31 Marzo 2019 - 12.11

Editoriale: benvenuti alla giornata nazionale dell’invidia!

Come ogni anno ci stiamo avvicinando al periodo dedicato a comunicare al Fisco la nostra situazione reddituale, ed i nostri “Sior Bepi” e “Siora Maria” probabilmente stanno già cominciando a raccogliere le “carte” da portare al Caf o al Commercialista.

Cosa direste, cari “Siori”, se la vostra dichiarazione dei redditi un certo giorno di ogni anno fosse consultabile da chiunque?  Che i vostri vicini di casa, i vostri parenti, i vostri colleghi, potessero “sfrugugliare” liberamente fra i riquadri del vostro 730 o modello Unico, venendo così a conoscere i vostri più intimi segreti reddituali?

Immagino starete pensando che si tratta di fantascienza.

Sicuramente si, ma non in Finlandia.

In questo Stato dell’estremo nord europeo c’è un giorno dell’anno che i finlandesi chiamano “Giornata nazionale dell’invidia”, durante la quale qualunque cittadino, in nome del diritto alla trasparenza, può chiedere agli uffici dell’Amministrazione fiscale di conoscere il reddito del vicino, della star, o dell’imprenditore famoso.

Il National Jealousy Day è fissato ogni 1° novembre, il giorno in cui noi ricordiamo tutti i Santi. 

Capite bene che da quelle parti più, che degli spiriti di Halloween, gli evasori hanno paura della “notte delle tasse”.

Il corollario è che il 1 novembre di ogni anno, i giornali ed i media impegnano le loro energie nella ricerca dei redditi dei personaggi più in vista, al fine di individuare chi ha fatto il furbo evadendo le tasse, additandolo così al pubblico ludibrio.

Questo “open day del reddito” è diffuso anche in Norvegia dal 2001.

Le finalità sono facilmente intuibili, e mirano da un lato alla diffusione della cultura dell’onestà, dall’altro a combattere le disuguaglianze sociali.  Nel senso che un raffronto del proprio reddito con quello superiore di un altro cittadino, può stimolare la ricerca di miglioramento della propria posizione in azienda, o di un lavoro più remunerato.

Va segnalato che, non essendo tutti “santi” anche da quelle parti, la “Giornata nazionale dell’invidia” è divisiva.   

Alcuni ritengono per esempio che sia una violazione della privacy, mentre altri sostengono che questa pratica sia stata imprescindibile per evitare che anche in Finlandia, come in molti altri paesi europei, aumentassero le disuguaglianze sul posto di lavoro.   Ironicamente, lo scrittore di origine tedesca Roman Schatz,  parla di un «esercizio collettivo di psicologia. Che crea un’illusione di trasparenza così tutti aumentiamo la nostra autostima perché possiamo dire: Gli americani non potrebbero mai farlo, e nemmeno i tedeschi. Ma quanto siamo onesti, ma quanto siamo bravi. È come un purgatorio luterano». 

Parlavamo di fantascienza?

Si, se la raffrontiamo con l’andazzo del nostro Paese.

Qui ogni nuovo Governo all’inizio del mandato è solito rilanciare la lotta all’evasione fiscale, magari rispolverando la vecchia idea della “lotteria degli scontrini”.  Ma, tanto per ragionare, perché l’estrazione a sorte di premi, rigorosamente non in denaro, potesse funzionare, sarebbe necessario che andasse a regime la trasmissione telematica al Fisco dei corrispettivi (ricevute e scontrini), e che l’acquirente lasciasse nelle mani dell’esercente il proprio C.F.  Sono pronto a scommettere che ogni tentativo in tal senso sarebbe un ennesimo fallimento, perché nel Belpaese l’evasione non è percepita come un reato, a mio avviso fra i più gravi, bensì come una “furbata” in cui noi italici eccelliamo.   Quindi chi paga, perché non può evadere, continuerà a pagare sempre di più, e i cosiddetti furbi continueranno ad usufruire dei servizi pubblici e del welfare a spese dei primi.  In questo benedetto Paese non è infrequente che qualcuno dichiari redditi ridicoli, girando poi in Cayenne o Range Rover, e usufruendo per soprammercato dell’esenzione dai ticket sanitari per reddito.

E l’unica cosa permessa al cittadino onesto è quella di “incazzarsi”, perché fra privacy e segreti d’ufficio non c’è modo di conoscere i redditi degli altri.

A onor del vero anche in Italia una volta si tentò la strada della trasparenza dei redditi.   Forse non tutti ricordano che nel 2008, durante il governo di Romano Prodi, l’Agenzia delle entrate italiane mise online le dichiarazioni dei redditi di tutti i cittadini italiani, consultabili e divise per regione. Il traffico fu così intenso che il sito divenne irraggiungibile, e le polemiche così diffuse che fu chiesto l’intervento del Garante della privacy, che decise di togliere le liste dal sito e renderle non più consultabili.  

Già, la privacy degli evasori è sacra, un valore da tutelare, e non è bene far sapere ad un cittadino che paga tutto, che il suo “vicino di casa” vive alla grande a suo carico, e per di più facendosi beffe di lui e dello Stato!  

Ironia a parte, non è bene invocare né la delazione promossa e gestita dallo Stato, né le liste di proscrizione; ma questo non può essere un alibi per non perseguire l’evasione come si è sempre fatto in questa nostra Italia, fra assenza di controlli e condoni a go go.     Non ci sarà futuro per le nuove generazioni se in questo Paese non si affermerà una cultura secondo cui essere ricchi non è un reato, ma evadere le tasse lo è invece tre volte: primo perché si usufruisce di servizi (strade, scuole, ospedali) pagati da altri, secondo perché si fanno pagare più tasse a chi già le paga, e infine perché si ruba alla collettività.

E credete che non è una questione di “etica luterana”, più rigida, contrapposta all’ “etica cattolica”, più incline al perdono: si tratta solo ed esclusivamente di “Etica”.

Umberto Baldo

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
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