25 Gennaio 2021 - 15.32

40enne vicentino mangia una minestra e finisce in rianimazione per botulismo alimentare

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Un uomo di 40 anni è stato ricoverato nei giorni scorso in Rianimazione, al San Bassiano, per botulismo alimentare, patologia rara, ma che conta ancora casi in Veneto, il precedente 7 anni fa. I sintomi sono comparsi a circa 72 ore dal consumo dell’alimento contaminato, con alterazioni gastroenteriche e neurologiche, queste ultime potenzialmente fatali. Prontamente ricoverato, è in attuale progressivo miglioramento.

«Il botulino – spiega la dott.ssa Monica Zamprogna, del Servizio Igiene degli Alimenti e Nutrizione – si può ritrovare in diversi ambienti, dal suolo ai sedimenti marini, ma naturalmente è soprattutto negli alimenti che diventa pericoloso per l’uomo. Dal punto di vista alimentare, sono a rischio soprattutto le conserve di produzione domestica non acide o che non hanno subito trattamenti di acidificazione o fermentazione. Le conserve di produzione industriale, invece, generalmente non sono pericolose perché le tecnologie di produzione sono ben standardizzate e consentono il controllo dello sviluppo delle tossine prodotte dalle spore di botulino».

Il caso del paziente ricoverato, tuttavia, è il risultato di un particolare concorso di eventi, come ha dimostrato l’indagine epidemiologica condotta dal dr. Antonio Stano del Dipartimento di Prevenzione dell’ULSS 7 Pedemontana in collaborazione con l’Istituto Zooprofilattico delle Venezie. L’origine dell’intossicazione infatti non era, in questo caso, in una conserva domestica, ma in una moderna zuppa di farro di produzione industriale, venduta nel banco frigo di una nota catena di distribuzione. La disponibilità del paziente a ricostruirne la storia ha permesso di chiarire come un alimento teoricamente sicuro possa trasformarsi in un vettore per il botulino. «Diversamente da quanto riportato in etichetta – spiega ancora la dott.ssa Zamprogna -, la zuppa è stata conservata a temperatura ambiente per giorni, aperta dopo la data di scadenza, e non portata a ebollizione. Fortunatamente, il sapore amaro ne ha limitato il consumo e, probabilmente, la quantità di tossina ingerita».

Semplici disattenzioni ma che possono costare la vita, perché la sicurezza alimentare passa anche attraverso l’informazione. Da qui l’appello degli specialisti del SIAN: «Il Regolamento (UE) n.1169/11 impone al produttore un’etichettatura chiara, comprensibile e leggibile, ma il consumatore si autotutela solo attraverso la conoscenza e il rispetto delle modalità di conservazione, trattamento e utilizzo dell’alimento. Per un consumo responsabile, quindi, prestiamo attenzione all’etichetta. E per una preparazione responsabile, voglio ricordare che sono a disposizione le “linee guida per la corretta preparazione delle conserve alimentari in ambito domestico” elaborate dal Centro Nazionale di Riferimento per il Botulismo dell’ISS in collaborazione con il Ministero della Salute, l’Università degli Studi di Teramo e il Centro Antiveleni di Pavia. Scegliamo pure tra modernità e tradizione, ma mettiamo sempre al centro l’informazione!».

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