5 Novembre 2020 - 9.36

Dai carri funebri di Bergamo alle ambulanze di Torino: negazionisti, questa foto è per voi

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Qualche giorno fa abbiamo parlato dei cosiddetti “angeli della sanità”, che sono i medici e gli infermieri che stanno affrontando nei presidi ospedalieri la  “seconda ondata” della pandemia da Covid-19. Al riguardo io credo che sia inappropriato parlare di seconda ondata, perchè ciò presupporrebbe che la “prima” ad un certo punto sia finita.  Ma volgendo lo sguardo ai mesi scorsi, è evidente che non è così.  Durante l’estate si è ridotto sì il numero dei contagi; ma quanto avvenuto in agosto nelle discoteche e nei locali della movida della Sardegna sono la testimonianza inequivocabile che il coronavirus ha continuato imperterrito a circolare fra noi, pronto ad approfittare del calo delle attenzioni, soprattutto da parte di chi voleva credere che l’epidemia fosse finita.Quindi deve essere chiaro che la ripresa dell’epidemia non è dipesa da un destino “cinico e baro”, bensì dai comportamenti irresponsabili di una parte di noi italiani.Se a questo si aggiunge che la politica ad un certo punto non è più riuscita a fare argine alle pressioni di certi settori economici, nella specie quello turistico, per “allentare le briglie” ai ragazzi desiderosi di “divertimento”, il cerchio si chiude.Tornando all’editoriale sopra citato, la foto che lo accompagnava mostrava due operatori sanitari stremati, uno dei quali abbandonato sul volante della sua ambulanza.  Abbiamo rilevato che queste foto dicono più di mille parole, e rappresentano le icone della tragedia che stiamo vivendo.Le sirene delle ambulanze stanno ridiventando, come era stato durante i mesi del lockdown, una presenza costante nel “rumore delle città”, un sottofondo inquietante, angosciante.E così alle immagini degli operatori allo stremo, in queste ultime ore se n’è aggiunta un’altra; una foto “forte”, scattata a Torino da un cittadino, Pietro Izzo, che è facile prevedere diventerà la foto simbolo dell’inizio di questa così detta “seconda ondata”.Anche questo è uno scatto che parla da solo, uno scatto che riassume la nuova emergenza sanitaria che medici e infermieri stanno fronteggiando, e che ha la stessa drammaticità dell’immagine delle colonne dei camion militari di Bergamo, che a febbraio/marzo portavano fuori città le bare delle persone decedute.Cosa mostra la foto di Izzo? Ritrae la fila di una decina di ambulanze, che a sirene spente rientrano intorno alle ore 22 su Corso Dante verso la zona degli ospedali, si presumeva alla fine del loro servizio.Pietro Izzo l’ha scattata da casa sua, e l’ha pubblicata su Instagram accompagnandola con questo commento: “Dieci ambulanze in coda sotto casa. Una luce blu che ha riempito tutti gli appartamenti della via. Senza sirena, quindi vuote (spero) e in procinto di tornare al deposito, o dove vanno a dormire le ambulanze quando finiscono un turno. Però impressionante. E siccome mi ha impressionato, ho filtrato la foto in modo che sembrassero tante macchinine giocattolo, per mettere un po’ di distanza fra me e loro e avere un po’ meno tristezza. Con tutto che le ambulanze sono speranza di vita”.Successivamente Izzo ha spiegato che un amico giornalista gli ha chiesto di poter utilizzare quella foto, che una volta finita sui media è diventata, come si usa dire con un termine orribile, “virale”.  Izzo ha inoltre specificato che diverse persone gli hanno segnalato che si trattava di una fila di ambulanze che dall’Ospedale Mauriziano di Torino, ormai giunto al limite dei posti letto, portavano i pazienti al Centro Covid dell’Ospedale di Tortona.Non c’è dubbio che questa immagine, con quella luce blu che incombe sulle ambulanze, rappresenta il clima che si sta vivendo in queste ore in quasi tutte le città italiane.  Che con oltre 30mila contagi e 352 morti (dati del 3 novembre) ci fa ripiombare in quello che abbiamo già visto nostro malgrado nei mesi della chiusura totale, e che speravamo di non dover rivivere.E questo rende ancora più inaccettabili le posizioni dei cosiddetti “negazionisti”, che nonostante tutto stanno ancora facendo sentire le loro proteste. Negazionisti che sono ben presenti anche nel nostro Veneto.  Qualche giorno fa li abbiamo visti a Padova, in Piazza Antenore; martedì a Venezia si sono infiltrati in una tranquilla manifestazione di operatori commerciali preoccupati per il loro futuro, riuscendo di fatto a snaturare il raduno, violando le norme sanitarie sul distanziamento, togliendosi le mascherine, e sventolandole in aria al grido di “libertà, libertà”.  