13 Novembre 2020 - 10.33

Bacco, tabacco e Venere ai tempi del Coronavirus

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di Umberto Baldo

“Bacco, tabacco e Venere” è l’incipit di un notissimo proverbio che prosegue con “riducono l’uomo in cenere”. Cosa voglia dire questo modo di dire è piuttosto evidente; un consumo eccessivo di alcol (Bacco era il dio del vino e della vendemmia), il vizio del fumo (rappresentato dal tabacco) e la sfrenata passione per le donne (rappresentata in questo caso dalla dea dell’amore Venere), possono mandare in rovina chi ne abusa.
Generalmente si usa indirizzare questa espressione a chi conduce uno stile di vita, come dire, “poco sobrio”, e comunque non in linea con le indicazioni della medicina moderna.
C’è da dire che quando è nato questo detto non era sicuramente diffuso come in questi anni il fenomeno dell’uso di droghe, nel qual caso il proverbio sulla “vita spericolata” avrebbe certamente ricompreso anche gli stupefacenti.
Non c’è dubbio che ogni tipo di abuso non faccia bene alla nostra salute, ma i cultori degli “stravizi” hanno sempre trovato opportune giustificazioni ai propri “peccati”, sostenendo che vino, sigarette e sesso aiutano a vivere meglio, con il sorriso sulle labbra.
E così sostengono che il vino abbia un effetto aggregante, socializzante, disinibente, consolatore; che la nicotina sia un ottimo stimolante, che migliori la concentrazione e l’apprendimento, l’attenzione e la vigilanza. Sul sesso poi dicono che acuisca la memoria, combatta l’insonnia e migliori l’autostima.
Insomma, tutto dipende da come uno intenda vivere la propria vita, e sicuramente una dieta vegana, senza alcolici, senza sigarette e senza “sesso”, forse aiuterà a vivere qualche anno in più, ma allora tanto vale associarsi a qualche comunità di frati trappisti che, come è noto, ogni qual volta incrociano un confratello in convento lo salutavano con la frase “Fratello ricordati che devi morire”. Anche se vale la pena ricordare che i trappisti avranno anche rispettato la loro vita morigerata allo stremo, ma poi non disdegnavano di spingere gli altri a bere, per lo meno le loro “birre trappiste”, apprezzatissime dagli intenditori.
Mi sono chiesto in questi giorni come viene declinato il “Bacco, tabacco e Venere” in questo periodo di pandemia da Covid-19.
Cominciando dal vino, e dagli alcolici in generale, ricordo che le fake news che ormai ci accompagnano quotidianamente, nei primi mesi di epidemia hanno costretto il Ministero della Salute a smentire con evidenze scientifiche le presunte proprietà benefiche dell’alcol nei confronti del virus Sars-CoV-2, che avevano avuto facile presa soprattutto fra i soggetti già predisposti ad “alzare il gomito”.
Quindi si è dovuto ribadire con forza che birra, vino e distillati non stimolano l’immunità al virus. Anzi è vero il contrario, perchè il consumo di alcol non protegge in alcun modo dal Covid-19″. Abusarne aumenta il rischio di infezione perché danneggia tutti i componenti del sistema immunitario. Tra consumo di alcol e infezioni virali esiste, infatti, una “correlazione dose dipendente”. E questo vale anche per l’infezione causata da Sars-CoV-2.
Per chi come me non ha molta dimestichezza con la terminologia medica, “correlazione dose dipendente” vuol dire in parole povere che il classico bicchiere di vino a pasto forse fa bene, e sicuramente non fa male, ma senza dubbio bere alcolici fino a raggiungere lo stadio di “imbriago spolpo” non offre una maggiore protezione contro il contagio da Covid-19.
Uno studio condotto dall’Euawe, l’Associazione europea di economisti del vino e dall’Università di Bordeaux, cui hanno partecipato anche ricercatori delle Università di Verona e Padova, ha rilevato che nei mesi di lockdown, anche per combattere la tristezza della quarantena passata a casa, la frequenza del consumo di vino “è aumentata in modo marcato”, con una diminuzione di birra e alcolici.
Questo aumento del consumo individuale non ha però impedito che le aziende vitivinicole abbiano patito un calo di vendite dovuto soprattutto alle limitazioni dell’operatività di bar e ristoranti, in parte compensato da una crescita dell’export.
Anche relativamente al tabacco, fra gli effetti collaterali negativi dell’epidemia da Covid-19 c’è stata l’amplificazione della circolazione di fake news sui social. Alcune di queste informazioni false hanno riguardato un presunto effetto protettivo del fumo rispetto all’infezione da coronavirus.
