3 Gennaio 2021 - 11.24

Azzolina deve salvare la poltrona? Follia riaprire le scuole il 7 gennaio!

Sarà che il premier Giuseppe Conte e il suo traballante Governo navigano ormai a vista in attesa di una fantomatica “verifica”, che potrebbe avere come epilogo la caduta dell’Esecutivo, sarà che la Ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina deve “mostrare le p….” per evitare che un eventuale rimpasto la veda costretta a cedere la “carega” a qualcuno ritenuto più bravo di lei, fatto sta che a tre giorni dalla fine delle festività natalizie e di fine anno, in alcuni palazzi romani si afferma con “granitica certezza” che il 7 gennaio le scuole riapriranno in presenza, costi quel che costi.
Certezza che, come vedremo, non viene condivisa da molti altri, fra politici ed operatori, che, dato l’imperversare dei contagi, invitano alla cautela.
Ma si sa, un conto è filosofeggiare e pontificare, facendosi belli durante le conferenze stampa romane, o sbilanciandosi in dichiarazioni trionfalistiche a giornali e televisioni, un conto è confrontarsi con la realtà quotidiana dei territori, che è ben diversa da quella delineata da parte del Governo, e sottolineo parte, perchè qualche Ministro con la testa attaccata al collo c’è ancora.
D’altro canto cosa c’è di più gratificante di finire sulle prime pagine di giornali e telegiornali al grido di “tutti a scuola” (in altri tempi forse si sarebbe detto “O scuola o morte!”)? Tanto ad andare in classe lunedì 7 non sarà né la Ministra Azzolina né il premier Conte!
Vi confesso che l’anno scorso non ho lesinato critiche alla Ministra, in primis perchè mi sembrava incomprensibile che l’unico Paese europeo a tenere le scuole chiuse fosse l’Italia, e poi per l’insipienza con cui fra marzo e settembre si è perso tempo prezioso per discutere di distanze fra “rime buccali”, e per acquistare costosi banchi con le rotelle, rimasti inutilizzati nelle scuole deserte.
Quindi, potreste pensare, adesso dovresti essere d’accordo con il previsto ritorno in aula degli studenti il giorno dopo l’Epifania.
Non c’è alcun dubbio che con le scuole chiuse, nonostante la didattica a distanza, i nostri ragazzi stiano pagando un prezzo altissimo nella loro fase di maturazione fisica, psicologica e culturale, che a mio avviso sarà difficile colmare nel futuro.
Ma questa amara considerazione non può portarci ad abbandonare il buon senso comune, e poiché, diversamente da Conte ed Azzolina non ho davanti a me una schiera di giornalisti da imbonire, mi permetto di fare qualche considerazione sulla inopportunità di riaprire le aule il 7 gennaio.
Credo si debba necessariamente partire dalla situazione epidemiologica, che è sconfortante in tutta Italia, e che relativamente al nostro Veneto è così descritta dal Governatore Luca Zaia: “Abbiamo 3.400 ricoverati, dei quali 400 in terapia intensiva. Dalla sequenziazione del virus abbiamo notato che quello di marzo non c’è più, e anche quello estivo, che generava solo asintomatici, è scomparso. Ora ci ritroviamo con otto mutazioni, delle quali una è quella inglese più contagiosa, e due presenti solo in Veneto. La verità è che oggi ancora non sappiamo tutto di questo virus”.
Parole pesanti come pietre, che dovrebbe generare qualche allarme.
Ed in effetti chi si misura ogni santo giorno con la realtà delle sanità regionali, con l’assalto agli ospedali, con la stanchezza e lo sconforto degli operatori sanitari, vale a dire gli altri Presidenti delle Regioni ed i Sindaci, sono giorni che manifestano le loro preoccupazioni per il 7 gennaio.
Non ve le riporto perchè sono tante, ma basta che andiate in Rete per trovare gli allarmi di Stefano Bonaccini, di Michele Emiliano, di Vincenzo De Luca, di Nello Musumeci, per citarne solo alcuni.
Sempre Zaia al riguardo da detto chiaramente: Ho molte perplessità, ormai è assodato che le curve dei contagi siano collegate ovunque alla ripresa della scuola. I ragazzi hanno il diritto a una scuola in presenza. Se si contagiano, la letteratura dice che sono in molti casi asintomatici e con cariche virali alte. Un’aula scolastica rischia di essere il terreno di coltura per il virus che poi si propaga sui bus e fuori dall’istituto”.
