24 Febbraio 2021 - 10.35

“Basta impianti”. Protesta sulle Dolomiti bellunesi (FOTO)

Riprendono le proteste contro la realizzazione di nuovi impianti in Dolomiti. Dopo i flash mob dello scorso autunno che hanno visto salire in quota, prima sulle 5 Torri poi in Marmolada imprenditori, professionisti e semplici appassionati di montagna, uniti dal grido “Basta impianti”, il 18 febbraio scorso una protesta sullo stesso stile delle precedenti, con esposizione di striscioni in vetta, si è ripetuta sulla Cima Settsass, tra Arabba e la Val Badia. Un gruppo di imprenditori e professionisti del territorio è salito fino ai 2571 metri della vetta con gli sci ai piedi.

Le motivazioni del movimento “Basta Impianti”

“La situazione che stiamo vivendo in Dolomiti, in questo inverno pandemico, è particolarmente preoccupante e stiamo assistendo a un’accelerazione rapidissima di fenomeni purtroppo ben noti.

Eccone una rapidissima istantanea:

  1. Il Comitato Tecnico Scientifico del Ministero della Salute, a poche ore dalla presunta riapertura degli impianti sciistici, li dichiara non sufficientemente sicuri nel contrastare la diffusione del Covid 19, mettendo di fatto il suo veto su di una possibile riapertura invernale ed assestando un colpo durissimo ad una economia stagionale già seriamente compromessa.
  2. Contestualmente alla totale chiusura dello sci amatoriale e alle attività economiche ad esso correlato si svolgono i Mondiali di Sci in una Cortina blindata dalle forze dell’ordine in totale assenza di spettatori ma con notevoli disagi per la popolazione locale.
  3. Nonostante la chiusura degli impianti sciistici non appena gli spostamenti tra Comuni e il raggiungimento delle seconde case sono autorizzati dal Governo, un numero importante di visitatori si precipita nelle località turistiche di montagna trovandovi un’offerta limitatissima e non idonea alle loro richieste.

Questi tre aspetti, apparentemente sconnessi tra loro, in realtà non lo sono:

  • Da un lato abbiamo la difficoltà di gestire un’emergenza sanitaria stagionale con attività che oramai da decenni si sono specializzate nell’ottimizzare il massimo profitto nel più breve periodo. Attività economiche che cercano il turismo di massa il più possibile circoscritto nei tempi e nei luoghi. Difficile non pensare che attività diversificate e maggiormente diffuse avrebbero potuto alleggerire il flusso sulle piste da sci permettendone l’apertura.
  • Dall’altro abbiamo la predazione perpetrata ai danni delle collettività e dell’ambiente. Nelle Dolomiti come altrove la montagna diventa terra di conquista dove è possibile realizzare opere faraoniche a costi elevatissimi con altrettanto dispendio di risorse in termini economici e ambientali. Ciò è possibile grazie all’assenza di un substrato sociale forte e coeso che sia capace di opporsi. La popolazione è anziana e di fronte al miraggio di presunte ricadute economiche, che eviterebbe lo spopolamento, è disposta ad accettare qualsiasi compromesso.
  • Infine abbiamo l’esigenza, sempre più sentita da parte di una grande fetta della popolazione, di vivere la montagna in modo più lento, più attento al territorio, più personalizzato e forse più rispettoso. Non riuscire a rispondere a questa richiesta porta ad una fruizione incontrollata da parte di visitatori spesso impreparati con il risultato di ottenendo l’effetto opposto: danni per l’ambiente e frustrazione per i frequentatori.

Noi non siamo contro lo sci e non siamo ambientalisti. Siamo persone che vivono e lavorano in montagna e che la amano. Siamo persone che si sono stancate di assistere impotenti alla distruzione della terra in cui vivono e allo smantellamento dei suoi servizi di base nel tentativo di trasformarla in un parco divertimenti aperto due mesi in estate e tre in inverno.

Con questa nuova azione vogliamo opporre ai riflettori notturni dei grandi eventi, al rumore delle acrobazie aeree e alla monocultura dello sci, un modello di sviluppo diverso, più silenzioso, più rispettoso, che tuteli il nostro patrimonio ambientale e storico, unica ricchezza da preservare oggi, per noi e per le generazioni future.

5 torri, flash mob

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