23 Marzo 2020 - 10.00

Cosa resterà dell’Europa

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Passata l’emergenza sanitaria, tanti nodi verranno inevitabilmente al pettine. Le parole di Christine Lagarde che proclamava il suo “ je m’en fiche” dalla BCE, facendo crollare tutte le borse europee ed addirittura Wall Street non potranno essere dimenticate, nonostante il giorno successivo, la Van der Leyen, da Bruxelles abbia promesso di tutto e di più.

Quando finalmente torneremo alla normalità, e con molta probabilità sarà molto dopo il 3 aprile, troveremo un mondo completamente diverso. Se i nostri vari monumenti nazionali come il Colosseo, la Torre di Pisa, la Reggia di Caserta ( e chi più ne ha più ne metta ) saranno sicuramente ancora in piedi, la nostra amata e odiata Europa rischierà di essere un malato terminale, soffocata ed uccisa dall’arroganza di alcuni euroburocrati, e dall’egoismo di alcuni stati in primis Francia e Germania, oltre che dal menefreghismo dei Paesi del Nord.

Un virus misterioso il COVID-19 che sta facendo migliaia di vittime, che sta mettendo in ginocchio interi sistemi economici, e che rischia di portare alla distruzione l’Unione Europea. L’Unione potrà avere la speranza di sopravvivere solo se sarà permesso ai vari Paesi membri di spendere quello di cui avranno necessità, posticipando al dopo il riequilibrio dei conti finanziari del singolo Paese, e alla lotta del debito pubblico.

Consapevole probabilmente dell’errore di comunicazione fatto, per certi versi imperdonabile da chi ricopre determinate cariche, la BCE ha predisposto un nuovo quantitative easing da 750 miliardi di euro di titoli da acquistare per fronteggiare l’emergenza economica scoppiata a causa del CORONAVIRUS. Un passo indietro dopo alcuni giorni e dopo i danni causati, le nuove dichiarazioni della Lagarde nell’affermare che non ci sono limiti della BCE per l’Euro.

Una domanda che nasce quasi spontanea, perché adesso e non prima. Nel quotidiano chi sbaglia paga, tranne questi burocrati che possono disporre a loro piacimento, anche impropriamente, di un lessico verbale capace di muovere i mercati, senza avere responsabilità in caso di errori.

Non solo lo spread italiano in questi giorni ha avuto sbalzi importanti, ma anche lo spread di alcuni paesi core come Francia ed Olanda, quasi che gli investitori abbiano perso fiducia nella tenuta dell’Eurozona, di fronte ad ipotetiche stime di caduta del PIL fino al 5%.

Alla nostra amata Italia, questo virus, lascerà in eredità l’insostenibile pesantezza del debito.

Come scritto la scorsa settimana, lo spettro di una recessione mondiale è alle porte, ed i paesi maggiormente indebitati come il nostro dovranno fronteggiare una pesante crisi finanziaria. Ecco perché sarà determinante evitare in qualsiasi maniera, per poter sopravvivere, che qualsiasi schock esterno ci colpisca con maggior violenza rispetto ad altri Paesi.

Sperando contemporaneamente che non nasca qualche “ VIRUS TAX” per far ricadere sui contribuenti tutto il peso di questa situazione, magari giustificandola con fantasie degne della peggior politica. Potrebbe esserci un aumento dell’IVA da subito, spostando la tassazione dal lavoro ai consumi, affossando però di conseguenza i consumi e l’economia. Altre ipotesi, sempre suggestive nei momenti di difficoltà, sono degli interventi una tantum sotto forma di patrimoniali, un sacrificio proporzionale al reddito per salvare il principio della progressività.

Ricordiamoci che salute e ricchezza camminano insieme, i nostri governanti dovranno essere bravi a mettere in campo misure tali da permettere che il tessuto economico resti quello che è passata l’emergenza, quando le cose si rimetteranno in sesto.

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