzazione della Giornata internazionale della Donna fu votata dall’Organizzazione della Nazioni Unite solo nel 1977.
Non è la sola festa dedicata alle donne.  L’8 marzo rappresenta una delle due giornate dedicate ai diritti di genere; l’altra è “La Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”, istituita nel dicembre 1999 dall’Assemblea Generale dell’Onu, e che viene celebrata il 25 novembre di ogni anno.
Come viene festeggiata?
In Italia va riconosciuto che ha un po’ perso il suo significato iniziale, ed è diventata l’occasione per una serata “trasgressiva” da trascorrere rigorosamente fra donne.  Ma in altre parti del mondo la ricorrenza è ancora occasione per accendere i riflettori sulla condizione delle donne, per rivendicare la parità fra i sessi, per denunciare le discriminazioni.  Solo per fare qualche esempio, in Vietnam sui luoghi di lavoro viene portato cibo da consumare tutti insieme. In Indonesia artiste ed intellettuali si confrontano sui problemi delle donne nel proprio Paese. Così anche in Quebec.   In Russia invece è proprio Festa nazionale, che si festeggia con il classico pranzo in famiglia.
Perché la mimosa?
La scelta dei fiori gialli della mimosa risale invece al 1946: le organizzatrici delle celebrazioni a Roma cercavano infatti un fiore che fosse di stagione e costasse poco: la mimosa, appunto.  E a scegliere questo fiore furono tre donne: Teresa Noce, Rita Montagnana e Teresa Mattei.
Confesso che non amo l’8 marzo dei gruppi di donne in “libera uscita”, delle mimose di plastica sulle scatole di cioccolatini, o di quelle comprate a prezzi folli da fiorai.
Non amo l’8 marzo che lava la coscienza a uomini distanti, violenti o solo semplicemente ignavi, che lo usano come foglia di fico per sentirsi bravi e solidali con l’ “altra metà del cielo” un solo giorno all’anno. Non amo l’8 marzo festeggiato solo dalle donne.  Lo vorrei festeggiato da tutti, uomini e donne assieme. Vorrei che  fosse festa anche a Ryad, a Kabul, a New Delhi, in Sudan, e comunque in quella grande parte del mondo dove nascere donne vuol dire vivere una vita grama, e comunque limitata e sottomessa alla figura maschile.  E la crescita esponenziale dei femminicidi e delle violenze sulle donne, cui assistiamo negli ultimi anni in Italia, sta a ricordarci che la strada per le nostre madri, sorelle e figlie, è ancora lunga e irta di ostacoli.
Quindi no alla festa “forzata”, alla consueta retorica sdolcinata delle mimose, cui siamo oramai assuefatti da decenni.
Preferisco celebrare il ruolo delle donne ricordando una ragazza italiana, Teresa Mattei, una delle tre che a suo tempo suggerirono la mimosa come simbolo di questa giornata, e che sono certo che alla quasi totalità di voi risulti una figura del tutto sconosciuta.
Quindi un 8 marzo in memoria di questa ragazza degli anni Venti, di questa ragazza che a 17 anni si fece espellere da tutte le scuole del Regno per non assistere alle lezioni sulla difesa della razza.  Che dopo la guerra fu  la più giovane deputata eletta alla Costituente, e che ci ha lasciato nel marzo del 2013.   Quella di Teresa Mattei è l’immagine di una donna italiana coraggiosa e appassionata, che dopo le macerie della guerra scrive di uguaglianza e di diritti. Che ne scrive fiduciosa in tempi non lontani, ma che ora sembrano secoli, col pensiero di una mimosa stretta fra le mani.
Ma la sua è solo una delle storie, e sono tante, di donne che nei secoli hanno dimostrato che non esistono limiti alle potenzialità femminili.
Quindi, ragazze, perché le donne sono sempre ragazze dagli zero ai cent’anni, se venerdì 8 marzo giustamente uscirete per festeggiare, ricordate che se oggi sembra abbastanza scontato regalare un rametto di mimosa alla mamma, ad un’amica, alla fidanzata o alla moglie, “dietro” ci sono le rivendicazioni e le lotte di generazioni di donne, di madri, e di lavoratrici coraggiose.
Con questo spirito  Tviweb augura a tutte le donne  “Buon 8 marzo”.
Umberto Baldo
VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
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