E quindi, di fronte alla foto di Torino, non riesco a dimenticare che solo qualche giorno fa gruppi di “negazionisti” facevano circolare in rete una fake news secondo cui ci sarebbero ambulanze che girerebbero a vuoto per terrorizzare gli italiani.In questi ambienti, presenti su Telegram, Whatsapp e Facebook, la teoria secondo cui il Covid non esiste convince molti sostenitori delle tesi complottiste. Secondo queste persone, ci sarebbero attori assunti per guidare ambulanze vuote con le sirene accese per seminare il panico. Come suo solito, il sito Bufale.net è stato puntuale nel riportare queste mistificazioni che, oltre ad essere assurde, sono pericolose, anche perchè mirano a svilire il lavoro del personale sanitario.E se le ambulanze girano vuote solo per fare terrorismo psicologico, ne deriverebbe, secondi questi “campioni della libertà”, che gli ospedali sono in realtà anch’essi vuoti.  L’emergenza Covid sarebbe cioè una costruzione mediatica, una narrazione distorta architettata dal Governo e portata avanti con la complicità delle Autorità sanitarie, per ingannare il popolo ed imporgli regole e limitazioni da “regime dittatoriale”.Ma l’attivismo di questi soggetti si spinge a cercare di dimostrare con video tendenziosi e costruiti ad arte, che i Pronto Soccorso sono vuoti e che le file delle ambulanze non esistono. E’ chiaro che non c’è peggior sordo di colui che non vuole sentire.  A tale riguardo mi è riaffiorato alla mente che, dalle mie parti, per indicare una persona che proprio non vuole capire, che non vuole arrendersi all’evidenza, si dice: “Xe più facile metarghelo in c… che metarghelo in testa”. Mi scuso per la scurrilità, ma io penso che la saggezza dei popoli si esprima bene nei detti e nei proverbi, e trovo che questo intercalare fotografi bene questa galassia negazionista. Ma sapete quello che mi inquieta di più?Non certo il fatto che esistano queste persone convinte che siamo nel pieno di una “dittatura sanitaria”.  I “bastian contrario” ci sono sempre stati e sempre ci saranno.L’importante è fare in modo che non provochino danni, inducendo altri a seguire le loro teorie no mask, no vax, no Covid. Quello che mi lascia basito è che qualche sostenitore di queste teorie sia presente anche fra il personale sanitario.Qualche giorno  fa a Manduria, provincia di Taranto, partecipando ad una manifestazione di operatori commerciali contro le restrizioni, un sedicente medico fondatore di una società chiamata “Meleam”, acronimo di Medicina Lavoro e Ambiente, con sede a Bitonto (Bari), negazionista conosciuto anche a livello nazionale, dal palco ha detto che la mascherina non serve a niente ed ha lanciato questo messaggio: “Questo virus si cura, curatevi a casa, non andate in ospedale, abbracciatevi tutti, fate l’amore, amatevi, solo così se ne esce fuori”.Ma anche vicino a noi, in quel di Aviano (PN), una dipendente del Centro di Riferimento Oncologico si è distinta per avere pubblicato sul proprio profilo Facebook frasi come “questo virus è una farsa, solo per mettere in atto piani per distruggere l’economia mondiale”.  Accompagnate da immagini di dubbia provenienza che immortalano una persona intenta a trasportare una salma. E da un commento del genere: “Il Coronavirus non esiste, come pure non esistono i decessi. Non tutti». Infine un appello: “Chi ha scaricato l’app. Immuni si tolga dai piedi, non vi voglio tra le mie amicizie”. Capite bene che queste affermazioni sono tanto più incomprensibili perchè non provengono da un cittadino qualunque, magari impegnato in operazioni di copia-incolla delle teorie dei “guru del negazionismo” o di fake news deliranti, bensì da una persona che risulta dipendente di una struttura sanitaria di avanguardia, punto di riferimento nazionale per gli ammalati di tumore.Come dicevo, non sono certo le insane idee dei “negazionisti” a preoccuparmi, perchè si tratta di fenomeni di nicchia, legati spesso ad ignoranza o posizioni ideologiche estreme.  Mi preoccupa la loro visibilità in Rete, che le rende fruibili da un pubblico più vulnerabile, già scombussolato dalle incertezze e dai tentennamenti della politica. Tornando da dove siamo partiti, dalle ambulanze in coda a Torino, checché ne dicano i signori del “No a tutto”, la foto che le ritrae rappresenta inequivocabilmente la realtà di questi giorni di inizio novembre, e deve spronarci a rispettare scrupolosamente le prescrizioni anti contagio, rivolgendo un pensiero di affetto e riconoscenza verso tutti gli operatori sanitari. 

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