10 Maggio 2018 - 14.38

ARZIGNANO – Annalisa: “Io, la bici e le randonée”

Né forte, né piano, ma lontano. Pedalare per centinaia di chilometri, sapersi arrangiare in bici quando arriva un temporale o la notte. Senza mai fermarsi (o quasi). Annalisa Marchesini ama la sua bicicletta. Ma Annalisa è una ciclista particolare, una randonneur: la bicicletta è il suo passaporto per affrontare viaggi sconfinati, una pedalata rotonda dopo l’altra, un gesto circolare che si ripete chilometro dopo chilometro, in qualsiasi condizione climatica, senza l’arroganza di dover arrivare veloce per forza. Le randonnée non sono gare vere e proprie. Sono prove, brevetti, da 200 km e oltre, sono prove sulle lunghe distanze da coprire entro un determinato numero di ore,  che varia a seconda del chilometraggio. Questa è la vera essenza di chi, come l’energica 54enne arzignanese, pratica le randonnée: non ci sono ordini d’arrivo, non ci sono limiti alla fantasia degli organizzatori che possono disegnare percorsi corti o lunghi, basta solo timbrare il proprio cartellino in determinati punti di controllo attenendosi a determinati limiti orari. I ciclisti delle randonnée non cercano la gloria, ma il piacere di andare in bici. Non cercano la prestazione assoluta, ma assecondano la fatica. Soprattutto, il ciclista delle randonnée è solo con i propri problemi e imprevisti, non ha assistenza tecnica. Scrive in solitaria la propria personalissima storia. “Vado in bici da sempre – spiega Annalisa – 5 anni fa un mio amico della Ciclismo Valchiampo, Giannino Beschin, mi ha iniziato a questo particolare modo di vivere la bici. Con la bicicletta, un road book e una mappa…e via. Proprio io, che di strade e di mappe non ne capisco nulla, con poca memoria e ancora meno senso dell’orientamento. Ma mi piace la sfida. Ed ho provato, all’inizio in gruppo, per evitare di perdermi”. “Ho fissato subito l’obiettivo più difficile: la Parigi-Brest-Parigi, la più famosa delle randonné, 1.200 km, una sorta di campionato mondiale dei randonneur, che si svolge ogni 4 anni – spiega Annalisa – ho iniziato con la squadra Valchiampo, prendendo i brevetti standard: 200, 300, 400 e 600 km”. Chi partecipa a queste prove deve coprire la distanza indicata entro il numero massimo di ore stabilito, generalmente si deve essere autonomi, ovvero senza assistenza al seguito: “È facile immaginare come i brevetti da 400 km e oltre implichino la necessità di pedalare anche la notte… diciamo che si dorme poco e dove capita – spiega Annalisa – all’inizio sono partita subito con la regina delle randonné anche la Parigi-Brest-Parigi, 1.200 km di randonné con i fedeli compagni di viaggio di Chiampo: un’avventura, con mio marito Franco che mi seguiva col camper per farmi da mangiare nei punti stabiliti”. E da Parigi Annalisa non si ferma: e di mille km in mille km, adesso ne fa una ogni domenica, con il marito anche lui in sella e contagiato da questa passione, fa una randonné all’interno del circuito ciclistico dell’Audax Randonné. Il suo contachilometri segna circa 15mila km all’anno in sella: “Ogni domenica c’è un giro di centinaia di km, chi vuole si iscrive: adesso con Franco stiamo facendo il circuito del Nord-Est”. Il motto dei randonneur è appunto Né forte né piano ma sempre lontano, quindi la giusta velocità per arrivare lontano: “Mi sono avvicinata a questo mondo poiché ho sempre prediletto le lunghe distanze ed un modo di praticare il ciclismo al di fuori dell’agonismo esasperato – conclude Annalisa: “Il mio obiettivo adesso?  Alpi 4000, dove pedalerò per 1.400 su e giù per le montagne”.

 

 

 

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