27 Agosto 2020 - 10.32

Billionaire, Covid ed un modello “cafonal”che ha rotto le scatole

Sono cresciuto con la chiara idea che non si augura il male a nessuno. E come corollario che non si debba mai gioire delle disgrazie altrui.
A quanto si è visto sui social in questi giorni, non sembra che tutti gli italiani credano in questo che io considero un approccio meramente etico.
Mi riferisco ai commenti che hanno accompagnato la notizia della positività al Covid-19 di Flavio Briatore, tanto da essere ricoverato all’ospedale San Raffaele di Milano.
Frasi del tipo “il mondo non ha bisogno di questi uomini”, oppure “Sono cattivo se gli auguro di aggravarsi ma tanto tanto tanto?”. E ancora: “delinquente, questo si chiama karma”, per arrivare a parolacce e condoglianze preventive tipo: “Muori ricco”, “Chi la fa l’aspetti”, “Ben ti sta”.
Ovviamente questi comportamenti sono da rigettare “senza se e senza ma”, augurando a Flavio Briatore una pronta guarigione, ma ignorarli del tutto sarebbe a mio avviso sbagliato, perchè sono lo specchio che la società italiana negli ultimi anni si è incattivita, incarognita, incanaglita, e questo non è un bel segnale per il futuro del Paese.
Ma perchè questo odio mediatico contro il manager piemontese?
Indubbiamente si tratta di un personaggio “divisivo”, intransigente, strenuo sostenitore della meritocrazia, e credo tutti ricordino l’espressione “Sei fuori!” con cui eliminava i concorrenti nel talent show “The Apprentice”. Un personaggio che alcuni osannano per la sua storia professionale ed imprenditoriale, e che altri non sopportano e considerano alla stregua di un criminale.
Ma in questo caso la vicenda di Briatore si intreccia intimamente con l’epidemia da Coronavirus, che preoccupa gli italiani e sta creando seri danni all’economia.
Riassumiamo brevemente i fatti.
Dopo i “fasti” di Ferragosto il Billionaire, il tempio del divertimento più “à la page” d’Italia, quello in cui anche se non sei nessuno ma hai voglia di passare una sera fianco a fianco con i Vip trovi il tuo momento di gloria, ha avuto un brutto risveglio, diventando improvvisamente un focolaio di Covid-19.
Al “Billio” come lo chiamano i frequentatori, a salvarsi sono stati solo i parcheggiatori, giusto perchè lavorano all’aperto, e qualche addetto alle pulizie. Per il resto del personale 60 positivi su 87 tamponi effettuati, con un barman sessantenne addirittura intubato.
Sulla positività di Briatore si è aperto poi una specie di giallo, come nell’Unione Sovietica ai tempi dei “raffreddori” dei capi del Cremlino; con lui che riferiva di essersi ricoverato solo per una prostatite recidiva, e l’ospedale che confermava la positività al virus. Ma francamente questo non è un aspetto che interessa più di tanto, a parte coloro che contestano il fatto che il manager sarebbe in una stanza singola in un reparto non dedicato agli infetti da Covid, ovviamente a pagamento.
Dalle cronache si è appreso che poco potrebbe essere imputato all’organizzazione del locale, che avrebbe rispettato tutte le prescrizioni imposte dalle normative.
I ragazzi dello staff avrebbero misurato la temperatura all’ingresso, ed i camerieri e le cameriere avrebbero sempre portato le mascherine (15.000 pezzi distribuiti dal 23 luglio al 17 agosto, giorno in cui Briatore ha deciso la chiusura anticipata del locale).
Nonostante tutto la voglia di assembramento e di divertimento ha dilagato. I reduci del Billio hanno riferito che il locale era strapieno, nessuno (a parte i dipendenti) indossava la mascherina, nessuno rispettava il distanziamento, ci si passava le bottiglie e si beveva attaccandosi alle stesse, senza usare i bicchieri.
Come pure è probabile che il virus in Sardegna sia stato di importazione, introdotto da una sessantina di giovani della “Roma bene” che, di ritorno da viaggi ad Ibiza e Mikonos, si sono dati appuntamento alla discoteca Country Club di Porto Rotondo.
Di per sé è chiaro che a Briatore gestore del Billionaire poco può essere contestato quanto al mancato rispetto delle norme precauzionali nel locale, a parte forse l’incapacità degli addetti ad imporre certi comportamenti ai clienti cosa per altro fondamentale.
Su questo mi sento di dire che di fronte ad una folla di scatenati desiderosi di sballarsi ad ogni costo sulla pista forse avrebbero avuto qualche difficoltà anche le forze dell’ordine, come è già capitato in varie località a poliziotti e vigili urbani, contestati e presi a sassate per il solo fatto di aver cercato di fare rispettare l’obbligo di mascherina e di distanziamento.
Non c’è dubbio che a provocare le ire del web sono stati gli atteggiamenti pregressi di Briatore.
