10 Giugno 2019 - 12.01

ECONOMIA – I tanti dubbi sull’Italia

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Di Fabio Rossi

Debito pubblico, spread, rating, chi più ne ha più ne metta. Sono argomenti d’attualità in questi giorni, e che vengono periodicamente portati in risalto dai media all’occorrenza, anche se sono cose con cui giocoforza conviviamo da più anni.

Detto del debito pubblico nel precedente articolo della scorsa settimana, proviamo a spiegare con terminologia semplice, gli altri due vocaboli, capendo anche il tipo di correlazione possa esistere tra loro.

Il rating, è una valutazione, un giudizio per certi versi una sorta di voto che si dà ad uno Stato, ad una banca ad un’azienda, che esprime l’affidabilità del soggetto a ripagare un debito in un determinato periodo di tempo. Viceversa lo spread è un numero che indica una differenza percentuale, nel nostro caso, una differenza tra il rendimento di due obbligazioni emesse dal governo tedesco ed italiano, nella fattispecie, da una parte i BUND e dall’altra i BTP ( Buoni del Tesoro Pluriennali) decennali.

Altra piccola premessa, i BUND ed i BTP, sono titoli governativi emessi per raccogliere denaro o meglio ancora liquidità per le spese correnti.

Se i conti di uno Stato sono a posto, vedi la Germania, il rating della nazione sarà buono ed a dimostrazione della solidità i suoi titoli saranno caratterizzati da un interesse basso, perché l’emittente è percepito come un soggetto sicuro in grado di onorare i propri debiti.

Viceversa se i conti di uno Stato non sono a posto, vedi l’Italia, il rating della nazione non sarà buono ed i suoi titoli saranno caratterizzati da un interesse più alto, perché l’emittente è percepito come un soggetto che nel medio lungo periodo potrebbe avere problemi ad onorare i propri impegni.

Non esiste la formula emittente sicuro interessi alti, sarebbe troppo facile, e non esisterebbe di conseguenza il rischio finanziario. Quindi rendimenti bassi hanno come sinonimo la certezza, rendimenti più alti può esserci l’incognita del fallimento.

Riassumendo quanto detto fino adesso, quindi, quando lo spread aumenta non c’è da stare tranquilli e gioire perché è un pessimo  segnale per l’economia.

Che fare. Se crediamo sia tutto un bluff per chi ha liquidità potrebbe essere un’occasione per portare a casa un po’ d’interessi. Se invece non crediamo sia un bluff meglio guardare altrove lontano dai Titoli di Stato.

A livello macro, invece, l’Italia, e quindi noi, paga interessi più alti sul debito pubblico, dovendo ricorrere ad emettere nuovi titoli per finanziare il debito esistente, ed aumentandolo di conseguenza esponenzialmente in proporzione.

Paradossalmente l’incertezza politica che caratterizza l’attuale momento, ha portato  i rendimenti dei Titoli di Stato quinquiennali di Atene a livelli leggermente più bassi rispetto ai nostrani, l’1.78% contro l’1.82%. Fanta economia, l’Italia percepita più a rischio della Grecia, se solo pensiamo che il PIL dell’intera Grecia e pari al PIL del distretto economico di Brescia e Bergamo messi assieme.

Ne andremo a capo ? Probabilmente  no, sia per l’incapacità di chi ci governa e di chi ci ha governato nel trovare soluzioni serie e credibili, sia per la mancanza di idee vere.

Il declino del Paese, perché alla fine di questo si parla, va avanti da troppi anni e gli ostacoli che impediscono la crescita economica hanno ormai caratteristiche strutturali. In Italia c’è una scarsa attenzione da parte dello Stato nei confronti dell’efficienza del sistema economico.

La soluzione della crisi italiana passa quindi attraverso il rilancio degli investimenti, stimolando gli investimenti nell’economia italiana, attuando riforme per rimuovere le caratteristiche recessive presenti nel nostro sistema socio economico in modo da renderlo più competitivo.

La mancanza di crescita dell’economia italiana non è solo un problema di economia, ma anche e soprattutto di istituzioni che non funzionano.

La speranza sta nel pensare che un eventuale tuono non si trasformi in un nubifragio, perché probabilmente non saremmo attrezzati per superarlo.

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