14 Giugno 2017 - 14.37

Autovelox, ecco come ti stango i vicentini (mentre in città si litiga)

Nelle cronache e nel racconto che quotidianamente ciascuno di noi fa di Vicenza si rischia di essere portati a dare maggiore importanza al centro cittadino che al resto della provincia. Ed è un errore. Tanto per cominciare il rapporto fra residenti è di uno a sei e poi non c’è dubbio che la provincia stia ottenendo risultati migliori della città sotto molti punti di vista. Vogliamo parlare di sicurezza?
Molti di voi avranno esperienza di quei cilindri arancione che molti comuni hanno piazzato lungo le strade, facendo intendere che si trattava di strumenti per controllare la velocità. Oggetti fatti apposta per attirare il vandalismo dei più facinorosi, quei “cosi” non sono mai serviti a nulla, se non a far spendere parecchio ai comuni. Certo, si dirà, hanno avuto un effetto deterrente per chi correva troppo, ma in realtà non si ricorda nessuno che sia stato multato per mezzo dei famosi cilindri. Eh già, il codice della strada dice che per usarli davvero bisognerebbe metterci di fianco una pattuglia di vigili, fermare subito il trasgressore e contestare la multa. Insomma, servono a poco, ma almeno i comuni della provincia ci hanno provato, poi hanno cambiato strategia. E allora il risultato è che a controllare la velocità su strada sono rimasti in pochi e, neanche a dirlo, fra questi pochi e con non scarse polemiche, sono gli agenti della polizia locale Nord Est, quella guidata da Giovanni Scarpellini. Sul rettilineo del Santo, a Thiene, si può ancora essere multati, se si va troppo veloci. In città invece no, salvo quei poveri cristi che devono percorrere via Aldo Moro e che incorrono nei rigori delle telecamere che segnalano la violazione, mirano alla targa, la fotografano e la inviano direttamente agli esattori.
E’ proprio la tecnologia della telecamera per il traffico, con una tecnologia in grado di leggere la targa e di interfacciarsi con le banche dati automobilistiche l’ultima rivoluzione in tema di sicurezza che ha preso piede – ad esempio – in buona parte della vallata che va da Montecchio fino a Valdagno. Se una vettura rubata arriva al casello della A4 e si avvia verso Recoaro, si può presumere che possa essere intercettata prima di arrivare a Trissino, perché gli occhi elettronici, collegati al comando dei carabinieri, sono in grado di tracciarne il passaggio. E’ già successo e pare che possa essere un buon modo anche per prevenire la piaga, mai risolta davvero, dei furti in casa. Quello che in parte stupisce è che sono le amministrazioni della provincia ad aver investito di più in questo campo, mentre Vicenza sta ferma. Peraltro il sistema consente di pizzicare anche chi viaggia senza assicurazione, un fenomeno che sembrava esploso qualche anno fa e che adesso invece è rientrato nella fisiologica soglia di qualche caso all’anno. Chi voleva fare il furbo è stato beccato e le multe sono pesanti, tanto pesanti da aver compensato in parte l’emorragia di contanti dalle casse comunali. Non è un caso che i grandi consorzi di polizia locale lavorino sostanzialmente a budget, come i manager delle grandi aziende: garantiscono di fatto una soglia di entrate ai comuni che si associano e pagano la loro quota.
I grandi consorzi di polizia locale, che hanno accorpato tanti comuni, hanno finanziamenti, hanno mezzi e stanno svolgendo servizi sempre più interessanti. Spuntano finanziamenti regionali, assumono personale e sembrano in grado di muoversi con maggiore autonomia. Comuni come Montecchio Maggiore e Schio hanno adottato da anni dei regolamenti di polizia urbana, mentre Vicenza deve ancora portare il suo in consiglio. In diversi centri della provincia le carovane di nomadi molesti vengono sgombrate in un amen, mentre in città non se ne viene fuori, a Thiene non si contano gli appartamenti trasformati in bordelli che sono stati sequestrati, a Vicenza sembra che il fenomeno non esista, mentre in realtà pare che quel tipo di servizio non lo faccia nessuno. A Schio i vigili hanno il supporto di una unità cinofila per scovare droga e spacciatori, a Campo Marzo o arriva il cane della Guardia di Finanza oppure non si fa nulla.
Conclusione? In provincia hanno imparato a mettersi insieme per fare massa critica, a collaborare almeno sul piano della sicurezza e stanno vincendo. In città sembra che la dualità, ormai fin troppo scoperta, fra un assessore ex questore – Dario Rotondi – e un comandante della polizia locale – Cristiano Rosini – finisca per seppellire in visioni contrastanti e veti incrociati l’efficacia dell’azione di contrasto. Fra l’interventismo dell’uno e la prudenza dell’altro ci sono i cittadini, che vorrebbero risposte.

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
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