25 Febbraio 2020 - 9.00

10 domande sul Coronavirus. “Duri ai banchi”

Forse solo chiudendosi in un convento di stretta clausura una persona si sarebbe potuta sottrarre al vero e proprio “tsunami” di notizie con cui i media ci hanno bombardato in questi giorni. Non c’è canale televisivo, non c’è radio, non c’è giornale, in cui non si discetti fino allo sfinimento di “coronavirus”.In certi momenti sembra di partecipare ad un gigantesco videogioco”, con i “numeri” che ballano come in un “flipper”, per chi, per età, se li ricorda.E dopo ore ed ore di chiacchiere, pareri, punti di vista, contradditori, un povero cristo finisce per porsi qualche domanda.Io ho provato a metterne in fila dieci, per certi aspetti un numero magico.Ma non per voler fare le pulci al Governo o a chissà chi!Anche perchè, dopo la “cura dei media”, per chiunque gestire l’allarmismo diventa forse più complicato che gestire l’epidemia.Ad ogni domanda cercherò anche di suggerire una risposta, sottolineando “laicamente”  fin da subito che si tratta di una interpretazione “personale”, che non ha quindi l’ambizione di avere alcun valore di verità assoluta.  Con il mero scopo quindi di fornire il parere, questa volta, non di un uomo di scienza, bensì di  un “uomo della strada” che si impone di non portare la testa all’ammasso, e che cerca di conseguenza di dare un senso  ai fatti e a certe scelte.Perchè dopo tanto strombazzare di aver adottato le misure più stringenti, tanto da essere stati i primi ad aver chiuso i voli diretti con la Cina, siamo di colpo diventati il “Lucignolo” fra i Paesi europei?In fondo è la domanda delle domande. Che probabilmente uno non si porrebbe se per settimane non ci fosse stato lo “spot” di Premier e Ministri che, distribuendo certezze a piene mani, ci avevano convinto che noi italiani fossimo nella classica “botte di ferro”.  Ed è evidente che quando da “primi della classe” ci siamo trovati improvvisamente davanti le immagini di  Codogno e Vò Euganeo ridotte a novelle Wuhan, siamo stati travolti dallo sconforto.Secondo alcuni paradossalmente la chiusura dei voli diretti con la Cina potrebbe essere la causa dell’esplosione dei contagi.  Perchè i voli diretti avrebbero probabilmente consentito un monitoraggio reale dei rientri, mentre il blocco ha giocoforza instaurato il meccanismo di arrivi attraverso voli indiretti, cioè facendo scalo in aeroporti di Paesi privi di ogni controllo.  Oltre a tutto i controlli con i soli termoscanner, che rilevano un eventuale stato febbrile, non hanno tenuto conto dell’eventuale contagio da parte di portatori sani del virus. Fare i primi della classe forse porta a conquistare le prime pagine dei giornali, ma non risolve i problemi, che forse sarebbe stato più produttivo affrontare coordinando i divieti con gli altri Paesi europei. Perchè ad esempio in Francia (Savoia) hanno subito individuato il paziente 0, mentre da noi è tutto più difficile?Forse qui ha giocato un po’ il caso. In Francia è stato subito evidente che il soggetto infettante era un viaggiatore di rientro dall’estremo oriente. Qui da noi fino a qualche giorno fa ci dicevano che il virus non circolava, per cui i controlli su coloro che presentavano sintomi compatibili con l’influenza di stagione probabilmente non ci sono stati, e la conseguenza è che, a distanza di tempo si fa fatica ad individuare i cosiddetti “pazienti zero”.  Oltre a tutto, facendo un semplice “ragionamento della serva”, se l’incubazione, come sembra assodato, dura fino a 14 giorni, allora il virus circolava silenziosamente nelle nostre Regioni  già a gennaio, e quindi gli attuali ammalati potrebbero addirittura appartenere alla seconda e terza generazione di contagiati.  Se così fosse, ma è sempre un “calcolo della serva”, ci sarebbero molte persone che sono state infettate avendo pochi o nessun sintomo.  Per concludere, se il virus ormai circola liberamente al di fuori dei “pazienti zero”, sembrerebbe ragionevoie ritenere che individuarli non sia più così determinante. Perchè non si sono accettate le richieste di Zaia e Fontana di mettere in quarantena tutti quelli che rientravano dalla Cina e paesi limitrofi?Qui si potrebbe rispondere che “del senno di poi son piene le fosse”.  Resta il fatto che, di fronte alle drastiche misure prese dal Governo negli ultimi giorni, forse i due Governatori non proponevano misure “razziste” come si voleva far credere, bensì di buon senso.Perchè i casi in Veneto e Lombardia si sono diffusi così velocemente? A quanto si è letto, la velocità di diffusione del coronavirus nelle prime due Regioni ha meravigliato anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Qui quasi sicuramente ha giocato l’efficienza della sanità veneta e lombarda, che procedendo a tamburo battente ad uno screening di massa, ha portato alla luce un numero di contagi che c’era già prima , ma che semplicemente non si erano cercati.Perchè a Prato, con più di 60.000 cinesi residenti, fino ad ora non c’è stato un solo infettato dal virus?Qui è veramente impossibile darsi una risposta, a meno di non tirare in ballo il destino, o l’aria salubre della Toscana.   