Diversamente dal vino nessuno dirà mai che fumare fa bene. L’istituto Superiore di Sanità ha evidenziato che i fumatori potrebbero avere una maggiore vulnerabilità a contrarre l’infezione rispetto ai non fumatori. E non solo perchè il fumo facilita le infezioni respiratorie, ma anche perchè fumando le dita, ed eventualmente le sigarette contaminate, arrivano a contatto con le labbra, e questo aumenta la possibilità di trasmissione del virus dalla mano alla bocca.
Diversi studi hanno rilevato che i comportamenti dei fumatori durante il lockdown sono state diversi. Circa il 50% avrebbe mantenuto le proprie abitudini, il restante 50% le avrebbe cambiate completamente: chi in meglio, approfittando dell’occasione per ridurre il fumo, chi in peggio aggrappandosi alla sigaretta per gestire lo stress e la noia.
E arriviamo adesso a Venere, al sesso, che a onor del vero faccio fatica a considerare un vizio alla pari di fumo ed alcol.
Pensare che all’epoca della mascherina obbligatoria in permanenza le pratiche sessuali siano rimaste quelle di sempre sarebbe semplicemente impensabile.
In un redazionale di ieri la nostra Tviweb ci ha informato del boom del “sexting”, che in parole povere è uno scambio digitale di materiale a sfondo sessuale.
Quindi il Covid ha fatto decollare quello che definirei “il momento dell’amante 2.0, quello virtuale”.
E che gli italiani abbiano seguito questo consiglio è confermato dal fatto che, negli ultimi mesi, Pornhub, uno dei più noti, forte dei suoi 120 milioni di contatti quotidiani, ha avuto un aumento di visitatori del 50%, tanto che si era persino offerto, mi auguro ironicamente, di dare una mano all’Inps con i propri server quando il sistema informatico dell’Ente previdenziale andò in tilt.
Chi si occupa di questi fenomeni conferma che c’è un’esplosione di chat erotiche, in cui ci si spedisce foto di parti intime o si mandano video porno. Questi scambi avvengono sia con l’amante che con sconosciuti che si contattano in Rete. Anche le coppie clandestine, non avendo più la possibilità di incontrarsi in carne ed ossa, scelgono ora di vedersi sulle chat dei social come Instagram o Whatsapp.
Certo non è più il tempo in cui Claudio Baglioni nella sua indimenticabile canzone, Piccolo Grande Amore, cantava: “un bacio a labbra salate, un fuoco, quattro risate, e far l’amore giù al faro …”.
Situazioni ora inimmaginabili. Perchè di questi tempi i baci sono assolutamente da evitare per l’effetto droplet potenziato, visto che unendo le labbra il contatto con la saliva sarebbe addirittura diretto, e non attraverso le note goccioline.
Leggendo qua e là i consigli dei sessuologi, mi sembra di aver capito che per le “coppie fisse”, mariti e mogli o coppie conviventi, sulla mascherina si può soprassedere, anche se le norme igienico-sanitarie anti-contagio vanno applicate ugualmente, come minimo il lavaggio delle mani.
Per quanto riguarda i nuovi incontri, le cosiddette “avventure di una notte” sarebbe meglio evitarle del tutto.
Quindi no al sesso occasionale perchè assolutamente a rischio, e quindi via libera al surrogato delle piattaforme on line.
Ma se una coppia vinta dalla passione decidesse di avere un approccio classico, non resterebbe che programmare un tampone da fare entrambi la mattina per la sera della “consumazione”.
Ma francamente credo che con la Sanità al collasso avere l’esito dei tamponi in contemporanea in tempi brevi è pura fantascienza, per non dire che mi sembrerebbe decisamente “poco romantico” incontrarsi con il partner indossando la mascherina, esibendogli il certificato di negatività, e proseguendo con una bella igienizzazione integrale.
In definitiva, se proprio si vuole tradire la moglie o il marito non resta che un bello schermo, e dare libero sfogo alla fantasia.
Non va poi sottaciuto che per i sessuologi più intransigenti il partner più sicuro siamo noi stessi, ed il “fai da te” il non plus ultra.
Al riguardo non posso dimenticare, come immagino molti di voi, che quando eravamo adolescenti ci ammonivano circa il fatto che il “fai da te” aveva come conseguenza la cecità.
C’è da sperare che, quando il Covid sarà sconfitto, le code per i tamponi non vengano sostituite da quelle davanti agli studi degli oculisti.
Scherzo ovviamente.
Umberto Baldo

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