7 Luglio 2017 - 13.44

VICENZA – Ecco i prodotti scandalo del falso Made in Italy

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L’Asiago è già canadese, ma il latte con cui viene prodotto ha poco a che vedere con quello che immaginiamo venga munto dalle vacche al pascolo nell’Altopiano di Asiago, il più soleggiato e vasto d’Europa. Lo rivela Coldiretti Vicenza che proprio mercoledì, in occasione della manifestazione “Stop Ceta” in Piazza Montecitorio a Roma lo ha scovato ed esposto tra i prodotti del “maxi pacco-dono” del falso Made in Italy con le imitazioni delle specialità nazionali più prestigiose. L’iniziativa è condivisa con un’inedita ed importante alleanza con altre organizzazioni Cgil, Arci, Adusbef, Movimento Consumatori, Legambiente, Greenpeace, Slow Food International, Federconsumatori, Acli Terra e Fair Watch) che chiedono di fermare un accordo sbagliato e pericoloso per l’Italia. “Per la prima volta nella storia – spiegano il presidente Martino Cerantola ed il direttore Roberto Palù – l’Unione Europea legittima in un trattato internazionale la pirateria alimentare a danno dei prodotti made in Italy più prestigiosi, accordando esplicitamente il via libera alle imitazioni che sfruttano i nomi delle tipicità nazionali”. Nel cesto della Coldiretti, tra i vari prodotti-scandalo ci sono i formaggi Asiago, Romano, Montasio, pecorino friulano, romanello, scamorze, Crotonese, Fontina, provoloncino friulano, ma anche salami, cacciatore salami, veneto salami, mortadella Italia salami, prosciuttino Italia salami, soppressata salami Italia, Siciliano italian style salami, Toscano italian style salami, Napoli italian style salami e San Daniele prosciutto, tutti rigorosamente prodotti in Canada. Inconcepibile, poi, è la presunzione canadese di chiamare con lo stesso nome alimenti del tutto diversi, perché si tratta di una concorrenza sleale che danneggia i produttori ed inganna i consumatori. “Gli effetti della ratifica del Ceta sarebbero drammatici per il Vicentino – concludono Cerantola e Palù – ma anche per l’economia e le produzioni made in Italy. Anche i nostri politici, quindi, sono chiamati in causa e devono farsi carico di questa responsabilità e sostenere questa causa, che non è solo di Coldiretti o dei produttori agricoli, ma della collettività”.

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