20 Luglio 2020 - 11.24

BUONGIORNO VICENZA – Il ‘nulla’ di Flaubert a Palazzo Trissino

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di Arrigo Abalti

La più grande ambizione di Flaubert era scrivere un romanzo sul niente, non ce la fece, ma se avesse assistito alla messinscena di Fratelli d’Italia sull’assestamento di bilancio a Palazzo Trissino avrebbe avuto uno spunto considerevole per riempire le sue pagine.

Perché, effettivamente, di niente stiamo parlando.

Niente per quanto riguarda il contenuto politico della strategia del gruppo consiliare di immigrati da altre formazioni politiche che si è riscoperto di destra. Il solito copione che vediamo da quando si è rotto il sodalizio con Francesco Rucco, colpevole di avere posti in piedi nella sua giunta ed una maggioranza composta in buona parte da aspiranti assessori, un copione che consiste nel tenere insieme un gruppo che si fonda non su un progetto comune o su un’idea di città – almeno non si è vista finora – ma sulle aspettative deluse, sulle frustrazioni carrieristiche e sul disagio di stare in maggioranza.

Alzare l’asticella delle richieste al Sindaco è una vecchia tecnica di chi sceglie di essere un gruppo “di lotta e di governo” se vogliamo rispolverare un vecchio slogan degli anni Settanta del secolo scorso. Il problema è che poi si trova sempre un punto d’incontro, magari con un ordine del giorno il cui valore è già dimenticato. È stato davvero quell’ordine del giorno a mettere tutti d’accordo? Lo capiremo solo vivendo, nel frattempo Andrea Berengo, dai più additato come il consigliere meno dotato politicamente, ha rotto gli indugi e se ne è andato nel gruppo misto, forse perché nella sua semplicità ha capito di essere uno strumento eterodiretto e non un soggetto politico. Certo sarebbe stato più elegante presentare le dimissioni e tornare ad occuparsi di altro visto le figuracce che ha collezionato da consigliere comunale, ma in un mandato in cui i cambi di casacca farebbero arrossire Razzi e Scilipoti, non si può pretendere di più.

La vera posta in gioco, in realtà è ben altro. Il monolite di Fratelli d’Italia che a Vicenza era tutto fedele a Sergio Berlato, che per primo aveva creduto nel progetto di Giorgia Meloni, si è evoluto in un tridente che si guarda in cagnesco da quando il gruppo che fa riferimento a Elena Donazzan è entrato in gioco e con la secessione di Cristina Caretta, parlamentare meloniana uscita dalla sfera di influenza dell’europarlamentare di Santorso. La resa dei conti è vicina e si consumerà alle Regionali di fine settembre, quando i tre gruppi si misureranno a colpi di preferenze tra Vincenzo Forte (Berlato), Joe Formaggio (Caretta) e la stessa Donazzan. Chi arriva primo, in teoria, definirà i nuovi equilibri interni. Nel frattempo il consiglio comunale di Vicenza è il luogo in cui misurare la propria forza, soprattutto nella faida infinita tra Berlato e Donazzan, con Silvio Giovine, performante assessore al Turismo e al Commercio, dai più indicato come probabile candidato alle Regionali in accoppiata con Donazzan, che potrebbe risultare il casus belli. Giovine infatti è tecnicamente in quota alla Lista Rucco, perché lì ha fatto il pieno di preferenze nel 2018, ma viene dato in lista con Fratelli d’Italia alle Regionali generando un corto circuito negli assetti interni, poiché la domanda che circola nei corridoi del Palazzo è se Giovine sia ancora civico o FdI. Un nodo che nessuno vuole sciogliere rinviando il redde rationem al dopo elezioni quando Rucco dovrà andare al vedo con gli equilibri interni degli alleati alla sua destra.

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