19 Marzo 2020 - 11.31

Ai papà: quelli in terapia intensiva, quelli che lavorano… e a San Giuseppe

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di Stefano Diceopoli

Capisco che di fronte ai dati che implacabilmente ogni giorno ci propongono la triste realtà dei contagiati, dei ricoveri in terapia intensiva, e purtroppo dei tanti decessi, parlare di ricorrenze o di feste sembra fuori luogo.

Ma la ricorrenza di oggi, quella di San Giuseppe, celebrata in tutto il mondo come la Festa del Papà, ha parecchie correlazioni con l’epidemia che sta stravolgendo la nostra vita.

Perchè San Giuseppe, in quanto padre putativo di Gesù Cristo non è solo il rappresentante di tutti i papà del mondo, ma è anche il patrono dei lavoratori e dei moribondi. 

Quindi ritengo che oggi possa essere l’occasione giusta per rivolgere un pensiero ed un ricordo in primis a coloro che in questi giorni, come dicono gli alpini, sono “andati avanti”, e ci hanno lasciato.  Quasi sempre da soli, in un reparto di terapia intensiva, e che parenti ed amici non possono neppure accompagnare all’ultima dimora con i conforti religiosi.  Credo sia questo uno degli aspetti più drammatici e strazianti dei giorni che stiamo vivendo. Poi ci sono i lavoratori.  E sono tanti quelli che non possono stare a casa, che non possono lavorare da remoto, e che continuano ad andare al lavoro.  Il pensiero è rivolto a tutti, da chi è presente in fabbrica o in ufficio, a chi opera nella catena alimentare, a chi garantisce le filiere della logistica, a chi opera nelle forze dell’ordine.  Ma soprattutto a tutti coloro che lavorano negli ospedali, vero fronte in questa guerra al virus.Ed infine a tutti i papà, compresi quelli che lo sono diventati o lo diventeranno in questi giorni drammatici, che è la categoria più ampia perchè ricomprende anche le due precedenti. 

Ai papà più fortunati che questa sera saranno con i figli a casa, magari a leggere loro una favola per farli addormentare, ma anche ai papà che per lavoro non potranno accarezzare i loro bambini magari perchè impegnati in una corsia od una stanza di terapia intensiva, o di pattuglia per le strade per controllare che si rispettino le regole dell’autoisolamento, e si dovranno accontentare al massimo di una telefonata, o di una bacio via Skipe.Sappiamo tutti che questo è il momento della scienza, delle curve epidemiche, delle statistiche, delle terapie sperimentali, delle regole da rispettare. Ma forse non nuoce rivolgere anche un’invocazione a San Giuseppe, come hanno sempre fatto per secoli coloro che ci hanno preceduti.

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