5 Luglio 2018 - 17.32

ARZIGNANO – Il Consiglio di Bacino Valle del Chiampo risponde alla Miteni

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Per quanto concerne le responsabilità della ditta Miteni e naturalmente fermo restando l’azione in corso da parte della Magistratura, è paradossale come la ditta ora commissioni ricerche e studi di mercato sull’utilizzo delle sostanze perfluoalchiliche e ometta clamorosamente che, come riportato dalla relazione predisposta dal Comando Carabinieri per la Tutela dell’Ambiente – Nucleo Operativo Ecologico di Treviso nel giugno 2017, “negli anni 1990, 1996, 2004, 2008 e 2009, ha incaricato società leader nel settore ambientale di effettuare delle indagini finalizzate a valutare lo stato di inquinamento del sito e a fornire possibili soluzioni per il confinamento della contaminazione rilevata”.
Invece di tentare ora una sterile difesa nei confronti dell’opinione pubblica, a suo tempo avrebbe potuto, e ne aveva l’obbligo giuridico, comunicare agli Enti competenti (Regione, Provincia, Comune) le risultanze emerse, trasmettendo le sopracitate indagini.
Sempre dal rapporto del Nucleo Operativo Ecologico, emerge come la condotta omissiva di chi ha gestito l’insediamento chimico di Trissino, “iniziata nel 1990 e proseguita sino ad oggi, ha comportato che l’inquinamento da PFAS (e forse anche da altre sostanze non indagate, come verosimilmente i BTF) si propagasse nella falda a chilometri di distanza, provocando il deterioramento dell’ambiente, dell’ecosistema, nonché probabili ricadute sulla salute della popolazione residente che per anni potrebbe aver assunto inconsapevolmente acqua contaminata”.
“E’ inutile –dichiara il presidente del Consiglio di Bacino Valle del Chiampo, Giorgio Gentilin- che ora Miteni faccia confusione sulla presenza di Pfas nella falda la cui acqua è destinata ad uso potabile e quella eventuale in altre matrici e per il quale gli Enti proposti, Arpav, in primis sono impegnati già da anni per la loro ricerca e monitoraggio.
A tal proposito –continua il presidente Gentilin- va ricordato l’azione che il Consiglio di Bacino ha coordinato con i gestori del servizio idrico integrato ancora nel 2013, predisponendo sin da subito presso i punti di approvvigionamento di acqua potabile in cui si è riscontrata un’elevata presenza di PFAS (zona rossa), dei filtri a carboni attivi, in grado di abbatterne la concentrazione, fino a portarla, ove richiesto dalla Regione Veneto, nella persona del presidente Luca Zaia, fino all’azzeramento. Ribadisco infine –conclude Gentilin- che tali considerazioni, come pure l’attività del Consiglio di Bacino Valle del Chiampo nell’affrontare il problema PFAS, rientra strettamente nella filiera istituzionale ai vertici tecnici della quale vi è la Regione Veneto ed in particolare il commissario straordinario dottor Nicola Dell’Acqua e l’esternazione della Miteni è un atto contro tale filiera, la quale ha un unico fine: la tutela della salute pubblica e il rispetto dell’ambiente.
In linea generale, al di là della questione Miteni, per quanto riguarda la massima tutela dell’acqua destinata al consumo umano, auspico che le autorità nazionali adottino un provvedimento legislativo che introduca su tutto il territorio nazionale dei limiti di massima tutela che, si auspica siano quelli più restrittivi e tutelanti introdotti ad ottobre del 2017 dalla Regione Veneto”.
Per quanto riguarda l’aspetto legale, il Consiglio di Bacino assistito dall’Avv. Marco Tonellotto, partner dello studio Merlin & Tonellotto specializzato nella materia del diritto ambientale, ha dapprima offerto il proprio contributo tecnico-legale all’azione della Procura della Repubblica di Vicenza, presentando, in data 12 maggio 2016, un esposto che riassume i risultati emersi dalle consulenze tecniche commissionate dal Consiglio stesso e che indirizza l’azione della magistratura inquirente nella direzione di promuovere tutte le iniziative finalizzate ad assicurare l’integrale ripristino della risorsa ambientale danneggiata.
A questo fine va doverosamente evidenziato come il vigente sistema normativo ambientale differenzi nettamente l’ambito del ripristino – che si sostanzia nella riconduzione della risorsa ambientale nelle sue condizioni d’origine – da quello delle misure di prevenzione, che Miteni S.p.A. dichiara d’aver intrapreso.
Il Consiglio di Bacino Valle del Chiampo, in questo confortato dal dato inequivoco della legge e della sua interpretazione, ha infatti ritenuto di evidenziare alla Procura della Repubblica di Vicenza che le misure di prevenzione costituiscono interventi non risolutivi, avendo una funzione di mero contenimento di un problema che tuttavia richiede una soluzione radicale.
In data 26 luglio 2016 Consiglio di Bacino e Acque del Chiampo S.p.a. hanno depositato presso la Procura della Repubblica, sempre per il tramite del proprio legale, a una memoria congiunta, con la finalità di porre elementi di valutazione della responsabilità di Miteni (e della stessa società nelle precedenti denominazioni Rimar ecc) come soggetto che ha sversato sostanze in suolo, corso d’acqua e falda.
In particolare, sulla base delle informazioni tecniche rese disponibili dalle indagini svolte in via amministrativa e degli approfondimenti tecnici commissionati ai consulenti tecnici di parte, è stato evidenziato alla Procura della Repubblica il profilo afferente la continuazione e permanenza dell’evento inquinante, suscettibile di consentire l’inquadramento del caso alla luce di talune delle disposizioni introdotte con la legge 68/2015.
Quando ne ricorreranno le condizioni normative i Sindaci per il tramite del Consiglio di Bacino, si costituiranno parte civile.
Oltre a questo prosegue l’azione di contrasto alle iniziative legali di Miteni spa avanti il Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche che ha presentato diversi ricorsi per ottenere l’annullamento dei provvedimenti ministeriali e regionali che hanno imposto limiti allo sversamento di sostanze PFAS nelle acque reflue; questa azienda si svolge unitamente al Consorzio ARICA e agli altri gestori del servizio idrico, Acque del Chiampo, Medio Chiampo e Viacqua, che ne fanno parte.

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