2 Aprile 2021 - 10.51

Contratto dipendenti pubblici – Cavion (artigiani): “Protetti… atto di privilegio” e i sindacati rispondono: “Abbassate i toni!”

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Fa discutere la lettera aperta del presidente di Confartigianato di Vicenza Gianluca Cavion che commenta il rinnovo del contratto dei dipendenti pubblici di qualche giorno fa, rilevando che tale misura, orientata verso un settore che non è stato minimamente toccato sotto il profilo economico dalla pandemia, stride con la situazione delle categorie non protette ed in balìa delle chiusure senza avere adeguati ristori. Pubblichiamo la lettera di Cavion e la risposta dei sindacati.

“Venti giorni fa -scrive Cavion – il premier Mario Draghi e il Ministro Renato Brunetta hanno firmato con le organizzazioni sindacali un accordo, anche economico, denominato “Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale”.

Il commento del Premier Draghi, misurato com’è nel suo stile, è stato: “molto o quasi tutto resta da fare. Faccio l’augurio che sapremo tener fede alle premesse contenute nel piano”.

È proprio così, Presidente Draghi! Siamo all’ennesimo esborso di denaro pubblico, caricato dall’enfasi tipica dei patti, che ha scomodato paroloni di circostanza senza definire la misura del ritorno dell’investimento se non, come ha detto Lei, l’augurio che le “promesse possano essere mantenute”.

Il patto, oltre che per l’“innovazione pubblica”, è stato titolato anche per la “coesione sociale”. Ma Le pare, Ministro Brunetta, che proprio la componente più garantita, cioè il pubblico impiego, nella grave situazione pandemica che stiamo vivendo da un anno a questa parte, dovesse arrivare per prima al traguardo di una nuova sperequazione sociale?

Il patto, purtroppo, ha segnato l’ennesima “distinzione sociale” allargando il solco tra lavoratori comunque protetti con retribuzione integrale e sicurezza del posto di lavoro rispetto a lavoratori in cassa integrazione, disoccupati, partite Iva, autonomi e piccoli imprenditori, ai quali i ristori talvolta non bastano per unire pranzo e cena.

Un tempo, un rinnovo contrattuale, che peraltro ancora non scioglie i tanti nodi che ancora gravano sul pubblico impiego e sulla pesante burocrazia che affligge il Paese, sarebbe stato un atto di routine.

Oggi è invece un atto di privilegio a dispetto e beffa dei tanti che soffrono.

Forse ha ragione il giornalista Di Vico quando osserva che non è esplosa la rabbia sociale per il solo fatto che i dipendenti pubblici e pensionati equilibrano nel Paese e nelle famiglie il numero di coloro che non ce la fanno.

Ma è come la media (del pollo) di Trilussa; a qualcuno ne tocca di più e altri rimangono senza.

Questo è tempo di coesione sociale vera, non di facciata, peggio ancora se la facciata serve per coprire rinnovi contrattuali che nulla hanno a che fare con la coesione.

È tempo di destinare denaro pubblico non per aumenti delle retribuzioni di chi è meno esposto, ma per detassare chi può assumere, giovani o meno giovani, e per dare risposte più complete ed adeguate a chi non ce la fa.

Il governo in questa grave situazione pandemica, dovrebbe casomai porsi l’obiettivo di riequilibrare le aspettative di lavoro, di retribuzione, di compenso e di protezione e non allargare il solco tra privilegiati ed esposti.

È tempo infine di sbloccare la macchina dei troppi appalti pubblici fermi al palo per cavilli burocratici o per mancate riforme dei regolamenti, ancora una volta prigionieri di una visione burocratica che ci condanna all’immobilismo.

È tempo di sbloccare il lavoro nei comuni per favorire il ricorso all’Ecobonus, anche consentendo assunzioni al Nord, dove il provvedimento è richiesto.

La Costituzione recita all’articolo 3 che “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale”, e ancora che “la Repubblica” rimuove “gli ostacoli di odine economico e sociale” e promuove l’uguaglianza dei cittadini.

Caro Ministro il contratto per l’innovazione dell’impiego pubblico e l’inclusione sociale va nella direzione opposta”.

LA RISPOSTA DEI SINDACATI

Scrivono congiuntamente i segretari territoriali di CGIL, CISL e UIL della funzione pubblica Giulia Miglioranza, Franco Antolini e Carola Paggin :

“A sparare nel mucchio si fa presto, ma quando le semplificazioni arrivano ad essere “un tanto al chilo” come nelle dichiarazioni del presidente di Confartigianato Vicenza Cavion, viene spontaneo chiedersi se le dichiarazioni rese alla stampa, non sia il solito tentativo di alimentare un clima di caccia alle streghe, funzionale a trovare “colpevoli a prescindere”, piuttosto che affrontare i veri temi che attengono alla riforma del lavoro pubblico.

