28 Marzo 2018 - 14.18

ARZIGNANO – Al Mattarello Buffa racconta Ali vs Foreman

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Un emozionante viaggio nel passato insieme a Federico Buffa, che riporta lo spettatore nel cuore dell’Africa nera, ad un incontro che ha fatto la storia del pugilato. Attraverso lo spettacolo “A night in Kinshasa”, il noto giornalista di Sky racconta uno di quei momenti in cui lo sport esce dai suoi confini e assurge a simbolo di riscatto sociale, diventando pura epica. Domani giovedì 29 marzo, alle ore 21, al Teatro Mattarello sarà rievocata la leggendaria “rissa nella giungla”, la sfida titanica che privò George Foreman del titolo mondiale dei pesi massimi, restituito a Muhammad Ali contro tutti i pronostici. Il tutto accompagnato da aneddoti, curiosità e riflessioni che renderanno la storia ancor più accattivante, anche grazie alle musiche di Alessandro Nidi (pianoforte, pianoforte preparato) e Sebastiano Nidi (percussioni). È uno spettacolo di giornalismo teatrale che parla di libertà e diritti civili, promosso dal Comune di Arzignano – Assessorato alla Cultura con la consulenza artistica di Theama Teatro.

30 ottobre 1974, Kinshasa (Zaire). Il dittatore Mobutu regala ai suoi sudditi il match di boxe del millennio valido per il titolo mondiale dei massimi, tra lo sfidante trentaduenne Muhammad Ali e il detentore venticinquenne George Foreman. Sono entrambi neri afroamericani, ma per la gente di Mobutu, Ali è il nero d’Africa che torna dai suoi fratelli, mentre George è un nero non ostile, complice dei bianchi. Una calca incredibile assedia lo stadio e grida “Alì boma yé”, Alì uccidilo. È un incontro che va al di là della boxe e si trasforma in un simbolo dell’uguaglianza dei diritti, del riscatto sociale e dell’orgoglio dei neri. Un uomo dai giganteschi talenti e dalle grandi passioni ideali: perché Ali ha combattuto da pugile e condotto battaglie da uomo. Non era solo uno sportivo, ma sfruttava la sua arte per trasmettere messaggi. Il suo nome alla nascita era Cassius Clay, ma decise di mutarlo con la conversione alla religione musulmana: “Cassius Clay è un nome da schiavo – dichiarò – io non l’ho scelto e non lo voglio. Io sono Muhammad Ali, un nome libero”. Le sue mani, che nella indimenticabile notte di Kinshasa stesero George Foreman, hanno indicato con fermezza la strada dell’orgoglio umano.

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