21 Ottobre 2019 - 9.42

Corteo ‘Mamme no Pfas’ in centro a Venezia: “Bonificare la Miteni subito”

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Alcune centinaia di persone hanno preso parte ieri mattina a un corteo di protesta nel centro storico di Venezia, organizzato dalle “Mamme No Pfas” che lottano per l’inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche nelle acque tra le province di Padova e Vicenza, residui delle lavorazioni dello stabilimento ex Miteni di Trissino, assieme a Legambiente.
    La manifestazione è stata organizzata alla vigilia dell’udienza preliminare a Vicenza dell’indagine sull’inquinamento, in cui sono imputati i vertici del consiglio di amministrazione della Miteni e delle società proprietarie attuali e controllanti. Le organizzatrici chiedono alla Regione Veneto di avviare con urgenza le bonifiche sui terreni, visto che la presenza di Pfas viene riscontrata ancora. Nei giorni scorsi il presidente regionale Luca Zaia ha chiesto al Ministero dell’Ambiente la nomina di un commissario straordinario per accelerare i tempi delle bonifiche. (ANSA).

Ecco il comunicato stampa della MammeNoPfas dopo l’evento di ieri:

“La messa in sicurezza del sito, che fino ad oggi si e’ limitata ad una barriera idraulica di emungimento, non funziona: e’ come un  filtro da caffettiera che cerca di ripulire una piscina olimpionica. 

La messa in sicurezza doveva bloccare la diffusione continua degli inquinanti, a cui doveva seguire entro 15 mesi (rif. art. 242 del D.lgs. 152/2006) la bonifica e il ripristino ambientale definitivi. Ad oggi si e’ tentato solo il contenimento della diffusione di queste sostanze, ma non la loro rimozione. 

La nostra falda non potrà mai rigenerarsi impiegando solo una barriera idraulica, ma sarà assolutamente necessaria una BONIFICA radicale, demolendo quindi la struttura posta sopra il sito e asportando tutto il terreno contaminato sottostante e nei dintorni.

Che si eviti dunque di continuare ad utilizzare senza alcuna distinzione le parole “bonifica” e “messa in sicurezza d’emergenza”: sono interventi con scopi e risultati diversi. A noi serve un ripristino totale dell’ambiente contaminato, non una discarica invisibile.

La Regione si nasconde dietro un dito e accampa scuse ingiustificabili dal 2017 e per questo i cittadini oggi alzano la voce e chiedono ciò che dovrebbe essere ovvio: che le Istituzioni agiscano a tutela della salute e del territorio.

Non accettiamo più che ci si diano soluzioni come false speranze.

A breve partirà anche il processo penale per disastro innominato e avvelenamento delle acque, in cui molti di noi si costituiranno parte civile come privati cittadini, affinché i responsabili vengano condannati e perché questo non accada mai più. Ci aspettiamo che dal processo emergano anche eventuali corresponsabilità di coloro che già da tempo sapevano e che, pur avendo il dovere di proteggere le persone ed il territorio, non hanno agito in tempi rapidi.

Durante la manifestazione di Venezia, tra i tanti movimenti che ci sostengono, abbiamo notato la presenza di bandiere di partito che, ci teniamo a precisare, non ci rappresentano. Siamo un gruppo spontaneo che ha sempre chiesto a tutti di salvaguardare salute e ambiente, indipendente dall’orientamento politico, e intendiamo continuare su questa linea”.

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