Nessuno ha dimenticato che aveva definito il decreto che regolava la riapertura delle discoteche come “scritto da un matto”, nessuno ha dimenticato la sua polemica con il Sindaco di Arzachena, colpevole solo di avere vietato la diffusione della musica dopo l’una di notte. Ne uscì una polemica al fulmicotone, con Briatore che si lasciò andare a dichiarazioni di questo tenore: “Chiedo scusa ai nostri dipendenti, di cui la maggior parte sono sardi per essere amministrati da gente del genere. Non si fa il turismo così. Bastavano 5 giorni, eravamo fully book fino al 23 agosto poi avremmo chiuso. Che bisogno c’era di fare tutto questo casino? Il decreto Conte diceva che si poteva star seduti e non ballare, anche qui non si capisce: il virus seduti non si prende e non si prende dalle 6 alle 18, ma vabbè… Viviamo in un paese di matti e tra questi il sindaco di Arzachena è il più matto. Piange il cuore a vedere l’economia trucidata così da gente che non ha mai fatto un ca**o nella vita!”.
Ma al di là delle polemiche, ormai inevitabili in Italia su ogni argomento, io credo sia utile fare una riflessione sul modello di vita che sta alla base di fenomeni come il Billionaire.
Questa di Briatore non è più la Costa Smeralda degli albori, quella dell’Aga Khan, quella che vide questo pezzo di Sardegna trasformarsi nella meta dei ricchi un po’ di tutto il mondo.
Dopo gli “anni ruggenti” di Berlusconi, le cose hanno preso un’altra piega, nel senso che è cambiata la “fauna” che popola l’agosto di queste spiagge.
Ed è un popolo che trova nel Billionaire una sorta di sublimazione, se non di realizzazione. Nel senso che se pensi di essere un Vip, in Costa Smeralda a cavallo di Ferragosto ci devi essere. Se no come fanno ad immortalarti i rotocalchi rosa in foto “rubate” sullo yacht od in spiaggia? Foto che solo i creduloni possono pensare che siano appunto rubate, perchè basta semplicemente guardarle con un minimo di attenzione per capire che sono il frutto di pose studiate a lungo con il fotografo. Rubate sono solo quelle che mostrano i difetti delle nostre ninfe o dei nostri boy, magari un po’ di cellulite, seni cadenti, ventri flaccidi, rughe evidenti.
Ed è per rispondere a questa “chiamata della notorietà” che attorno a locali come il Billionaire girano come mosche attratte dal miele modelle, imprenditori, calciatori, attricette, politici, tronisti, tentatori di Temptation Island, esuli del Grande Fratello, naufraghi dell’Isola dei Famosi, senza dimenticare gli influencer, nuova categoria di ricchi grazie ad Internet.
Frequentatori che hanno finito per far assimilare la Costa Smeralda ad Ibiza e Formentera, divenute isole famosissime in tutto il mondo per la spiaggia e la movida, grazie anche al fortissimo “vai e vieni” di questi pseudo Vip. Che approfittano dell’avidità con cui gli italiani seguono le loro imprese sui rotocalchi rosa, postando sui social foto o video che li ritraggono su barche, motoscafi, spiagge, in pose spesso discinte ed ammiccanti.
E allora come stupirsi se nelle località sarde in questa estate 2020 a farsi vedere ci sono stati, tanto per fare solo alcuni nomi, Chiara Ferragni con Fedez e Leone, Aida Yespica, Antonella Mosetti, per continuare con Sinisa Mihajlovic, Dybala, Miriam Leone, Renzo Rosso, Melissa Satta, Elisabetta Canalis, Giorgia Palmas, Francesca Chillemi, Mariano Di Vaio, Elena Barolo, Claudio Marchisio, Zlatan Ibrahimovovic, Diletta Leotta, Paolo Bonolis. Alcuni dei quali, come la Yespica e Mihajlovich, alla fine si sono pure beccati il virus.
Confesso che non sono un lettore di rotocalchi, e che quando vedo certi servizi televisivi che illustrano le vacanze dei Vip cambio canale. Anche perchè questi “reportage” su personaggi famosi e volti conosciuti mi fanno venire in mente i racconti su certe nonne del dopoguerra che per fare stare buoni i nipoti dicevano loro: “Fate i bravi che stasera vi porto in piazza a vedere i signori che mangiano il gelato”.
Il problema è che, nell’epoca dei social, questi personaggi, con le loro sguaiatezze, finiscono inevitabilmente per diventare dei modelli di vita, spingendo branchi di ragazzine e ragazzini appena maggiorenni a migrare d’estate verso questi non luoghi, che promettono euforia, sballo, alcol, discoteche, locali, sesso ed emozioni: un frullato di alienazione concentrata.
Ed io penso che sia questa ricerca esasperata di euforia artificiale, di eccesso di emozioni, di superamento dei limiti del piacere, alla base di quelle folli notti al Billionaire ed in altri locali alla moda.
Non si tratta di moralismo a buon mercato. Non ho certo in mente una società pauperistica di tipo monastico, in cui quando ci si incontra si sussurra “fratello ricordati che devi morire”.
Ma come dicevano gli antichi “in medio stat virtus”. Fra i due estremi ci deve essere un punto di equilibrio, un modo di divertirsi che non sia quello dello sballo a tutti i costi.
A maggior ragione l’epidemia da Covid-19 dovrebbe suggerire a questi cultori della movida, dello champagne a canna, dei tartufi e gamberoni, comportamenti più ossequiosi alle regole, anche per rispetto a tutti quelli, e sono la maggioranza degli italiani, che certe cose non se le possono permettere, e che non è giusto che corrano rischi di ammalarsi per colpa dei comportamenti di pochi scriteriati.
Quindi, per favore, ridimensioniamo il mito di locali come il Billionaire, e cerchiamo di fare capire ai nostri ragazzi che la “vita spericolata” è meglio lasciarla nel testo della canzone di Vasco Rossi.
Stefano Diceopoli

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
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