19 Novembre 2018 - 10.40

ECONOMIA – L’Europa che verrà: Brexit ma non solo

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di Fabio Rossi

L’Europa storicamente è sempre stata terreno di guerre e scontri, dovuti alle diverse culture e tradizioni dei popoli, alle vanità egemoniche di pochi governanti, con epicentro finale il terrificante secondo conflitto mondiale.
Poi gradatamente la situazione è migliorata, nonostante a volte alcune tensioni internazionali, fino ad arrivare ai giorni nostri, con l’idea di avere gli Stati Uniti d’Europa.
Purtroppo se l’idea era ed è buona, gli attori che avrebbero dovuto realizzarla non sempre si sono dimostrati all’altezza, chiusi nella loro burocrazia, a volte anche nella loro incapacità, nel proprio guscio nazionalistico, senza la reale convinzione di perseguire un vero bene comune per tutti.
Culture e tradizioni troppo diverse tra loro per farsì che ci sia un reale senso di appartenenza.
Ormai un po’ ovunque ci sono segnali di insofferenza nei confronti dell’apparato centrale Europeo, sfociato nell’ormai conosciuta Brexit, che vedrà il 29 marzo 2019 il regno Unito uscire formalmente dall’Unione Europea.
Non va dimenticato infatti che il 23 giugno 2016 il popolo britannico decise, tramite referendum, di uscire dall’Unione Europea. Forse anche in maniera frettolosa e forse senza capire fino in fondo cosa stavano decidendo. Però nonostante le proteste da parte degli anti-Brexit, il nuovo governo May, confermò il volere uscito dal referendum.
Si sta di fatto per concludere l’iter per la Brexit, necessario affinché Londra e Bruxelles riescano trovare un accordo che disciplini le condizioni di uscita del Regno Unito dall’UE, ed il tutto dovrà trovare riscontro entro marzo 2019.
Nella malaugurata ipotesi che non riuscissero trovare degli accordi, con molta probabilità UE/UK dovranno fare riferimento ai rapporti commerciali stabiliti dall’organizzazione Mondiale del Commercio, indebolendo però la cooperazione europea con grossi rischi per quello che concerne la lotta al crimine ed al terrorismo.
Se la Brexit potrà essere il primo segnale di disgregazione dell’Unione Europea, questo verrà verificato durante le prossime elezioni europee, in caso di vittoria di alcuni partiti antieuropeisti.
La domanda che molti cittadini europei si stanno ponendo in definitiva è se sarebbe così male uscire dall’Europa e svincolarsi di conseguenza dalla Germania. Succede questo perché i sacrifici fino ad oggi fatti e richiesti non hanno portato nessun netto miglioramento rispetto al passato.
Quello che maggiormente preoccupa è l’antieuropeismo cioè la possibilità di nuove Brexit o di uscite dall’unione monetaria, paure che hanno trovato nuova linfa dalle elezioni italiane ma non solo, vedi anche quello che è successo in Austria ed Ungheria dove ci sono governi per cui l’Europa non è una priorità.
Il caos politico nostrano negli ultimi anni ha trasformato il nostro bel Paese da una Nazione prospera e leader industriale in una nazione dove sta avanzando la desertificazione economica, con un debito pubblico al di sopra del 130% , con un rapporto deficit/PIL ormai insostenibile, dove la soluzione ai problemi creati sembra solo essere un’eventuale patrimoniale.
I prossimi mesi senz’altro saranno ricchi di novità, di sicuro il tempo non promette nulla di buono, avere con sè un ombrello che ci protegga in caso di improvvisi acquazzoni non sarebbe cosa sbagliata.

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