Ma anche i cosiddetti “esperti” sembrano seriamente preoccupati.
Per tutti vi riporto le parole di Walter Ricciardi, consigliere del Ministro della Salute Speranza. “Il lockdown natalizio andrebbe prolungato almeno fino a metà gennaio, e non ci sono le condizioni per riaprire le scuole tra una settimana”.
Non occorre essere delle Cassandre per affermare che la riapertura delle scuole potrebbe portare ad un ennesimo disastro. Basta osservare la realtà in modo obiettivo, e fare tesoro delle esperienze passate.
Lo abbiamo già visto a settembre. Poco dopo l’avvio ci sarà un’infinità di classi in quarantena, e crescerà anche il numero dei docenti contagiati. E poiché chi va a scuola, alunni o docenti che siano, non vive sotto una campana di vetro, aumenterà ancora il numero degli infetti in tutto il Paese, con un nuovo effetto a valanga. Come accennavo, non serve essere veggenti per capirlo.
Ma, come sottolineava Zaia, non può essere neppure trascurato il fenomeno delle mutazioni del virus.
E la situazione al riguardo assume toni piuttosto foschi, tanto da indurre l’Inghilterra di Boris Johnson a decretare la chiusura di tutte le scuole a Londra, e parimenti la Germania a decretare la serrata delle aule per tutto gennaio (e poi si vedrà).
Perchè queste misure drastiche da parte di Paesi che nel 2020 le scuole le hanno tenute regolarmente aperte?
Ma perchè negli ultimi tempi le cose sono cambiate, e di molto.
Nel senso che il nuovo ceppo (mutazione) inglese del Covid è fino al 70% più contagioso, ma soprattutto, e questa è la vera novità, fra i bambini ed i giovani.
Caratteristica questa confermata anche da David Nabarro, esperto di Covid-19 dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che ha avvertito che “il nuovo ceppo del virus, diffuso in Gran Bretagna ma ormai presente un po’ ovunque, sembra essere facilmente trasmesso fra i più giovani”.
Molto chiaro al riguardo anche Roberto Burioni, che ha dichiarato: “Ma c’è una cosa che mi dà molto, molto, molto fastidio: questa variante più contagiosa pare circolare con particolare intensità nei bambini (0-9 anni) e nei ragazzi (10-19) anni rispetto alle altre fasce d’età. Un elemento che deve portarci a una sorveglianza particolarmente attenta nel capire tempestivamente se questa variante comincerà a circolare nelle scuole che il 7 gennaio riapriranno“.
Alla fine di queste brevi considerazioni, la domanda che si ripropone è sempre quella: ma perchè questa furia di riaprire ad ogni costo le scuole il 7 gennaio?
Incomprensibile perchè in questo modo si realizzerebbe un paradosso; vale a dire che l’Italia ha tenuto chiuse le scuole quando gli altri Paesi le hanno tenute aperte, e adesso le riapre proprio quando gli altri le chiudono.
Dico incomprensibile per carità di patria, perchè verrebbe da dire “roba da manicomio”.
Non amo gli appelli per principio.
Ma in questo caso mi sento di farne uno alla Ministra Azzolina.
Ma davvero, signora Ministro vuole correre questi rischi? Ma davvero non vuole riconsiderare la possibilità di rinviare ancora la ripartenza della didattica in presenza, come si è fatto proprio in queste ore per l’attività sciistica?
Ma davvero crede che una pista da sci sia più pericolosa di 25 ragazzi chiusi per ore in un’aula a respirare la stessa aria?
Consideri che qualora la riapertura non dovesse creare particolari problemi, ciò verrebbe valutato come una cosa “dovuta” da parte del Ministro responsabile dell’Istruzione pubblica, ma se le cose malauguratamente dovessero andare male, con un’ esplosione incontrollata dei contagi e, Dio non voglia, qualche vittima fra i ragazzi, l’ immagine che passerebbe alla storia sarebbe quella di colei che non ha voluto dare retta alle esortazioni alla cautela che in questi giorni arrivano da più parti.
Ne vale la pena?
Umberto Baldo

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
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