7 Aprile 2020 - 11.07

Coronavirus boom di contagi al Nord, pochi al Sud: perché?

Ministero della Salute. Casi di Covid-19 alle ore 18 del 4 aprile scorso suddivisi per regione e provincia per provincia. 
http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_notizie_4399_1_file.pdf
Seguite il link e andate a vedere i numeri, sono talmente chiari che si commentano da soli. Ma forse non è sbagliato vederli suddivisi per aree geografiche. Iniziamo dal Nord.In Lombardia 49.118 persone sono risultate positive al Covid-19, 9.588 casi solo nella provincia di Bergamo. In Veneto 10.824 casi accertati, 2.632 a Padova, Piemonte 11.709, Alessandria 1.571, Emilia 16.540, a Piacenza 2.842. Adesso spostiamoci al Sud della Penisola: Campania 2.828, Puglia 2.242, Calabria 741.Uno sguardo alle Isole maggiori: Sardegna 874, Sicilia 1.932.Il confronto è presto fatto: in tutta la Campania le persone malate sono in numero comparabile a quello che si riscontra, in Veneto, nella sola città di Padova. La somma dei malati di tutte le regioni del Sud, isole comprese, non si avvicina nemmeno al numero dei malati della sola Lombardia. In funzione della ricostruzione esatta degli eventi, va detto che risale al 21 febbraio scorso l’individuazione dei focolai di Vo’ Euganeo in Veneto e di Codogno in Lombardia. Il contagio poi si è diffuso. 


Le valutazioni
Da una parte le fabbriche, il lavoro e la fatica. Dall’altra parte il sole e il mare. Qui polenta e baccalà, lì pizza, pomodoro e cannoli con la ricotta. Al Nord la locomotiva economica che traina il paese, al Sud il reddito di cittadinanza. Da una parte il lavoro e dall’altra le vacanze. Abbiate pazienza, ho voluto mettere in fila una serie di luoghi comuni fra i tanti che si sentono e si leggono sui social e che dovrebbero distinguere le parti in cui – in maniera assolutamente arbitraria – siamo abituati a dividere il Paese. Sono convinto che, se ci provate anche voi, ne troverete altre mille di contrapposizioni Nord/Sud, altrettanto evidenti quanto inutili. Non mi sono mai piaciute e non le condivido nemmeno adesso, le ritengo assolute semplificazioni e generalizzazioni che non fanno altro che far del male all’Italia. 


Adesso che abbiamo chiarito la posizione e fissato il punto, passiamo ad occuparci del comportamento davvero singolare che si può riscontrare nella diffusione del virus Covid-19. E’ evidente che la sindrome respiratoria grave (Sars) provocata dal Coronavirus, individuato in Cina e poi arrivato in Europa, non si diffonde in maniera uniforme nel paese. Le regioni più colpite sono quelle della Pianura Padana, che potremmo identificare con un generico Nord: Lombardia, Veneto, Emilia, Piemonte in primo piano, con Friuli, Trentino e Liguria. Credo di non essere il solo ad essersi posto una domanda: perché?Al di fuori dei luoghi comuni, si potrebbe tornare al primo punto caratterizzante il Nord: la sua forte industrializzazione, la vocazione internazionale, gli scambi economici e produttivi che significano anche un’intensa circolazione di persone che arrivano da ogni angolo del mondo. Quando ancora il contagio era un pericolo e non un fatto compiuto, da molte parti si erano alzate voci che chiedevano di mettere in quarantena chiunque arrivasse dalla Cina. Qualcuno aveva gridato al comportamento razzista, e poi il contagio vero e proprio pare sia arrivato da un manager tedesco che si era infettato durante un impegno di lavoro in Estremo Oriente. La vocazione industriale e internazionale del Nord, insomma, giustifica forse l’ingresso del virus nel nostro paese, ma è lontana da essere la spiegazione delle due velocità seguite dal contagio nei diversi settori del paese. Nel drammatico fine settimana fra il sette e l’otto marzo si è temuto che il peggio stesse per accadere. All’annuncio del premier Giuseppe Conte, circa nuove misure per il contenimento della diffusione del virus, quelle che impedivano di spostarsi, le stazioni ferroviarie di Milano e di altre città del nord vennero prese d’assalto e molti cittadini, trasferiti al Nord per lavoro o per motivi si studio, decisero di tornare a casa, al Sud, in massa. Si temette che la pandemia avrebbe colpito duro, poi, anche in altre regioni. E invece no. 


