4 Dicembre 2020 - 16.08

Commercio, turismo e DPCM di Conte – Aziende sul piede di guerra: “Così non va, provvedimenti illogici”

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Seguire il flusso dei provvedimenti legati all’emergenza Covid 19 è sempre più complesso, perché ai Dpcm si aggiungono spesso ordinanze regionali e a volte anche dei singoli Comuni. Se poi contiamo i provvedimenti sui Ristori, ciascuno con le proprie regole, e le novità che arriveranno su cashback e sulla lotteria degli scontri (a meno di una proroga, come richiesto da Confcommercio), il quadro che se ne ricava è una continua situazione di tensione per gli imprenditori del commercio e del turismo.

“La ridda di ipotesi che finiscono sulla stampa su ogni norma, le fughe in avanti e le marce indietro, i provvedimenti emessi di notte, le lunghe trattative nei vari livelli istituzionali e la difficoltà a seguire i “combinati disposti” dei vari adempimenti provocano una continua fibrillazione negli addetti ai lavori – afferma Sergio Rebecca, presidente di Confcommercio Vicenza -. Già la paura del futuro abbatte i consumi e mette in crisi le nostre imprese, se poi ci aggiungiamo l’incertezza continua e la difficoltà a capire la logica di certe decisioni, come quella del divieto di spostamento tra comuni nei giorni delle Festività, allora è chiaro che la frustrazione degli imprenditori è tanta ed è comprensibile. Noi lo abbiamo sempre ripetuto – continua Rebecca – la salute viene prima di tutto. Ma chi ha fatto di tutto per tutelare la salute dei clienti sono proprio i nostri imprenditori, che pretendono rispetto per l’impegno umano ed economico che stanno facendo nel tenere in piedi le loro attività, nel garantire l’occupazione e un servizio essenziale alle città e ai paesi”.

Premesse obbligate, queste del presidente di Confcommercio Vicenza, che fanno capire il clima che si respira da tempo, non solo in queste ore, tra le imprese del settore. E che permangono, anche se il Dpcm in vigore da oggi non porta per il commercio (ma non per il turismo, invece, che ne è il più colpito) particolari stravolgimenti. Rispetto alle norme nazionali che erano già in vigore per il dettaglio cambia poco, anzi, con l’ordinanza “giallo plus” emessa dalla Regione Veneto che decade oggi (e che il presidente Luca Zaia ha escluso di reiterare), per certi versi il provvedimento consente una maggiore “libertà di manovra” per lo shopping, con la possibilità, per i negozi di aprire anche di domenica (mentre limitazioni sono previste nei giorni prefestivi e festivi per gli esercizi commerciali presenti all’interno dei centri commerciali, gallerie commerciali, parchi commerciali ed altre strutture ad essi assimilabili).

Ad impattare, invece, in modo considerevole per un settore economicamente importante come quello del turismo, è il divieto di spostamento tra regioni imposto dal 21 dicembre, la chiusura degli impianti sciistici fino al 6 gennaio e quello di spostamento tra comuni nelle giornate del 25 e 26 dicembre e 1 gennaio.

Proprio la questione dei comuni si ripercuote, in particolare, sul settore della ristorazione, soprattutto sulle attività collocate al di fuori del Capuologo e di pochi altri centri più popolosi: per questi locali, e sono davvero numerosissimi, ha poco senso tenere aperto per il pranzo di Natale se la clientela deve essere quella del proprio piccolo comune, considerato che il bacino di utenza è spesso ampliato  almeno ai comuni contermini. Vero è che la consegna a domicilio rimane consentita, ma stiamo parlando di numeri che non possono essere paragonati al “tutto esaurito” che si registrava di solito nelle sale dei ristoranti. “Lo “stop di Natale” è un provvedimento vissuto come una beffa dai nostri ristoratori, tanto più che non si sente parlare di ristori aggiuntivi – rileva il presidente Rebecca -. Si crea, infatti, una differenza di trattamento tra città e paesi di cui non si capisce nemmeno la ragione sanitaria, visto che i ristoranti applicano già rigorosi protocolli di sicurezza. Guardando poi a zone turistiche come la montagna e l’Altopiano di Asiago in particolare, ma non solo – continua il presidente di Confcommercio Vicenza –  bloccare lo spostamento tra regioni dal 21 dicembre al 6 gennaio penalizza certamente uno dei periodi più importanti dell’anno sul fronte del commercio e del turismo dell’area, che vive anche di tanti visitatori da fuori del Veneto. Anche perché, gli impianti sciistici chiusi avrebbero portato comunque ad un minor afflusso di persone, soprattutto sul fronte del turismo del weekend”.

Tante, dunque, le incognite su uno dei periodi dell’anno più importanti per il commercio e turismo. “Mai come oggi – conclude il presidente Sergio Rebecca – vale il nostro appello ai Vicentini di scegliere i negozi, i bar, i ristoranti e in generale tutte le attività delle città e dei paesi per i loro acquisti. Mi auguro che la comunità si stringa attorno al suo commercio per superare questo momento difficile, traghettandoci all’anno nuovo con segnali di fiducia, sia sul fronte del superamento dell’emergenza sanitaria, prima di tutto, che su quello dell’emergenza economica”.

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