8 Novembre 2019 - 16.19

Balotelli, quando il silenzio è complice

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di Marco Osti


La settimana che ha visto Lega, Forza Italia e Fratelli d´Italia astenersi sulla mozione proposta dalla senatrice Liliana Segre, per l´istituzione di una Commissione monocamerale di controllo per combattere razzismo, antisemitismo e ogni forma di istigazione all´odio, si è conclusa con gli insulti a sfondo razzista di alcuni tifosi dell´Hellas Verona a Mario Balotelli.Quello che ha coinvolto il giocatore del Brescia è l´ennesimo episodio di intolleranza riportato dalle cronache e ha avuto più eco di altri, solo per la reazione di rabbia e la fama del protagonista e perché il calcio è lo sport più popolare e visto in Italia.

Anche in questo caso sono però emerse in modo palese, anche più evidente che in altre situazioni, prese di posizioni di disinteresse e minimizzazione, che evidentemente non colgono la gravità dell´accaduto o sono del tutto strumentali a sostenere una propria causa.

L´allenatore dell´Hellas, Ivan Juric, e il sindaco leghista della città scaligera, Federico Sboarina, hanno negato i cori razzisti contro Balotelli, che quindi se li sarebbe inventati.

Alcuni esponenti leghisti del Comune di Verona intendono intentare una causa contro il giocatore, per diffamazione nei confronti della città, che in realtà il calciatore mai ha menzionato.

Il presidente della squadra, Maurizio Setti, ha contestato generalizzazioni che potessero toccare tutti i tifosi della squadra presenti allo stadio.Ovviamente non è mancato l´intervento dell´ex ministro dell´Interno, Matteo Salvini, il quale ha dichiarato che “vale più un operaio dell´Ilva di dieci Balotelli”, dopo qualche giorno di silenzio, in modo da pensare bene come sfruttare l´episodio per liquidare il tema razzismo senza toccarlo, attaccare il giocatore, definendolo “fenomeno”, e colpire la maggioranza di Governo sulla questione dell´acciaieria di Taranto. Un ottimo slogan propagandistico, che di fatto però strumentalizza due questioni prive di attinenza fra loro.

Insomma, tante dichiarazioni su questioni ai margini del fatto e nessuna vera denuncia e indignazione o condanna per quanto avvenuto, e poi acclarato, per le sue implicazioni, anche se posto in essere da poche persone.Un processo di minimizzazione e rifiuto del problema, che, di per sé, costituisce un fatto grave, perché è proprio il clima in cui si alimentano e arrivano a pervadere la società l´intolleranza e l´odio verso chi è considerato diverso per pensiero politico, colore della pelle, inclinazioni sessuali, fede religiosa.

Quel clima nel quale il capo degli ultras della squadra del Verona, Luca Castellini, un tipo che si diletta, insieme ai suoi compagni di tifo, a inneggiare a Hitler e al nazismo, sostiene che “ha fatto più danni la democrazia”, dice che in fondo anche la sua squadra schiera un “negro” e che lo hanno pure applaudito quando ha fatto gol.Un esponente di Forza Nuova, il partito politico nazionalista di estrema destra e neo fascista, che Salvini e Giorgia Meloni sono ben felici di avere con loro a manifestazioni e comizi.Un uomo, Castellini, che il giorno dopo l´episodio ha dichiarato che Balotelli non sarà mai del tutto italiano, non sapendo, o fingendo di non sapere, che la cittadinanza non dipende dal colore della pelle o dalle origini, ma si acquisisce per requisiti stabiliti dalla legge, senza una gerarchia tra loro.Distinguo legali inutili per chi vuole spargere odio verso chi considera inferiore e per chi non ha tempo e voglia di occuparsi di una questione così grave, come saranno poco importanti per chi non condivide queste righe.

Distinguo superflui per chi nega, anche di fronte all´evidenza, che quel clima esiste e si respira in Italia ogni giorno, in modo sempre più evidente, e produce episodi come quello avvenuto in un campo di calcio provincia, durante una partita tra bimbi, quando uno di loro è stato insultato da una mamma con l´ignobile epiteto di “negro di merda”. 

È sempre quel clima in cui l´indignazione dei genitori, delle due squadre e dei bambini stessi galleggia nell´indifferenza creata dai silenzi in cui si sta avviluppando un Paese, che pare non avere imparato nulla dall´epoca buia della sua storia, quando la discriminazione verso persone di altra razza divenne legge dello Stato.Un clima nel quale la negazione, la sottovalutazione e la minimizzazione contribuiscono ogni giorno a scavare sempre più la buca dove viene affossato il convivere civile e rispettoso dei diritti di tutti.

Contro tutto ciò si batte la senatrice Liliana Segre, da oggi anche sotto scorta per le minacce che riceve quotidianamente, con la stessa dignità e l´indomito coraggio che ha caratterizzato la sua vita.Contro tutto ciò è stata istituita la commissione da lei fortemente voluta, che proprio di fronte a questi episodi dimostra ancora di più quanto fosse necessaria.

Perché oggi contro quel clima è arrivato il tempo di una sola intolleranza possibile, quella nei confronti di chi offende quotidianamente i valori fondanti della Costituzione, della democrazia e dello Stato di Diritto.Il tempo del silenzio non è più accettabile, è in atto una guerra di civiltà e non schierarsi equivale a essere complice di chi semina odio e intolleranza.

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