Le conclusioni
https://jacopogiliberto.blog.ilsole24ore.com/2010/11/29/smog-una-foto-sconvolgente-dal-satellite-linquinamento-sulla-pianura-padana-i-dati/?refresh_ce=1
Con questo secondo link potete raggiungere una pagina del quotidiano Sole 24 Ore, in particolare del blog tenuto da Jacopo Giliberto. In tempi assolutamente non sospetti, veniva pubblicata una fotografia satellitare definita “sconvolgente”. L’immagine mostra il nostro paese e le regioni della Pianura Padana che sono coperte da un manto di polveri sottili, smog e inquinamento. L’oscura macchia si estende a coprire alcune regioni specifiche: Lombardia, Veneto, Emilia, Piemonte e poi Friuli, Trentino e Liguria. Prima che scoppiasse la pandemia (forse qualcuno lo ricorda) giornali, web e televisioni erano impegnati a tenere informata la popolazione circa il livello di inquinamento: verde, arancione, rosso. Era il periodo – adesso ci fa quasi sorridere – nel quale allo scattare del livello rosso qualcuno avrebbe dovuto lasciare a casa la vettura Euro 4. Sacrificio minuscolo, se confrontato con quello che stiamo passando in queste settimane. Era il periodo, però, nel quale si stava entrando proprio in una delle fasi più difficili, con molti giorni consecutivi di inquinamento grave o gravissimo. 


https://www.greenpeace.org/italy/storia/7135/inquinamento-dellaria-e-pandemia-da-covid-19-che-relazione-ce/
Ed eccoci allora all’ultimo link che vi propongo oggi. E’ una pagina di Greenpeace nella quale viene lanciato un ponte fra diffusione del Covid-19 e pressione della presenza di inquinanti nell’aria, soprattutto per quello che riguarda le polveri sottili. Si suggerisce che il particolato fine possa aver avuto una funzione di “boost” per il contagio. In particolare ci sono pareri, ad esempio quello del professor Leonardo Setti dell’Università di Bologna, che hanno lanciato una correlazione fra il superamento dei limiti di inquinamento nelle centraline di alcune città del Nord e la velocità con la quale il virus si è diffuso. Molte volte abbiamo sentito dire che “il virus non ha le gambe”, si diffonde solo da persona a persona, il che giustifica le misure di distanziamento sociale e l’uso di dispositivi di protezione individuale come le mascherine, i guanti e gli occhiali protettivi (si, il virus può entrare anche attraverso la congiuntiva degli occhi). Ora, l’ipotesi che viene avanzata è che le particelle più fini, il Pm 10 appunto, possa aver fatto da veicolo per il virus che, fissandosi a queste molecole molto piccole, potrebbe aver viaggiato più velocemente e potrebbe essersi spostato di più. Non va nascosto che la popolazione, esposta a questo tipo di inquinamento, ovviamente si è presentata all’appuntamento con il virus in condizioni di minorata difesa, con altre patologie già in atto proprio a causa dell’inquinamento e forse meno forti di altri. Certezze? Sarebbe bello poterne avere, ma di sicuro il tasso di inquinamento sembra ricalcare in modo esatto la sperequazione dei numeri del contagio con i quali abbiamo iniziato questa riflessione. I prossimi mesi ci diranno se l’ipotesi sarà confermata e allora dovremo aggiungere una nuova richiesta ai nostri politici: tenere sotto controllo l’inquinamento per non tornare nella situazione di oggi.

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
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