9 Marzo 2017 - 15.49

EDITORIALE – Barça, quei favori se fatti alla Juve sarebbe scandalo

Oggi il mondo dello sport sta celebrando la rimonta del Barcellona ai danni del Paris Saint Germain negli ottavi di finale di Champions League, con un sonoro 6-1, che ribalta il 4-0 subito dai catalani in Francia.
Appare una grande impresa sportiva, che celebra la forza della squadra blaugrana e dei suoi eccezionali campioni.
Ma quanto sia limpida questa vittoria sembra che nessuno se lo stia chiedendo.
In Italia la Juventus, a torto o a ragione, è spesso additata come destinataria di favori arbitrali e quanto avvenuto con Calciopoli lascia un alone di sospetto ogni volta che i bianconeri ricevono effettivi o presunti vantaggi arbitrali.
In quest’ambito viene spesso richiamata anche quella che è percepita da molti come una sostanziale impunità per i giocatori bianconeri, su tutti, ad esempio Bonucci e Chiellini, ai quali sarebbero concessi interventi di gioco che altri difensori vedrebbero subito sanzionati, eccessi di proteste e lamentele, atteggiamenti enfatici appena subiscono un contatto degli avversari.
La discussione pro e contro juventini in Italia anima i bar, i mezzi pubblici e gli sfottò fra tifosi da lunedì a domenica.
Quanto accaduto mercoledì 8 marzo al Camp Noi di Barcellona fa emergere che, in ogni caso, nulla è paragonabile alla squadra catalana.
Cosa si direbbe della Juventus se battesse una squadra per 6-1 al termine di una partita in cui agli avversari non fosse concesso un rigore solare, mentre a loro ne venissero assegnati due del tutto inventati?
Nessuno può mettere in dubbio che il Psg abbia commesso errori gravi e soprattutto la bravura dei giocatori del Barcellona, ma senza questi favori la squadra di Messi e compagni non avrebbe mai potuto ribaltare il risultato, che di fatto è del tutto falsato da questi episodi.
Senza considerare l’atteggiamento tenuto da alcuni catalani durante la partita, soprattutto Neymar e Suarez, costantemente impegnati a simulare falli, a rotolare come travolti da un treno al primo contatto, a protestare in modo veemente, a cercare di mettere l’arbitro in condizioni di sbagliare.
Un modo di intendere il gioco del tutto antisportivo, che peraltro è ben noto da parte dei due sopra citati e tutti gli italiani ricordano come il centravanti dell’Uruguay si comportò ai Campionati Mondiali nella partita contro l’Italia e il morso che rifilò a Chiellini, per poi protestare come fosse lui la vittima.
Torniamo allora al Camp Nou.
Il direttore di gara è molto vicino quando nel primo tempo Draxler del Psg cerca di entrare in area da sinistra, ma il pallone viene fermato con la mano da Mascherano, sdraiato per terra nel tentativo di recuperare.
Qualcuno sostiene non sia rigore perché, essendo in scivolata, il catalano non può controllare il braccio.
Per spiegazioni si provi a chiedere cosa ne pensa il difensore della Roma Kostas Manolas, che nel 2014 contro il Bayern Monaco commette lo stesso fallo di mano e viene sanzionato con un rigore per i tedeschi.
Allora il romanista si prese anche molte critiche per essere stato imprudente, “perché in Europa quei falli vengono fischiati”, dicono i commentatori.
Certo, sono fischiati a tutti, ma non contro i giocatori del Barcellona.
Il primo rigore dei blaugrana arriva per un non fallo su Neymar, che vede il suo avversario scivolare e cadere per terra, impossibilitato a fare qualsiasi cosa, tra cui ovviamente scomparire.
Il brasiliano allora gli corre addosso e cade rovinosamente.
L’arbitro è a un metro, vede bene e non fischia, ma poi, chissà per quale arcano motivo, si fida del giudizio dell’assistente di linea lontano almeno quindici metri e dietro la porta e assegna il penalty.
De tutto ridicolo è poi il secondo rigore dato al Barcellona, che a pochi minuti dalla fine deve fare due gol e butta una palla lunga in mezzo all’area del Psg, verso la quale corrono Suarez e il difensore avversario Marquinhos.
Accortosi che la sfera è irraggiungibile l’attaccante uruguaiano si esibisce in uno dei suoi proverbiali tuffi in area e l’arbitro, distante una ventina di metri, ovviamente assegna rigore, dando ancora ai blaugrana circa sei minuti, dati i cinque assegnati di recupero, per trovare il sesto gol, che poi arriva con un’azione sul filo del fuorigioco, ma non ci sono dubbi quando si tratta dell’armata catalana.
Serata sfortunata per arbitro e collaboratori si dirà.
La questione però è più complessa, perché il Barcellona riceve questi favoritismi in Champions League da diversi anni, tutte le volte che si trova in difficoltà.
Il caso più clamoroso è quello del 2009, quando si qualifica pareggiando 1-1 a Londra con il Chelsea, al termine di una partita in cui l’arbitro norvegese Ovrebo non vede diverse trattenute in area ai danni di Drogba, allora centravanti dei Blues, e soprattutto non fischia due rigori per evidentissimi falli di mano dei giocatori catalani Piqué ed Eto’o.
L’anno dopo il Barça perde 3-1 in semifinale a Milano con l’Inter e la stampa spagnola grida allo scandalo perché ritiene fosse rigore un contatto in area tra l’interista Snejder e il terzino blaugrana Dani Alves.
Il ritorno lo stadio catalano è una bolgia, serve la rimonta e l’arbitro dopo pochi minuti ripara immediatamente il presunto torto dell’andata ed espelle il centrocampista dell’Inter Thiago Motta, che tocca con la mano il volto di Busquet, il quale, in nome del noto spirito sportivo della sua squadra, si accascia a terra tramortito, mentre tra le dita sbircia la decisione arbitrale, per poi rialzarsi vivo e vegeto dopo il cartellino rosso.
I nerazzurri giocano circa 80 minuti più recupero in 10 contro 11 contro la squadra più forte del mondo, resistono allo stremo e passano il turno perdendo solo 1-0.
Ma non è finita, perché anche la Juventus recrimina e non poco per l’arbitraggio ritenuto a favore del Barcellona nella finale di Champions League, che perde per 3-1 nel 2015.
Insomma un episodio è casuale, due possono essere una coincidenza, il ripetersi di situazioni analoghe ogni volta che il Barcellona è a rischio eliminazione appare un sistema, per il quale i catalani devono riuscire ad arrivare molto lontano nella competizione e se possibile vincerla.
Almeno tutto ciò faccia comprendere ai commentatori italiani quanto, di fronte alla forza sportiva e non del Barcellona, sia stata importante la prestazione della Juventus in quella finale, persa dopo aver giocato a lungo alla pari, e immensa l’impresa dell’Inter nel 2010, che vinse all’andata e non si fece travolgere, in inferiorità numerica, al ritorno, come i catalani hanno dimostrato di sapere fare proprio contro il Psg.

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
duepunti
UNICHIMICA

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