Statisticamente l’assenza di contagi non sta in piedi, per cui è probabile che anche nella terra di Dante “cercando si finisca per trovare”. Perchè la quarantena con l’isolamento totale sono stati imposti a Vò Euganeo e nei 10 paesi contermini a Codogno, e non a Dolo/Mira, a Venezia, a Milano, o in altre realtà?Anche a tal proposito la logica non aiuta.  Perchè se l’unica metodologia per contenere la diffusione del virus è la “quarantena”, non si capisce perchè applicarla in certe realtà sì ed in altre no.  A meno di non pensare, ma non lo vogliamo fare, che sia più agevole imporre il blocco di ogni attività nei piccoli Paesi, con tanto di carabinieri alle vie di accesso, piuttosto che nelle grandi realtà metropolitane.   Sarebbe oltremodo interessante vedere come si potrebbe mettere in piedi un blocco totale a Venezia; non basterebbero tutte le navi della Marina.Perchè chiudere scuole, università, teatri, cinema,  stadi, chiese (ad es. il Duomo di Milano), musei, gite scolastiche, addirittura i funerali, e non la metropolitana o i bus, dove i cittadini sono a strettissimo contatto, e quindi la trasmissione dell’infezione è più facile?  E perchè in Lombardia chiudere bar,  pub e discoteche,  dalle ore 18 e sino alle 6 del mattino? E non invece i ristoranti?Se la logica, e la strategia vincente, è quella di evitare gli assembramenti o gli incontri di molte persone, queste chiusure sono assolutamente compatibili.  Ma chiunque sia salito in una metropolitana, od in autobus, specie nelle ore di punta, sa bene che spesso ci si trova stipati come sardine. Altro che i due metri di distanza consigliati dalle linee guida del Ministero!  Quindi l’unica ragione per non chiudere anche metro e bus starebbe nella necessità di garantire comunque la mobilità nelle grandi città.    Molto meno comprensibile la chiusura di bar, pub,  e discoteche dalle 18 alle 6 del giorno successivo.  A meno di non ritenere che il coronavirus si prenda una “pausa” nelle ore notturne.  Come pure sembra irragionevole consentire di non applicare lo stesso orario di chiusura ai ristoranti, che sono comunque anch’essi luoghi di aggregazione. Perchè non prevedere in una simile emergenza un solo punto di comando?Gli antichi romani, che delle cose del mondo se ne intendevano, prevedevano per i momenti di grave crisi la nomina di un dittatore.  Lo so bene che questa parola fa venire l’orticaria nel nostro Paese, ma si potrebbe anche chiamarlo con un altro nome; che ne so super-commissario o altro. La frantumazione delle competenze previste dal nostro ordinamento non aiuta certamente in frangenti tragici come quello attuale.   Un’unica autorità centralizzata, oltre che ottimizzare gli interventi,  impedirebbe almeno iniziative “folcroristiche” come quelle del comune di Ischia o della Regione Basilicata di interdizione di quelle terre a cinesi, veneti e lombardi.Perchè non chiudere le frontiere?Un vecchio detto ci dice che è “inutile chiudere la stalla quando i buoi sono scappati”.   La chiusura a questo punto non avrebbe probabilmente più l’efficacia che forse avrebbe avuto se fosse stata disposta fin dall’inizio. Oltre a tutto, alla luce del crescere dei contagi in Italia, è molto probabile che saranno gli altri  Stati a chiedere di sospendere Schengen, imponendo i controlli alle frontiere italiane. Nella disputa fra Burioni e la “Signora del Sacco” chi ha ragione?Non è certo stato un “bel vedere” il bisticcio mediatico fra Roberto Burioni e la direttrice del Centro analisi dell’Ospedale Sacco, Maria Rita Gismondo. Per carità, nessuno pretende che gli scienziati siano sempre d’accordo su tutto, e la medicina non è certo una scienza esatta.  Ma in questa fase, in cui i cittadini sono terrorizzati e disorientati, sarebbe opportuno che coloro cui  spetta fornirci le linee guida di comportamento, e le relative spiegazioni scientifiche del fenomeno, evitassero di accapigliarsi pubblicamente  come i “polli di Renzo”. Ne va della loro autorevolezza.Queste le domande che immagino si sia fatto anche qualcuno di voi. Molte rimarranno senza risposta, e in ogni caso questo non è il momento delle polemiche.L’importante è che noi cittadini non si ceda alle paure e allo sconforto. Ci sarà, speriamo a breve, anche un dopo-coronavirus, come c’è stato un “dopo” a tutte le pandemie.Quindi “Duri ai banchi”, e noi veneti, eredi della Serenissima, sappiamo cosa vuol dire.

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
duepunti
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