7 Agosto 2020 - 9.05

Contro i contagi da Covid-19, fate vacanze italiane

Se non ci fosse da essere seriamente preoccupati, ci sarebbe quasi da sorridere nel vedere le nostre Autorità rincorrere freneticamente i focolai, fortunatamente finora molto contenuti, che continuano a scoppiare qua e là in tutta Italia.
Dal Ministro Speranza, ai vari Governatori regionali, è tutto un emanare prescrizioni, decreti, ordinanze e quant’altro per fare fronte alle intemperanze ed ai cattivi comportamenti di cittadini che non vogliono mettersi in testa che il diffondersi del contagio è diretta conseguenza della nostra irresponsabilità.
Nella mitologia greca una fatica inutile, che non porta a nulla, era personalizzata in Sisifo, condannato a spingere in salita un masso enorme, che una volta raggiunta la cima del monte rotolava rovinosamente a valle, costringendo il povero Sisifo a ricominciare, e così per l’eternità.
Non so se ad esempio Luca Zaia si senta un novello Sisifo, ma è indubbio che deve essere veramente scoraggiante vedere che gli sforzi profusi da febbraio in poi rischiano di essere vanificati da cittadini che “se ne fregano” delle regole mettendo a rischio la propria salute, ma soprattutto quella degli altri.
E immagino le sue “incazzature” a fronte dei comportamenti dell’imprenditore vicentino di cui a suo tempo abbiamo riferito, o di quelli di queste ultime ore di un gruppo di amici di Bassano rientrati positivi dalla vacanza all’estero.
Per chi non avesse letto la notizia, nelle aree del bassanese sono stati registrati nelle ultime ore 6 nuovi casi di positività al Covid, con altrettanti nuclei familiari messi in quarantena preventiva, per colpa di viaggi fuori dall’Italia. Altro caso analogo quello di un giovane diciannovenne che si era recato in Croazia con un gruppo di amici, tornando a casa con un bagaglio in più; il Covid-19.  Lui è stato il primo ad accusare i sintomi, successivamente altri suoi quattro amici sono risultati contagiati.  Anche in questo caso isolamento e quarantena per i ragazzi ed i loro familiari.
Stessa solfa anche per un ragazzo che si è infettato nel corso di una vacanza in Spagna.
O di due diciottenni padovane, anche loro risultate positive dopo un viaggio in pullman in Croazia. 
Ma quel che è peggio è che ogni caso di positività innesca una impegnativa attività di ricerca e tracciamento di tutti i contatti, da sottoporre a loro volta al test. Un’attività defatigante, difficile, costosa, che impegna risorse e tempo delle strutture sanitarie, che potrebbe essere impegnato in attività più utili e costruttive.
Io penso che a fronte di questi episodi, che non sono più isolati, visto che ogni giorno leggiamo sui giornali che casi simili si registrano in ogni regione italiana, sia venuto il momento di parlare chiaro.
Credo che anche gli scettici più accaniti non possano negare che il virus c’è,  che è vitale, e che l’epidemia sta attraversando l’intero pianeta da nord a sud, e da est ad ovest.
Inutile riportare i dati drammatici degli Stati Uniti, dell’intera America latina, dell’Iran, dell’Africa ….eccetera.
E’ ormai evidente che non esiste più una zona virus free, a meno di non ritirarsi in qualche grotta dell’Antartide.
Sappiamo bene che il Governo ha stilato una lista, sempre in via di aggiornamento, degli Stati con cui sono bloccati i collegamenti.
E non si tratta sempre di Paesi situati agli antipodi del mondo.  Alcuni, come la Serbia, il Montenegro, il Kosovo, la Bosnia Erzegovina, sono vicini alle nostre frontiere.
E se in questi Stati c’è un’alta percentuale di incidenza del virus in rapporto alla popolazione, ed una resilienza molto bassa dei sistemi di prevenzione e controllo, non è che purtroppo le cose vadano meglio in Paesi con sistemi normativi e strutture sanitarie simili ai nostri, come dimostrano le recenti risalite dei contagi in Francia, Spagna, Germania, Inghilterra e Belgio.
Vi starete forse chiedendo, e allora?
Io penso che in materie in cui c’è in ballo la salute e la vita dei cittadini non possa valere la regola del “mal comune mezzo gaudio”.
