21 Dicembre 2019 - 16.44

EDITORIALE – Addio alla Lega delle “cincentmila”

Vedere la fine di un Movimento politico in fondo non è poi così raro.  L’abbiamo visto accadere con grandi partiti di massa, la Democrazia Cristiana, il Partito Comunista Italiano, il Partito Socialista Italiano, che hanno guidato questo nostro Paese per circa mezzo secolo dopo la fine della guerra.
In politica, com’è noto, il vuoto non esiste, per cui il loro posto è stato occupato da altre forze, qualcuna erede ideale di quelle scomparse, come il Pd, altre nuove di zecca come il Movimento 5Stelle.
Un solo Partito era riuscito a resistere alla crisi della prima Repubblica, diventando la forza politica più “vecchia” fra quelle rappresentate in Parlamento.
Ed il passato è ormai d’obbligo visto che, dopo il Congresso di Milano, la “Lega Nord per l’Indipendenza della Padania” sarà un guscio vuoto, tenuto in vita artificialmente solo per pagare le rate concordate con la Magistratura.
Ma un conto è “chiudere una fase storica” con un’assise che ha il sapore di un atto notarile, un conto è mettere fine ad una storia e ad una tradizione trentennali ben radicate nelle Regioni settentrionali.
La Lega di Bossi infatti non è stato un Partito come gli altri.
Tutti avevano idee guida, riferimenti culturali, legami strategici.
Ma Bossi era riuscito a fare di più.
Servendosi di una retorica basata sull’identità, sulla autenticità e sull’autonomia, aveva proposto ai suoi seguaci l’immagine di un “popolo nuovo”, con tanto di costruzione geografica, confini, costumi e tradizioni.  Questa era la “Padania” nella costruzione bossiana, una patria etnica, in cui venivano trasfigurate efficaci immagini mitiche, accompagnate da appelli ad eroiche battaglie dei “popoli padani”.
Certo c’erano evidenti forzature storiche.  Ma in questa narrazione l’inesistenza di una entità etnico-culturale identificabile con la Padania era del tutto irrilevante.   La Padania era solo un ambito territoriale di riferimento ideale, in cui far crescere i sentimenti di ostilità verso la politica ed i Partiti tradizionali, e verso il meridione d’Italia.
E’ evidente che tutta questa costruzione aveva bisogno di “simboli”.
E non solo quelli dell’Alberto da Giussano, o dell’ampolla contenete l’acqua del fiume Po.
Qualcosa di visibile, di toccabile, di personale, con cui mostrare la propria appartenenza “padana”.
E cosa c’è di meglio dei “gadget” per ottenere questo risultato?
Così questi oggetti sono diventati parte integrante dell’arsenale leghista, simboli identitari da un lato, strumenti di provocazione degli avversari dall’altro.
Il fenomeno negli anni ha assunto dimensioni considerevoli, tanto che ancora adesso sui siti delle principali aziende di vendita on line si possono trovare pagine e pagine di oggettistica legate alla Lega Nord.
Provate; è un viaggio interessante in un mondo che, dopo l’avvento di Salvini, è ormai a metà fra il folklore e la tradizione.
Non troverete le “mutande verdi” che furono la rovina del Governatore del Piemonte Roberto Cota, ma molti altri capi d’abbigliamento si.
E così sul sito di Amazon potete ancora ordinare canottiere, t-shirt e felpe tutte rigorosamente color “verde padania”, con il Sole delle Alpi stampato sul petto.
Per i maggiormente legati al proprio territorio o alla propria città, è disponibile anche la variante riportante il nome della propria regione o della propria città, sotto il quale campeggia il solito Sole delle Alpi, e ancora più sotto il nome “Padania”.
Inutile dire che si possono ancora trovare tutte le città venete, oltre che molte delle altre Regioni padane. 
Per gli anglofili c’è la versione con la scritta “Padania in not Italy”.
E, vera chicca, se un genitore vuole avvolgere il proprio neonato nel clima padano potete ordinare una tutina, con la scritta Emilia Romagna, sempre accompagnata dal Sole e dalla scritta Padania.
Ma l’armamentario del “Leghista doc” comprendeva ben altro.
Così su Ebay si può acquistare un “gonfiabile di plastica” di colore rosso, a forma di cuore, al centro del quale campeggia l’Alberto da Giussano con lo spadone sguainato. Il pezzo, segnalato come “rarissimo”, lo potere avere con 30 euro.
Non parliamo poi del settore adesivi.  Ce ne sono veramente di tutti i tipi.  Oggi è un po’ passato di moda, ma penso ricordiate che fino a qualche anno fa su  moltissime automobili campeggiavano adesivi con i simboli della Lega.  Uno in particolare, fra quelli in vendita on line, mi ha colpito, in quanto oltre all’eroe di Pontida, riporta la frase: “L’alba del Nord, il tramonto di Roma”.
Ma c’è anche qualche libro, fra cui il promettente “Avanti Po”.
Fra spille e distintivi c’è poi da perdersi; sono innumerevoli nelle loro varianti.
D’altronde non possiamo sottacere che i rappresentanti politici della Lega Nord, almeno fino al 21 dicembre 2019, portavano tutti all’occhiello il distintivo di Alberto da Giussano.  Sarà al riguardo interessante vedere se, dopo il fatidico congresso di Milano, questo simbolo identitario di origine “bossiana” sarà sostituito, magari con il più rassicurante tricolore italiano.  Anzi lo trovo probabile dopo la “mutazione genetica” della Lega di Salvini, che ha trasformato il “prima i padani” in “prima gli italiani”.
