17 Novembre 2019 - 12.11

BUONGIORNO VICENZA: La Guascogna secondo Cicero

Dopo un mese di silenzio Claudio Cicero torna a farsi sentire. Lo fa da soggetto politico, non da libero cittadino. E lo fa da soggetto politico che si è ritagliato un ruolo da protagonista nel grigiore dei passi felpati, del non detto, che fanno di Vicenza la più bizantina delle città venete. Lui no. Mantiene fede al suo cliché di uomo che parla e agisce sempre sopra le righe, con quello stile guascone che imbarazza i rappresentanti del potere locale e dei partiti, ma che resta il tratto inconfondibile della sua simpatia. Rilegge la storia dell’ultimo anno e mezzo di Amministrazione Rucco, cita programmi e promesse elettorali non mantenute, elenca le sue ragioni e spiega perché ha ragione lui e torto chiunque abbia un punto di vista diverso dal suo. Fin qui, tutto come da copione nella narrazione del romanzo di Claudio Cicero, con la ciliegina sulla torta del giallo della convocazione con i vigili urbani che lo aspettano nel cortile di Palazzo Trissino mentre lui è a Villa Lattes, un siparietto che eccita qualunque cronista per la pennellata finale di Cicero in versione di perseguitato dal potere che schiera i poliziotti per imbavagliarlo. Sembra Pinocchio inseguito dai Carabinieri nel romanzo di Collodi. Effetto teatrale perfettamente riuscito e tutto a vantaggio di Cla-dio, il Signore delle rotatorie, il Visionario della mobilità incompreso dalle logiche meschine del grigio che caratterizza ogni Ammininistrazione di Vicenza.

Il vero colpo di scena però è nelle sue parole, nel virgolettato che lascia la porta aperta al Sindaco Francesco Rucco, vittima, a suo dire, di cattivi consiglieri, vittima dei soliti noti che mettono il freno al decollo della primavera di Vicenza dopo tanti anni di inedia. Quindi, stando alle parole di Cicero, non è Rucco che lo ha cacciato, ma vi è stato costretto per colpa dei “soliti noti” (sarebbe bello sapere a chi si riferisce l’assessore più guascone del Terzo Millennio). Cicero assolve Rucco, che tratteggia come Primo Cittadino sottoposto a pressioni e veti, una figura che non riesce ad affrancarsi dai ricatti della sua stessa maggioranza. E quello che sembra un affondo alla -presunta- debolezza di Rucco è in realtà un assist al Sindaco. Non c’è dubbio. Il messaggio è, di fatto, un atto d’amore e di disponibilità verso Rucco, di solidarietà per le zavorre politiche che lo tengono ancorato al terreno dell’ordinaria amministrazione. Un messaggio che parla più la lingua della politica dei partiti che quella della Guascogna, un messaggio che tradisce la sua voglia di tornare.

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