E non è un caso se, anche se la situazione attuale sembra sotto controllo, a preoccupare le autorità sanitarie sono i casi di importazione, oltre che ovviamente le movide organizzate da scriteriati.
Certo era più facile controllare e contrastare la diffusione del virus nei mesi del lockdown.  Il covid viaggia con gli uomini, e se la gente è chiusa in casa non gira e non infetta.
Quindi una ripresa dei contagi era pressochè scontata dopo l’allentamento delle misure di prevenzione e la ripresa degli spostamenti.
E lo abbiamo toccato con mano quando è cominciato il rientro in Italia dei cittadini del Bangladesh, del Pakistan, della Romania e della Bulgaria.
Per non parlare dei barconi in arrivo dalla Libia e dalla Tunisia, che registrano un buon 25% di positivi al virus. Ma quello dei migranti è un altro capitolo della storia, che merita un approfondimento a parte, per tutte le implicazioni che comporta, anche a livello politico.
Ma se in qualche modo, pur con molte difficoltà, con adeguati provvedimenti si può cercare di contenere i rischi collegati ai braccianti bulgari, alle badanti romene e moldave, ai lavorati pakistani, è quasi impossibile tenere sotto controllo i contagi “di ritorno” derivanti dai viaggi all’estero di noi italiani.
Per cui viene spontaneo chiedersi: ma è proprio necessario, data la situazione generale, andare a cercarselo in Croazia in Spagna o in Grecia il Covid 19?
Lo so bene che è un discorso delicato per le implicazioni di politica internazionale, per cui uno Stato come il nostro, che ha bisogno del turismo straniero, un discorso del genere non può farlo apertamente, pena proteste e ritorsioni, forse anche giustificate.
Ma senza coinvolgere le Autorità politiche, è proprio così inestetico invitare gli italiani non a rinunciare alle vacanze, ma magari per quest’anno a farle scegliendo le nostre località turistiche?
Forse il mare della Sardegna, della Puglia, della Sicilia, ma vale per tante altre Regioni, è più brutto di quello della Croazia o della Catalogna?
Forse che le nostre Dolomiti hanno qualcosa da invidiare ad altre location montane europee?
Mi rivolgo in particolare ai giovani, perchè i vecchi dimostrano di avere capito l’antifona, e poi sono più ligi alle prescrizioni e meno propensi a rischiare, come dimostra il progressivo abbassamento dell’età media dei contagiati, ora prossima ai 40 anni.
Il Covid ha fatto del 2020 un “annus horribilis”, e purtroppo non è ancora finito.
Nei mesi invernali abbiamo sopportato con pazienza gli “arresti domiciliari”.
Ma allora perchè, fatto trenta, non facciamo trent’uno?
Quindi il mio invito ai ragazzi è: trascorrete le vostre vacanze in Italia.
E’ una scelta valida per mille motivi, ma per uno in particolare, quello che, a parte casi isolati, nel nostro Paese le imprese, i negozi, gli alberghi, i supermercati, i mezzi di trasporto, gli stabilimenti balneari, rispettano rigorosamente le prescrizioni anti contagio.
Se per un anno invece di andare all’estero rimaniamo nel nostro Paese, e per noi veneti nel nostro Veneto, non succede nulla, anzi.
E non prendetelo per uno sciovinismo di maniera o deteriore, anche se aiutare i nostri operatori turistici in difficoltà sarebbe cosa buona e giusta.
Tutti dicono che l’Italia è il Paese più bello del mondo.  Ribadiamolo anche noi, scegliendo le nostre spiagge, i nostri monti, i nostri laghi, le nostre città d’arte.
Tanto prima o poi l’epidemia finirà, anche se è bene mettersi nell’ordine di idee che non sarà tanto presto, e le bellezze naturali ed artistiche degli altri Stati sempre là restano, in attesa che le possiamo visitare in maggiore sicurezza magari dall’anno prossimo.
Perchè, considerazione finale, beccarsi il covid in Italia fa parte del rischio di vivere, anche se tutto dipende dai nostri comportamenti, ma andarselo a cercare oltralpe non mi sembra proprio da geni.

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
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