Punta il dito contro il Patto per il Lavoro pubblico e la coesione sociale, che dà inizio al percorso per i rinnovi contrattuali dei comparti del pubblico impiego, che li considera sprechi di denaro pubblico e che potrebbero essere , secondo il suo parere, meglio impiegati a favore di chi non arriva a fine mese.

Vorremmo ricordare innanzitutto al Presidente di Confartigianato, che il rinnovo dei contratti riguarda quei lavoratori che, in questa pandemia, hanno garantito i servizi pubblici in prima linea.

Parliamo di personale sanitario degli ospedali e delle case di riposo, delle lavoratrici e dei lavoratori degli sportelli dei Comuni, dei Centri per l’Impiego, delle funzioni considerate essenziali, dei servizi sociali, nonché di tutto il comparto della sicurezza in primis la polizia locale, che ha prestato e presta tutt’ora servizio di controllo sul territorio, oltre agli operatori dell’Istituto di Previdenza Sociale e l’agenzia delle Entrate che hanno garantito i “ristori” e i benefit decisi dal governo, a favore dei cittadini.

Sicuramente la crisi pandemica che stiamo vivendo e che ha portato gravi conseguenze nel sistema economico, del paese con perdite di posti di lavoro non può lasciarci insensibili e privi di preoccupazione. Vorremmo però ricordare al Presidente di Confartigianato, che il Patto per il Lavoro pubblico firmato dal Presidente del Consiglio Draghi, e dal Ministro per la Funzione Pubblica Brunetta con Cgil Cisl Uil, si pone all’interno di un percorso di rinnovamento del lavoro pubblico dichiarato dallo stesso Presidente del Consiglio il motore dello sviluppo del paese e fattore di coesione sociale.

Il Presidente Cavion invece, nella sua dichiarazione, alimenta lo scontro che fa parte di una vecchia retorica che invece si dovrebbe evitare, come dichiarato dallo stesso Ministro Brunetta, tra pubblico e privato, garantiti e non garantiti, tra statali e autonomi.

Più che coesione sociale il Presidente Cavion sembra che il suoi intento sia quello opposto e quindi diretto alla contrapposizione sociale. Ricordiamo a chi non avesse approfondito l’argomento, come sembra non abbia fatto il Presidente di Confartigianato, che solo attraverso una vera riforma del pubblico, possono arrivare quei soldi promessi dall’Europa e che servono per digitalizzare il paese e rendere la macchina pubblica più efficiente.

Ed è solo attraverso il rinnovo dei contratti e lo sviluppo del lavoro agile, oltre alo svecchiamento della popolazione dei lavoratori pubblici, che si potranno dare quelle risposte che tutti i cittadini si aspettano, compreso quelli rappresentati dal Presidente Cavion. Lavoratori e lavoratrici della Pubblica Amministrazione che, lo ricordiamo, hanno visto un blocco della contrattazione nazionale per un decennio (2009 – 2018) e che non chiedono “privilegi,” ma di essere considerati alla stregua dei tanti lavoratori che, in questi mesi, stanno vedendo il rinnovo del loro contratto nazionale, contratto che è scaduto il 31.12.2018.

Come non mai, abbiamo imparato da questa pandemia, che il lavoro pubblico è essenziale e che va potenziato con tutti gli strumenti possibili, perché, come in questo caso, necessario a salvare vite umane. Abbiamo anche imparato che, laddove la privatizzazione e lo sbilanciamento sul privato, nella gestione dei servizi pubblici, era eccessivo, si sono riscontrati i problemi e le criticità più pesanti. Stanziamenti nel Bilancio dello Stato insufficienti ed un sistema burocratico complesso sono i problemi principali che hanno appesantito le pubbliche amministrazioni e di conseguenza la vita dei cittadini.

Basti ricordare che la scarsità di risorse nel corso degli anni, ha limitato al massimo i finanziamenti per le sostituzioni di personale, la formazione, l’acquisto di dotazioni e strumentazioni. Vorremmo ricordare che la scarsità delle risorse nei bilanci dello Stato è causata dal mancato gettito fiscale che ammonta ad oltre 100 miliardi di euro all’anno.

Le conseguenze di questo GRAVISSIMO PROBLEMA sono note a tutti , ma il Presidente sarebbe nelle sue considerazioni più credibile se si scagliasse con la stessa veemenza contro chi non paga le tasse e danneggia, in modo irreparabile, lo Stato che deve provvedere alla cura dei propri cittadini soprattutto i più deboli. Di una cosa siamo sicuri che i lavoratori pubblici e privati le tasse le pagano di sicuro, in quanto trattenute sulla busta paga. Tutti siamo stati testimoni delle conseguenze, durante la pandemia, dei mancati investimenti in sanità, della mancanza di strutture per accogliere e curare tutti e del mancato investimento che, forse, avrebbe limitato il numero dei decessi. Pertanto il nostro invito è quello di abbassare i toni, per il bene del paese, perché tutti, ognuno per il proprio pezzo di lavoro, contribuisce al miglioramento del paese, solo restando uniti possiamo uscire da questa pandemia e rilanciare l’economia del paese”.

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