Tornando ai gadget, molto presenti in rete sono anche francobolli e monete.
Qui veramente la fantasia della vecchia Lega si è sublimata.
Potreste così acquistare lotti di banconote di vario taglio espresse in “scudi padani”.   Ma anche molte monete metalliche emesse dalla Lega Nord, del valore facciale di 1/2/5/10 “Leghe”, unitamente a svariate pseudo-monete coniate a suo tempo a scopo propagandistico.
Caratteristica una banconota da “Cincentmila” lire, riportante l’effigie di un giovane Bossi, oltre all’onnipresente Sole delle Alpi.
Vi assicuro che per gli appassionati di numismatica c’è di che perdere la testa, e che il loro interesse  si stia concentrando anche sulle banconote e sulle monete della Lega, lo dimostra un album molto ben rilegato, a suo tempo prodotto dalla “Banca della Repubblica del Nord & della Federazione dei Popoli Padani”, contenente tutte le banconote stampate dalla Lega Nord.  Si tratta veramente di un pezzo molto bello ed interessante, che potete trovare su Ebay al prezzo di 1.300 euro.  Non so se 1.300 euro  siano pochi o molti per questo oggetto, ma so che le banconote, anche se queste non hanno mai avuto corso legale, acquistano valore con il passare del tempo.
Unico anche un “Certificato padano”, del valore facciale di “100 Lire padane” che deve essere stato rilasciato per sovvenzionare la Padania Indipendente.  Un vero e proprio titolo di debito pubblico, insomma!
Molto ben rappresentato anche il settore dei francobolli, che venivano emessi dall’ “Ufficio Filatelico Lega Nord”.
Come vi ho già accennato, il modo con cui monete e francobolli sono messi in vendita, in custodie simili a quelle ad esempio della nota casa Bolaffi, dimostra che si è già creato un mercato di questi gadget, ed è facile prevedere che  con la fine “sostanziale” della Lega Nord per l’Indipendenza della Padania l’interesse degli appassionati crescerà.
Non sono più disponibili in rete altri gadget, quali il famoso profumo “Dur”.
Si trattava di un profumo realizzato dalla Lega Nord-Lega Lombarda, pubblicizzato con lo slogan “L’uomo della Lega indossa Dur”.   Il nome in sé è tutto un programma.  Dur infatti significa “duro, aggettivo molto caro al leader Umberto Bossi.  Come dimenticare il suo slogan “La Lega ce l’ha duro”!
“Dur” fu lanciato sulle pagine di “Lombardia autonomista”, e poiché non era facile descriverne l’aroma con un messaggio pubblicitario, esso venne indicato come un profumo chiaramente studiato per adattarsi allo stile di militanti e simpatizzanti.   Specificando sull’etichetta che si trattava di “un profumo dal tono francese, ma di espressione lombarda”.
Celiando, si potrebbe dire che “Dur” era un complemento indispensabile per i militanti che affollavano ogni anno il pratone di Pontida, magari vestiti da Alberto da Giussano, con mantello spadone e cotta di maglia, o che sfoggiavano elmi da unni e vichinghi, con belle corna lunghe ed arcuate.
Altre cose che non troverete sul web sono ad esempio i passaporti leghisti, i libretti di assegni della Banca Irpef, il disco orario, il deodorante “Brezza del Nord”, il “Latte Padania” per la pelle delle donne lumbard, la “Crema per le mani che lavorano”, il rossetto verde (“Verdetto”), e pure lo smalto verde per unghie, gli occhiali verdi “che annullano il rosso”, i barattoli di farina gialla tartufata “Oro dei Celti”. 
Avviandoci alla conclusione ci si potrebbe chiedere; si è trattato di mero folklore?
Francamente lo escluderei, in quanto è difficile tenere la scena politica per oltre 25 anni come ha fatto Umberto Bossi, in assenza di una precisa identità culturale sentita come propria dai cittadini delle Regioni settentrionali.
I riti, le mitologie ed i gadget facevano parte di un tentativo di costruzione identitaria ed etnica del Nord del Paese, forse a fronte di una incompiuta costruzione di una identità nazionale italiana.
E per quanto riguarda il nostro Veneto,  la nuova “Lega per Salvini premier”, in una visione “nazionale e nazionalistica” non potrà più utilizzare, come ha fatto fino ad ora la vecchia Lega, il simbolo per eccellenza del popolo veneto, il Leone di San Marco.
Questo lo hanno ben capito  i movimenti autonomistici che da poco hanno dato vita al nuovo “Partito dei Veneti”.
Prendendo come loro simbolo il Leone marciano, i nuovi venetisti hanno esordito con un manifesto provocatorio che diceva “Loro non ci saranno…E tu?”  E accanto a questa domanda hanno messo le foto di Sergio Mattarella, di Giorgia Meloni, di Matteo Renzi, di Giuseppe Garibaldi,  di Nicola Zingaretti, di Giuseppe Conte, di Luigi Di Maio, e anche quella di Matteo Salvini.
E la storia continua….

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
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