2 Ottobre 2017 - 17.12

CULTURA – Le carte di Primo Piovesan in Bertoliana

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In una delle sue opere più celebri, I Magnagati, seppe offrire uno spaccato di vita vicentina dei primi anni del Novecento con alcuni momenti di grande spassosità e altri di intensa poesia. E la sua commedia Santità, scritta nel 1922 per ricordare il papa veneto Pio X in fama di santità,  spopolava nel periodo compreso fra le due guerre mondiali ed era il pezzo forte delle filodrammatiche parrocchiali dell’intero Paese. Il nome del loro autore, Primo Piovesan, commediografo, giornalista e artista nato ad Alessandria il 27 settembre 1891 e mancato appena cinquantaquatrenne il 31 luglio 1945, torna oggi agli onori della cronaca grazie alla donazione della sua raccolta di documenti, lettere, articoli di giornale, foto, donata alla Biblioteca Bertoliana dagli eredi Luciano e Nicola Piovesan, rispettivamente figlio e nipote dell’autore de I Magnagati e Santità. La convenzione di donazione è stata firmata il 22 settembre scorso e sigla un momento significativo per la storia della Bertoliana e della città, che vedono accrescere il proprio patrimonio di memorie vicentine con la raccolta di documenti di un uomo che è stato parte significativa e attiva della realtà culturale di Vicenza nella prima metà del Novecento. “Multiforme e polifunzionale”, così lo descrive il nipote Nicola nella biografia a lui dedicata (“Primo”, AUGH! Edizioni 2016), Piovesan scrisse oltre cinquanta tra commedie, burle, scherzi comici, opere musicali. Iniziò la sua carriera giovanissimo nel 1902, quando ebbe i primi contatti con il mondo del teatro. All’interno della compagnia Utile dulci, creata dal sacerdote vicentino don Giuseppe Stocchiero, apprese il mestiere dell’attore calcando i palchi vicentini e veronesi e, non di rado, proponendo alcuni suoi monologhi. Allo scoppio della Grande Guerra, sempre alla guida della compagnia vicentina, Piovesan recitò per le truppe nella Casa del Soldato, nel Teatro Eretenio e direttamente sul fronte di guerra. Allo stesso tempo era attivo anche in campo giornalistico: nel 1917 la Gazzetta di Venezia lo nominò corrispondente da Vicenza e collaborò con Il Corriere Vicentino, La Sera, L’Ambrosiano, Il Giornale di Vicenza e Il Resto del Carlino. Nel 1919 diede vita ad un settimanale periodico di satira politica e di costume, Il Fabioco, che – pubblicato un solo anno – vide fra le sue colonne le firme di Osvaldo Parise e Attilio Frescura. Nel 1920 la sua carriera di attore teatrale prese una decisa svolta: dopo un’esperienza alla compagnia bolognese Serenissima, Piovesan, assieme a Gianfranco Giachetti e Cesco Baseggio, fondò la nuova compagnia Ars veneta (poi divenuta Compagnia drammatica italiana del teatro veneto) con cui girò l’Italia e si fece apprezzare pure come autore. Ritornato a Vicenza nel 1924, riprese a recitare con la Utile dulci. Nel 1930 divennee direttore della Filodrammatica Dopolavoro Vicenza (poi Stabile vicentina) e nel 1937 entrò a far parte della Filodrammatica “G. Roi” di Cavazzale. Deterioratosi l’iniziale rapporto col regime fascista, Piovesan – nel 1942 nominato direttore della sede di Vicenza de Il Gazzettino e come tale non proprio allineato ai dettami mussoliniani – fu costretto a lasciare Vicenza in seguito ad un mandato di arresto spiccato nei suoi confronti. Vi farà ritorno nel 1944 ma, gravemente malato, morirà il 31 luglio 1945. Fra la sua vasta produzione teatrale vanno ricordate le commedie Il capocomico Tromboni (1912), Santità (1923), Il bacio del Signore (1924), El Strolego de Pojana (con A. Giuriato, 1924), I Magnagati (1928), L’appello (con V. Boni, 1933), California (con V. Boni, 1936).

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